Santo Zosimo vescovo di Siracusa(verso il 640)
Esercitava
un'umile funzione nel monastero di Santa Lucia, a Siracusa, perchè considerato
incapace di qualsiasi incombenza importante. Quando morì l'abate, il Vescovo,
sorprendentemente, lo designò per la carica. Governò con tanta saggezza e virtù
che finì per essere eletto Vescovo della città.
Martirologio Romano
A
Siracusa, san Zosimo, vescovo, che fu dapprima umile custode della tomba di
santa Lucia, poi abate del monastero del luogo.
tratto da
Antonio monaco Ombre della storia santi dell’Italia ortodossa-pagina 66-pagina 67
tratto da
Antonio monaco Ombre della storia santi dell’Italia ortodossa-pagina 66-pagina 67
http://www.asterios.it/sites/default/files/Ombre%20della%20storia%20pagine%203-100.pdf
Sin dall’infanzia Zosimo era stato allevato nel Monastero di Santa Lucia, dove poi rivestì l’abito monastico20 ed ebbe l’incarico di prosmonario, di custode delle reliquie della martire siracusana. In seguito – nella cattedrale della città (allora, il tempio di San Giovanni Evangelista) – fu ordinato ieromonaco, sacerdote monaco dal vescovo Giovanni di Siracusa (già arcidiacono di Catania) e benedetto igumeno, andando a prendere il posto del defunto san Fausto. Alla morte del vescovo Pietro (successore di Giovanni), a Siracusa scoppiò un violento contrasto tra la tifoseria degli Azzurri e quella dei Verdi 21 : questi, filo-monoteliti, avrebbero voluto eleggere vescovo un certo Venerio, ma – grazie alla mediazione del greco Teodoro I, papa di Roma Antica [642\9] – prevalse il candidato degli Azzurri, Zosimo. Angelico padre dei poveri, egli fece restaurare nell’isola Ortigia un antico monumento: il tempio di Atena (eretto dai Dinomenidi nel 5° secolo avanti Cristo), che il vescovo Stefano aveva dedicato alla Nascita della Theotokos e che era stato devastato dai Vandali; nello stesso tempio si conserva tuttora (oggi è la cattedrale dei Latini) la vasca delle Immersioni, fatta scolpire da Zosimo. Particolare interessante: sembra che Zosimo conoscesse abbastanza bene la lingua latina che, in effetti, da poco (sotto gli Eraclidi) era stata abbandonata come lingua ufficiale dell’Impero romano. Altro dato interessante: nei calendari, Zosimo è ricordato – nello stesso giorno – con san Massimo, il Confessore della fede ortodossa (perseguitato da quel Costante II che si era stabilito a Siracusa negli anni 663\8), il quale dall’esilio in Georgia aveva incitato i monaci ortodossi della Sicilia alla lotta contro l’eresia.
Sin dall’infanzia Zosimo era stato allevato nel Monastero di Santa Lucia, dove poi rivestì l’abito monastico20 ed ebbe l’incarico di prosmonario, di custode delle reliquie della martire siracusana. In seguito – nella cattedrale della città (allora, il tempio di San Giovanni Evangelista) – fu ordinato ieromonaco, sacerdote monaco dal vescovo Giovanni di Siracusa (già arcidiacono di Catania) e benedetto igumeno, andando a prendere il posto del defunto san Fausto. Alla morte del vescovo Pietro (successore di Giovanni), a Siracusa scoppiò un violento contrasto tra la tifoseria degli Azzurri e quella dei Verdi 21 : questi, filo-monoteliti, avrebbero voluto eleggere vescovo un certo Venerio, ma – grazie alla mediazione del greco Teodoro I, papa di Roma Antica [642\9] – prevalse il candidato degli Azzurri, Zosimo. Angelico padre dei poveri, egli fece restaurare nell’isola Ortigia un antico monumento: il tempio di Atena (eretto dai Dinomenidi nel 5° secolo avanti Cristo), che il vescovo Stefano aveva dedicato alla Nascita della Theotokos e che era stato devastato dai Vandali; nello stesso tempio si conserva tuttora (oggi è la cattedrale dei Latini) la vasca delle Immersioni, fatta scolpire da Zosimo. Particolare interessante: sembra che Zosimo conoscesse abbastanza bene la lingua latina che, in effetti, da poco (sotto gli Eraclidi) era stata abbandonata come lingua ufficiale dell’Impero romano. Altro dato interessante: nei calendari, Zosimo è ricordato – nello stesso giorno – con san Massimo, il Confessore della fede ortodossa (perseguitato da quel Costante II che si era stabilito a Siracusa negli anni 663\8), il quale dall’esilio in Georgia aveva incitato i monaci ortodossi della Sicilia alla lotta contro l’eresia.
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/47850
Zosimo, vescovo (VII secolo) era un
giovane monaco cui era stata affidata per la sua inettitudine la custodia della
tomba di Santa Lucia a Siracusa. Un giorno, desideroso di rivedere i genitori,
lasciò il monastero senza avvertire i superiori. I genitori, vedendolo arrivare
con aria di fuggitivo, lo rimproverarono e lo riaccompagnarono al monastero.
Venne perdonato dall'abate e riconsegnato al suo compito di "guardiano
della tomba", che tenne a lungo perché considerato incapace di altre e più
impegnative mansioni.
Alla morte dell'abate, i monaci si recarono dal vescovo per conoscere il nome del successore. Fra loro non c'era Zosimo, rimasto a casa come "inutile". Quando il vescovo ebbe davanti i monaci, chiese: "Ci siete tutti?". "No, - risposero - a casa c'è il guardiano della tomba di santa Lucia, ma è di poco conto". "Fatelo venire" ingiunse il vescovo. E quando Zosimo arrivò: "Ecco il vostro abate" affermò solennemente il vescovo.
Così Zosimo, tra la sorpresa di tutti, divenne abate del monastero dimostrando presto di quanta saggezza e virtù fosse ricco, a tal punto che il popolo lo volle quale proprio vescovo. Confermato da papa Teodoro, egli rimase sulla cattedra episcopale siracusana dal 647 al 662 guidando la diocesi con bontà e saggezza
Alla morte dell'abate, i monaci si recarono dal vescovo per conoscere il nome del successore. Fra loro non c'era Zosimo, rimasto a casa come "inutile". Quando il vescovo ebbe davanti i monaci, chiese: "Ci siete tutti?". "No, - risposero - a casa c'è il guardiano della tomba di santa Lucia, ma è di poco conto". "Fatelo venire" ingiunse il vescovo. E quando Zosimo arrivò: "Ecco il vostro abate" affermò solennemente il vescovo.
Così Zosimo, tra la sorpresa di tutti, divenne abate del monastero dimostrando presto di quanta saggezza e virtù fosse ricco, a tal punto che il popolo lo volle quale proprio vescovo. Confermato da papa Teodoro, egli rimase sulla cattedra episcopale siracusana dal 647 al 662 guidando la diocesi con bontà e saggezza
TRATTO DA
http://www.antoniorandazzo.it/santisiracusani/san-zosimo.html
Zosimo
nacque da agiati parenti, che l'ottennero da Dio con grandi preghiere. Quando
ebbe compiuto l'età di sette anni, lo vollero dedicare al servizio di Dio nel
monastero benedettino di Santa Lucia al quale, insieme col figlio, offrirono in
dono un podere, che avevano lì presso.
Era allora abate del monastero Giovanni, di cui è menzione nel Regesto di S. Gregorio Magno nel luglio del 597; il quale morì poco dopo e gli successe Fausto che dal biografo è detto "santo, ricco di meriti e di virtù, di cui Zosimo si studiava di imitare la vita e i costumi".
Da lui Zosimo, ancor giovane, fu deputato alla custodia del sepolcro della santa. Preso però dall'amore dei parenti, fuggì a casa loro; ma essi, pii e buoni cristiani, lo persuasero a lasciarsi ricondurre al monastero. Qui la notte in sogno gli parve vedere la Santa, che adirata gli minacciava castighi per averla abbandonata. Ripresa la vita monastica, si diede con grande fervore all'esercizio delle virtù, specialmente della purezza, per la quale spiccò sopra tutti. Dopo aver passato trent'anni in questo tenore di vita, sempre crescendo in perfezione, venne a morire il suo abate San Fausto, pieno di anni e di meriti. Dovendosi passare alla scelta del successore, alcuni sollecitavano questa dignità; ma poi i monaci pensarono di rimettere l'elezione al Vescovo che era allora San Giovanni, cui il Papa del tempo S. Gregorio Magno aveva affidato incarichi per tutta la Sicilia perchè ben conosceva "di quale gravità, mansuetudine e santi costumi egli fosse". Si recarono perciò tutti a trovarlo, tranne Zosimo, che, alieno da ogni ambizione, era rimasto nelle sue consuete preghiere al sepolcro di Santa Lucia.
Il Vescovo, avuti tutti i monaci dinanzi a sè, chiese loro se mancasse alcuno. Gli fu risposto: nessuno. Avendo ripetuto la domanda la seconda e la terza volta, i monaci risposero: nessuno, tranne l'ostiario del monastero.
Fattolo venire, il Vescovo lo accolse con grande onore e riverenza e lo elesse Abate con grande stupore dei monaci, uno dei quali esclamò: "Si è avverato oggi il detto del profeta Isaia: Sopra chi riposerà il mio spirito, se non nell'umile, e sopra colui che teme la mia parola?" Il medesimo Vescovo ordinò Zosimo sacerdote della Chiesa della Beata Vergine Maria, che era la Cattedrale.
Zosimo tenne l'ufficio di abate del monastero di S. Lucia per ben quarant'anni e diede tali prove di prudenza, di zelo e di ogni virtù che era da tutti ritenuto come uomo consumato nella difficile arte di governare. Venuto a morte il Vescovo di Siracusa, la maggior parte del Clero e del popolo voleva, come successore, Zosimo, stimatissimo per le sue virtù; altri, giudicandolo come uomo semplice e di poca levatura nelle cose del mondo, preferivano un certo Venerio. Non potendosi mettere d'accordo, i rappresentanti delle due parti, coi rispettivi eletti, furono a Roma. Era allora Sommo Pontefice S. Teodoro (642-649), il quale scelse Zosimo, che non voleva affatto quel peso e accettò per le insistenze di Elia, che fu suo arcidiacono e poi suo successore.
Consacrato Vescovo, fu accolto con grandissima letizia da tutta la città, che in breve tempo divenne un solo ovile sotto la guida del santo pastore. Quanto era superiore agli altri per la dignità e i meriti, tanto si faceva inferiore con l'umiltà. Unicamente sollecito della salute spirituale del suo gregge, lo amministrava con la parola e più con l'esempio, nell'esercizio delle virtù, specialmente della carità; sicchè, dice il suo biografo, egli era assai più amato per la sua mansuetudine che non gli altri per il loro rigore.
Narra il suo diacono Giovanni, che facevagli da segretario, che un giorno gli si presentò un povero, chiedendo l'elemosina. Zosimo ordinò a Giovanni che gli desse due monete. Avendogli quegli risposto di non averne, gli ingiunse di vendere il mantello e darne il ricavato al mendico. Mormorando il diacono per l'ordine troppo gravoso, Zosimo si tolse dalle spalle il suo mantello che era nuovo e gli ordinò di venderlo immediatamente. In quel mentre arrivò un giovane che, messosi in ginocchio ai suoi piedi, gli lasciò una buona somma di danaro. Il santo Vescovo riprese il gretto animo e la poca fede del suo diacono.
Benchè Vescovo e vecchio, non tollerava che alcuno lo servisse, ma faceva ogni cosa da sè. Un prete, di nome Mauro, che aveva cura della sua casa e gli era molto caro, vedendolo un pomeriggio dormicchiare sulla sedia molestato dalle mosche, prese un flabello e le cacciava. Come egli se ne accorse, lo sgridò dicendogli di impiegare piuttosto quel tempo nella preghiera.
Era assiduo nell'amministrare e nell'ammonire tutti i fedeli affidati alle sue cure. Restaurò il tempio in onore della Beata Vergine che era la sua Cattedrale; nella quale, dice il suo biografo, offriva il santo Sacrificio e faceva le sue preghiere. Avendolo splendidamente adornato e arricchito, lo consacrò l'anno quinto del suo episcopato e ottantaduesimo anno di età, con grandissima solennità e infinita allegrezza del popolo.
Gli ebrei, che erano allora numerosi in Siracusa, vedendo ciò, volevano riedificare la loro sinagoga, distrutta poco prima in una incursione dei saraceni, ma egli non lo permise. Nell'ultima malattia fu visitato da Euprassio, cubiculario dell'imperatore; il quale, vedutolo giacere sopra poverissima stuoia, gli fece portare degli eleganti trapunti. Il santo vi giacque un poco, ma poi ordinò di venderli e darne il denaro ai poveri. Tornato Euprassio, e vedendolo di nuovo su quella povera stuoia, gliene mosse lamento, ma Zosimo gli disse che in essa riposava meglio che in qualunque altro morbido letto.
Finalmente dopo tredici anni di episcopato e novanta di vita, avendo prima predetto al suo arcidiacono Elia che gli sarebbe succeduto, preso da febbre, placidamente spirò.
La Chiesa greca e latina onora la sua memoria nel 30 marzo, che forse fu il giorno della sua morte. I funerali furono solennissimi e tutti i cittadini cercarono di toccare il feretro e di averne qualche reliquia. Vi si operarono guarigioni miracolose, e il biografo cita i nomi delle persone e si appella ai testimoni, che erano ancora viventi.
Testo tratto da:
Profili di Siracusani Illustri
Mons. Giuseppe Cannarella
Era allora abate del monastero Giovanni, di cui è menzione nel Regesto di S. Gregorio Magno nel luglio del 597; il quale morì poco dopo e gli successe Fausto che dal biografo è detto "santo, ricco di meriti e di virtù, di cui Zosimo si studiava di imitare la vita e i costumi".
Da lui Zosimo, ancor giovane, fu deputato alla custodia del sepolcro della santa. Preso però dall'amore dei parenti, fuggì a casa loro; ma essi, pii e buoni cristiani, lo persuasero a lasciarsi ricondurre al monastero. Qui la notte in sogno gli parve vedere la Santa, che adirata gli minacciava castighi per averla abbandonata. Ripresa la vita monastica, si diede con grande fervore all'esercizio delle virtù, specialmente della purezza, per la quale spiccò sopra tutti. Dopo aver passato trent'anni in questo tenore di vita, sempre crescendo in perfezione, venne a morire il suo abate San Fausto, pieno di anni e di meriti. Dovendosi passare alla scelta del successore, alcuni sollecitavano questa dignità; ma poi i monaci pensarono di rimettere l'elezione al Vescovo che era allora San Giovanni, cui il Papa del tempo S. Gregorio Magno aveva affidato incarichi per tutta la Sicilia perchè ben conosceva "di quale gravità, mansuetudine e santi costumi egli fosse". Si recarono perciò tutti a trovarlo, tranne Zosimo, che, alieno da ogni ambizione, era rimasto nelle sue consuete preghiere al sepolcro di Santa Lucia.
Il Vescovo, avuti tutti i monaci dinanzi a sè, chiese loro se mancasse alcuno. Gli fu risposto: nessuno. Avendo ripetuto la domanda la seconda e la terza volta, i monaci risposero: nessuno, tranne l'ostiario del monastero.
Fattolo venire, il Vescovo lo accolse con grande onore e riverenza e lo elesse Abate con grande stupore dei monaci, uno dei quali esclamò: "Si è avverato oggi il detto del profeta Isaia: Sopra chi riposerà il mio spirito, se non nell'umile, e sopra colui che teme la mia parola?" Il medesimo Vescovo ordinò Zosimo sacerdote della Chiesa della Beata Vergine Maria, che era la Cattedrale.
Zosimo tenne l'ufficio di abate del monastero di S. Lucia per ben quarant'anni e diede tali prove di prudenza, di zelo e di ogni virtù che era da tutti ritenuto come uomo consumato nella difficile arte di governare. Venuto a morte il Vescovo di Siracusa, la maggior parte del Clero e del popolo voleva, come successore, Zosimo, stimatissimo per le sue virtù; altri, giudicandolo come uomo semplice e di poca levatura nelle cose del mondo, preferivano un certo Venerio. Non potendosi mettere d'accordo, i rappresentanti delle due parti, coi rispettivi eletti, furono a Roma. Era allora Sommo Pontefice S. Teodoro (642-649), il quale scelse Zosimo, che non voleva affatto quel peso e accettò per le insistenze di Elia, che fu suo arcidiacono e poi suo successore.
Consacrato Vescovo, fu accolto con grandissima letizia da tutta la città, che in breve tempo divenne un solo ovile sotto la guida del santo pastore. Quanto era superiore agli altri per la dignità e i meriti, tanto si faceva inferiore con l'umiltà. Unicamente sollecito della salute spirituale del suo gregge, lo amministrava con la parola e più con l'esempio, nell'esercizio delle virtù, specialmente della carità; sicchè, dice il suo biografo, egli era assai più amato per la sua mansuetudine che non gli altri per il loro rigore.
Narra il suo diacono Giovanni, che facevagli da segretario, che un giorno gli si presentò un povero, chiedendo l'elemosina. Zosimo ordinò a Giovanni che gli desse due monete. Avendogli quegli risposto di non averne, gli ingiunse di vendere il mantello e darne il ricavato al mendico. Mormorando il diacono per l'ordine troppo gravoso, Zosimo si tolse dalle spalle il suo mantello che era nuovo e gli ordinò di venderlo immediatamente. In quel mentre arrivò un giovane che, messosi in ginocchio ai suoi piedi, gli lasciò una buona somma di danaro. Il santo Vescovo riprese il gretto animo e la poca fede del suo diacono.
Benchè Vescovo e vecchio, non tollerava che alcuno lo servisse, ma faceva ogni cosa da sè. Un prete, di nome Mauro, che aveva cura della sua casa e gli era molto caro, vedendolo un pomeriggio dormicchiare sulla sedia molestato dalle mosche, prese un flabello e le cacciava. Come egli se ne accorse, lo sgridò dicendogli di impiegare piuttosto quel tempo nella preghiera.
Era assiduo nell'amministrare e nell'ammonire tutti i fedeli affidati alle sue cure. Restaurò il tempio in onore della Beata Vergine che era la sua Cattedrale; nella quale, dice il suo biografo, offriva il santo Sacrificio e faceva le sue preghiere. Avendolo splendidamente adornato e arricchito, lo consacrò l'anno quinto del suo episcopato e ottantaduesimo anno di età, con grandissima solennità e infinita allegrezza del popolo.
Gli ebrei, che erano allora numerosi in Siracusa, vedendo ciò, volevano riedificare la loro sinagoga, distrutta poco prima in una incursione dei saraceni, ma egli non lo permise. Nell'ultima malattia fu visitato da Euprassio, cubiculario dell'imperatore; il quale, vedutolo giacere sopra poverissima stuoia, gli fece portare degli eleganti trapunti. Il santo vi giacque un poco, ma poi ordinò di venderli e darne il denaro ai poveri. Tornato Euprassio, e vedendolo di nuovo su quella povera stuoia, gliene mosse lamento, ma Zosimo gli disse che in essa riposava meglio che in qualunque altro morbido letto.
Finalmente dopo tredici anni di episcopato e novanta di vita, avendo prima predetto al suo arcidiacono Elia che gli sarebbe succeduto, preso da febbre, placidamente spirò.
La Chiesa greca e latina onora la sua memoria nel 30 marzo, che forse fu il giorno della sua morte. I funerali furono solennissimi e tutti i cittadini cercarono di toccare il feretro e di averne qualche reliquia. Vi si operarono guarigioni miracolose, e il biografo cita i nomi delle persone e si appella ai testimoni, che erano ancora viventi.
Testo tratto da:
Profili di Siracusani Illustri
Mons. Giuseppe Cannarella
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