26 febbraio
seppure per il periodo in cui visse -successivo allo scisma come
datazione ma siamo sempre nel periodo ancora della prima fase di
transizione - vorrei anche presentare alla nostra meditazione
San Gerlando Vescovo di Agrigento
San Gerlando nacque a Besançon, nel terzo o quarto decennio del sec.XI;
studiò e insegnò nelle scuole capitolari di S. Paolo della stessa
Città. Compose varie opere sulle discipline del trivio e del
quadrivio.Divenne famoso con il Computus, per cui fu detto: Computista.
Con la sua Dialettica contribuì alla formazione della prima scolastica.
Fu chiamato in Sicilia dal conquistatore Ruggero che lo destinò alla sede agrigentina da lui ricostituita.
Ruggero nel 1093 assegnò i confini della Diocesi e diede a lui e ai
suoi successori il casale Cattà (probabilmente presso Raffadali) con
cento villani. Consacrato Vescovo da Urbano II - che, in una bolla del
1099, gli diceva: "Karissime Frater Gerlande, quem omnipotens
Dominus... nostris tamquam Beati Petri manibus consecrare dignatus est" -
con la predicazione e le opere di carità rievangelizzò le nostre terre.
Costruì la Cattedrale e la casa episcopale e, per dodici anni, con zelo
instancabile convertì musulmani e giudei, dimostrandosi sempre, come
narra la sua Legenda "in paupertate largus, in caritate splendidus, in
hospitalitate pius, in exortacione sollicitus, in
consilio providus… in omni morum honestate preclarus". Morì il 25 febbraio 1100 e fu canonizzato nel 1159.
... Le fonti parlano di predicazione dolce come il miele, splendore di
chiarezza: capace di convincere Ebrei e Musulmani a seguire GesùCristo.
Il Pirro afferma che i normanni l'ebbero caro per la
sapienza. E l'inno liturgico canta:" Il santo nome del Salvatore diventa credibile per la virtù dei pastori ...
Il messaggio della potenza del Vangelo è contenuto in modo possibile
nell'immagine di S. Gerlando raffigurata nel Duomo di Monreale.
Le
sue mani, simbolo dell'attività umana, sono occupate: quella di sinistra
presentando il Vangelo luce del mondo e via della vita,
quella di
destra componendo con l'indice ed il medio l'iniziale e la finale in
lingua greca della parola Gesù e, con l'anulare incrociato con il
pollice e il mignolo, iniziale e la finale di Cristo, come è dato anche
di vedere nel Cristo Pantocratore del Duomo di CefaIù e di
Istambul. Questo tuttavia è troppo poco.
I suoi occhi, specchio dell'anima, sono intensamente rivolti verso
illato del Vangelo, ad un mondo destinato ad esserne rischiarato.
La
sua bocca quasi rinserrata, richiama a quelle orecchie, molto
sviluppate ad indicare l'attenzione a " tutto quello che Gesù ci ha
insegnato ".
La tonsura, segno di appartenenza a Cristo, col filo
rosso che delimita il capo, esprime la trasfigurazione in Tempio dello
Spirito di chi è aperto a Cristo.
La potenza trasformante del
Vangelo è ancora descritta dal paramento sacerdotale azzurro segnato da
linee rosse. Per gli artisti Bizantini
l'azzurro esprime l'umanità,
ad indicare il potere umanizzante della parola di Gesù e ancora più la
divinizzazione dell'uomo legata al
progetto del Padre. È stupendo il messaggio che viene da quel Vangelo chiuso ma
presentato da quattro dita, ad indicare i quattro punti cardinali, simbolo della destinazione a tutti gli uomini del mondo.
Un Vangelo chiuso, che con le quattro borchie laterali richiama i
quattro Evangelisti e con quella centrale richiama Cristo, centro del
mondo; potenza di un messaggio che richiama la pianta dell'altare
bizantino, sostenuto da quattro colonne laterali e da una centrale ad
indicare la comunità riunita attorno al Risorto ed in ascolto di
quello che gli Evangelisti ci hanno detto di Lui.
Potenza dei Vangelo che conduce alla comunione con Cristo che ci
partecipa la comunione con il Padre, la sua forza di vita su una cultura di morte e ci fa Chiesa per la via dei mondo.
Questa potenza trasformante è descritta dallo sfondo in oro, che indica
la luce del Paradiso nel cammino della Chiesa, che richiama i
fiumi di grazia che sorgono dal sacrificio di Cristo.
Potenza del Vangelo, espressa dalla stola sacerdotale, segno di forza
e di franchezza nell'annunzio dell'unico Salvatore e Redentore
dell'uomo, che richiama, nella parte terminale che è visibile
nell'azzurro della croce, il dramma della Passione e Morte di Cristo
e nel disegno in rosso e oro sottostante, divinizzazione e gloria
divina da partecipare a chi si apre e si converte a Cristo.
Persino le scarpe, segno della preziosità del personaggio nelle icone
bizantine, richiamano ad una evangelizzazione in cammino verso i
fratelli. L'artista ha cosi espresso la potenza del Vangelo nella
vita di S. Gerlando!.
Chiesa dei Signore, con l'ardore di S. Gerlando, annunzia la lieta
notizia a tutti e testimonia oggi la storia dell'amore che ti ha
conquistata, della grazia che ti santifica, della gloria divina che
ti è donata, della verità che illumina il tuo cammino "
( dall'Omelia dell'Arcivescovo Emerito Carmelo Ferraro del
25/2/1991 )
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