venerdì 12 ottobre 2018

per il 13 Ottobre San Luca di Armento-Si festeggia anche il 5 Febbraio)

L'immagine può contenere: 1 persona

San Luca di Armento-Si festeggia anche il 5 Febbraio)

http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5555:13-10-memoria-del-nostro-venerando-padre-luca-il-siculo&catid=192:ottobre&lang=it

a cura dell'Archimadrita Antonio Scordino di venerata memoria 


Nato in un villaggio della Regione di Demenna, nei Nèbrodi, dapprima fu monaco a San Filippo Cacciaspiriti, poi si unì ai discepoli di sant’Elia lo Speleota, nel Monastero delle Grotte presso Melicuccà. Risalì quindi la Calabria, fermandosi dapprima a Noepoli di Potenza e poi presso Grumento. Fondato un monastero presso Armento, vi accolse la sorella Caterina, rimasta vedova con due figli, Antonio e Teodoro, e in località Carbone fondò anche il Monastero dei Santi Elia e Anastasio. Non si hanno altre notizie storicamente fondate; pare però che sia vissuto tra il 963 e il 1081


tratto da
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2008993215864178&id=100002605583903


Nasce agli inizi del X secolo, secondo alcune fonti nel 918. Originario di una famiglia nobile, contrariamente al volere dei genitori Giovanni e Tedibia che lo vogliono sposato entra nel convento di san Filippo di Agira; si sposta poi nei pressi di Reggio Calabria, vivendo per un certo periodo con sant'Elia Speleota. Qui profetizza un'invasione saracena dell'Aspromonte e per evitarla si sposta a nord, nell'eparchia del Mercurion, sul confine con la Lucania, a Noa (l'odierna Noepoli), dove restaura una vecchia chiesa dedicata a san Pietro e vi si stabilisce con i suoi seguaci.
Dopo sette anni di permanenza a Noa si sposta ancora lungo il corso dell'Agri, restaurando il monastero di san Giuliano che negli anni seguenti prospera e s'ingrandisce.Ciò attira le ire di un signorotto locale, tal Landolfo, che tenta senza successo di mandarlo in rovina. Quando Ottone I attacca la regione, Luca e i suoi discepoli si trasferiscono ad Armento, dove fondano un monastero fortificato. Durante una nuova invasione saracena (guidata probabilmente da Abu l-Qasim Ali), quando il nemico giunge alle porte del monastero, Luca guida i suoi monaci a cavallo contro di loro in una vera e propria battaglia.
In seguito viene raggiunto da sua sorella Caterina, rimasta vedova, e dai suoi due figli, i quali prendono tutti i voti; Luca fa stabilire sua sorella e altre monache in un convento dedicato alla Madonna, che era stato saccheggiato dai saraceni nell'ultima invasione. Viene afflitto per tre anni da una malattia che lo fa zoppicare, quindi gli viene annunciata la morte imminente da un angelo e si spegne nel monastero di Armento nel 984, assistito e poi sepolto da san Saba di Collesano.
Nel 1600 Paolo Emilio Santoro, autore del Chronicon Carbonense, identificò Luca d'Armento con un altro santo omonimo e contemporaneo, Luca di Carbone, traendo in inganno svariati storiografi successivi e creando una confusione che si è trascinata per i secoli successivi e che è riportata anche nella Bibliotheca Sanctorum.

tratto da 
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91273
E. Santoro lo fece nativo di Tauriana in Calabria, figlio di Giovanni e di Tedibia e fratello di s. Fantino (uno dei maestri di s. Nilo al Mercurion), inducendo in errore F. Ferrari, A. Agresta, G. Fiore, D. Martire e altri scrittori.
In realtà s. Luca nacque in Sicilia, a Demenna (Castrogiovanni), e fu avviato all'ascesi basiliana nel monastero di S. Filippo d'Agira dove si formarono anche altri famosi monaci greci del sec. X.
Per sfuggire alle vessazioni dei Saraceni, che avevano conquistato l'isola attraversò lo stretto e andò a mettersi sotto la disciplina di s. Elia Speleota di Reggio. Ma ben presto anche la zona dell'Aspromonte divenne meta delle incursioni saracene, per cui egli prese la via del Nord fino a raggiungere la famosa eparchia monastica del Mercurion, ai confini tra Calabria e Lucania, meta di tutti i santi italo-greci del sec. X.
Fondò una laura nel territorio di Noia (Noepoli), dove restaurò la cadente chiesa di S. Pietro e dimorò con i suoi discepoli per sette anni, praticando il piú rigoroso ascetismo e dandosi ai lavori dei campi, sí da cambiare il deserto in giardino. Desideroso di maggiore solitudine, passò nel territorio di Agromonte, presso il fiume Agri, dove restaurò il monastero di S. Giuliano. Prestò la sua opera di cristiana carità ai soldati feriti nel conflitto tra i Saraceni e i Tedeschi di Ottone II; fortificò il castello di Armento e la chiesa della Madre di Dio, lasciandone la custodia ai propri discepoli. Di qui ebbe origine intorno al 971 il celebre monastero dei SS. Elia ed Anastasio del Carbone, che divenne il quartiere generale di s. Luca sia come baluardo fortificato contro le incursioni dei Saraceni, sia come palestra dei molti miracoli, che egli vi operò.
Qui Luca morí assistito da s. Saba di Collesano il 5 febbraio 995 e fu sepolto nella chiesa del monastero, dove ebbe culto pubblico.


per la memoria in data 5 febbario 

Memoria di San Luca di Demenna o d'Armento

 

http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=4423:05-02-memoria-di-san-luca-di-demenna-o-d-armento&catid=196:febbraio&lang=it

sabato 8 settembre 2018

8 settembreSan Sergio I, Papa dell’Antica Roma


Risultati immagini per foto dei santi protomartiri romani
tratto da 

http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5643:08-09-memoria-di-san-sergio-i-papa-dell-antica-roma&catid=191:settembre&Itemid=334&lang=it


a cura di Giovanni Fumusa



Nato a Palermo alla metà del VII secolo da una famiglia originaria di Antiochia, in Siria, il nostro padre tra i santi Sergio si reca in giovane età a Roma, dove entra nella Schola cantorum prima di diventare membro del clero. Viene eletto sul trono episcopale di Roma nel Dicembre del 687, dopo una disputa tra altri due contendenti al soglio.
Il suo papato fu caratterizzato dall’opposizione di Roma, pur rimanendo in comunione con Costantinopoli, di un gran numero di canoni del Concilio Quinisesto (in particolare alcuni riguardanti il celibato del clero), giungendo a dire di preferire la morte che accettare ciò che egli considerava come “errori”. Degna di nota la sua attività per far cessare lo scisma tricapitolino e quella per l’evangelizzazione dei Sassoni e dei Frisoni: nel 688, ad esempio, battezzò a Roma il re Cædwalla di Wessex.
Morì l’8 settembre dell’anno 701 ed i suoi resti furono sepolti nell’antica basilica di San Pietro


In questo stesso giorno, nell’anno 701, si addormentò il signor Sergio di Palermo, papa dell’Antica Roma.(cfr http://ortodossiromani.blogspot.com/2009/04/settembre_7023.html




Tratto da
http://www.treccani.it/enciclopedia/sergio-i-papa-santo/

Sèrgio I papa, santo. - Prete (n. Palermo - m. Roma 701) d'origine sira, succedette a Conone (687); agì da pacificatore verso le fazioni in lotta che, sotto la guida dell'arcidiacono Pasquale e del presbitero Teodoro, contestavano la sua elezione. Si rifiutò di sottoscrivere le decisioni del concilio detto Quinisesto o Trullano (692), che pretendevano di imporre alla Chiesa romana regole disciplinari della Chiesa bizantina, e fu salvato dalle truppe di Ravenna e della Pentapoli che insorsero contro il protospatario Zaccaria, inviato a Roma dall'imperatore Giustiniano II per arrestarlo. Riuscì a far cessare completamente, nell'Italia settentrionale, lo scisma derivato dalla controversia dei Tre Capitoli. Mantenne ottimi rapporti con Pipino II, maestro di palazzo del regno franco, e favorì la conversione dei Frisoni. Festa, 8 settembre.


Tratto da
http://www.ortodoxia.it/San_Sergio_Papa.html

San Sergio nacque a Palermo da famiglia antiochena. Divenne presbitero a Roma presso la Basilica di Santa Susanna (al Quirinale). Il suo pontificato fu abbastanza lungo infatti duò dal 687 al 701, durante il medesimo battezzò il re dei Sassoni Caedwalla, favorì la missione di San Willibordo tra i Frisoni, fu un fervido oppositore al Concilio Quinisesto indetto dall'Imperatore Giustiniano II. Fece costruire uno splendido Mausoleo sulla tomba di San Leone Magno. Il contributo che San Sergio apportò alla Chiesa romana fu notevole in quanto da esperto ed eccellente cantore introdusse nella messa latina il canto dell'Agnus Dei, ma ben più importante fu l'introduzione di quattro feste in onore alla Santissima Theotokos nel calendario della chiesa romana che sino a quel momento non le prevedeva e conseguenzialmente non ne celebrava le ricorrenze, ovvero: Natività, Annunciazione, Purificazione e Dormizione, che successivamente la Chiesa latina ridenominerà "Assunzione" e l'ulteriore festa dell'Esaltazione della Santa Croce, già festeggiate in Oriente. 

Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/69600

Nell’anno 688 arriva a Roma dalla Britannia il re pagano Ceadwalla, sovrano del Wessex: vuole farsi cristiano, e riceve il battesimo (con il nome di Pietro) nella basilica del Laterano dal Papa in persona, Sergio I. Un Papa nativo di Palermo, ma di famiglia siriana, che è arrivato a Roma in gioventù, diventando famoso nella Schola cantorum. Ordinato poi sacerdote, la sua cura per le chiese ne fa un personaggio eminente nel clero. E quando muore papa Conone (687), viene eletto a succedergli, per un compromesso tra i sostenitori di due altri candidati, nessuno dei quali riusciva a prevalere. Su Sergio invece c’è accordo, perché è uomo di fede, di preghiera e di studio. Anche di testa dura, quando occorre.
E occorre spesso. Continuamente. Roma e buona parte dell’Italia appartengono all’impero d’Oriente (il resto è sotto il dominio dei Longobardi). E gli imperatori si considerano Isapostoli (uguali agli apostoli), non inferiori al Pontefice romano anche in tema di fede. Papa Martino I, che non si era piegato all’imperatore d’Oriente Costante II, è stato preso a Roma e portato a morire di maltrattamenti in Crimea, nel 655.
Ora ci riprova Giustiniano II, che vorrebbe imporre a Roma e a tutti i cristiani le norme disciplinari stabilite a Costantinopoli da un Concilio di soli vescovi d’Oriente: e manda i relativi decreti all’approvazione di papa Sergio ;e non approva nulla, qualunque cosa dica l’imperatore. Ma questi spedisce subito a Roma un alto dignitario, Zaccaria, per arrestare il Papa portandolo a Costantinopoli: come accadde a Martino I.Ecco Zaccaria al Laterano dal Papa, con quell’ordine. Ed ecco pure la sorpresa: dalla Romagna e dalle Marche arrivano truppe, ma non sono quelle d’Oriente, fedeli all’imperatore: sono milizie cittadine, italiane, accorse in aiuto di Sergio. E vi si aggiungono tanti romani, inferociti per le tassazioni imperiali. Circondano il Laterano. Venuto come cacciatore, Zaccaria si ritrova lepre in cerca di rifugio. Infine lo scovano, "acquattato sotto il letto del Papa", scrive lo storico tedesco Gregorovius. Sergio I lo salva, lo perdona e lo rimanda a farsi strapazzare dal suo imperatore.
Pagina storica del pontificato di Sergio I è la pace religiosa da lui riportata nel patriarcato di Aquileia (Veneto, Istria e terre d’Oltralpe) spaccato per 140 anni da contrasti, anche politici, a proposito della persona e delle nature del Cristo (questione dei Tre Capitoli). Per tutti i suoi 14 anni di pontificato, Sergio lavora con passione all’arricchimento della liturgia; si deve a lui anche l’istituzione del canto dell’Agnus Dei nella Messa. Alla morte, nel 701, viene seppellito nell’antica basilica costantiniana di San Pietro.

Consultare e leggere con annessa bibliografia

SERGIO I, santo


http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-sergio-i_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/



giovedì 14 giugno 2018

14 GIUGNO Saint METHODE, patriarche oecuménique de Constantinople (843-847) après avoir confessé les saintes Icônes sous Léon l'Arménien, Michel II et Théophile (847). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome VI des Ménées.)


 



 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5015:14-06-san-metodio-il-confessore-patriarca-di-costantinopoli-846&catid=182:giugno&lang=it

Tratto da: https://www.johnsanidopoulos.com/2017/06/saint-methodios-confessor-patriarch-of.html
Traduzione a cura di Joseph Giovanni Fumusa



Il nostro Santo Padre Metodio nacque da genitori benestanti a Siracusa, in Sicilia. In gioventù fu mandato a Costantinopoli per proseguire gli studi, nella speranza di ottenere una nomina alla corte imperiale. Invece andò al Monastero di Chenolakkos, in Bitinia, dove fu tonsurato Monaco.
Dopo essere divenuto presbitero e aver ottenuto il prestigioso incarico di “apokrisiaros” (“rappresentante per gli affari ecclesiastici”) fu inviato come legato a Roma nell’815 o 816 per conto del Patriarca Niceforo di Costantinopoli, il quale era stato esiliato dall’imperatore iconoclasta Leone V l’Armeno (813-820). Lì riferì a Papa Pasquale I circa la controversia iconoclasta. Rimase a Roma fino alla morte di Leone nell’820 e torno a Costantinopoli.
Poiché era un difensore della venerazione delle sacre icone, Metodio fu imprigionato dall’Imperatore Michele il Balbuziente (820-829) in una fortezza di Akrita. Dopo la morte di Michele il Balbuziente, prese il potere Teofilo (829-842) che era anch’egli un iconoclasta. Uomo più raffinato rispetto al padre, liberò San Metodio che era anche uno studioso, magistralmente esperto non solo di affari ecclesiastici, ma anche civili. Avendo ottenuto la liberà, San Metodio rinnovò la lotta contro gli eretici e, per un periodo, ciò fu tollerato dall’imperatore.
Tuttavia, dopo esser stato sconfitto in una guerra contro gli arabi, Teofilo sfogò la propria rabbia contro Metodio, dicendo che Dio l’aveva punito per aver lasciato avvicinare un iconodulo. Metodio obiettò dicendo che il Signore era adirato per come l’imperatore insultava le Sue sacre icone. Il santo fu torturato e fu colpito ripetutamente al volto; ciò gli causò la frattura della mascella. Sul suo volto rimasero orribili cicatrici. Metodio fu mandato sull’isola di Antigonos dove fu imprigionato in un sepolcro assieme a due rapinatori. Metodio rimase in questa prigione buia in cui non penetrava la luce diurna per 7 anni, fino alla morte dell’imperatore Teofilo.
Durante questo periodo, i Santi Confessori Teodoro e Teofane i Marchiati, anch’essi imprigionati, inviarono a Metodio dei saluti in versi giambici tramite un pescatore, dicendo:
A colui che vive eppur morto e che morto porta in sé la vita
Che vive sulla terra e cammina nei cieli
I Marchiati scrivono, legati in catene.
Anche Metodio rispose con saluti in versi giambici, dicendo:
A coloro i cui nomi sono scritti nel Libro della Vita
E a quelle persone sensibili che sono marchiate
Parla colui che è sepolto vivo come compagno di catene.
Durante la prigionia nel buio sepolcro assieme ai due rapinatori, un cristiano li veniva a trovare, portando loro un obolo di olio che essi usavano per accendere una lampada – la loro unica fonte di luce in quel sepolcro buio. Una settimana non venne a portare l’olio, quindi il Santo pregò e Dio diede loro l’olio. Persino quando uno dei due rapinatori morì, al Santo non fu permesso di aprire il sepolcro per poter estrarre e seppellire il corpo. Il Santo dovette quindi sopportare assieme all’altro rapinatore l’orribile fetore del corpo in decomposizione, causando loro grande sofferenza e tormento.
La liberazione di Metodio avvenne nel seguente modo. L’imperatore Teofilo era un amante dei libri e arrivò ad un brano di un certo libro che non riusciva a comprendere, quindi richiese l’interpretazione di alcuni filosofi di nome Jannis e Leone. Poiché non furono in grado di risolvere il problema, l’imperatore inviò un cubiculario (un ciambellano eunuco del palazzo imperiale) presso Metodio per risolvere il problema, poiché questi era noto per la sua conoscenza e la sua sapienza. Quando arrivò, Metodio lo salute dicendo: “Benvenuto, fratello cubiculario Giovanni. Conosco bene il motivo per cui Teofilo ti ha mandato qui. Dammi della carta e dell’inchiostro.” Con questi, il Santo scrisse tre soluzioni al problema. Ciò suscitò l’ammirazione dell’imperatore che fece liberare e portare al palazzo Metodio. L’altro rapinatore fu lasciato nel sepolcro e gli fu data la grazia di operare miracoli.
Quando Metodio fu liberato, ci viene detto che somigliasse ad uno scheletro, ma il suo spirito era integro. Riprese la sua opposizione all’iconoclastia sotto l’Imperatore Teofilo, venne convocato dall’imperatore. Fu accusato per le sue attività passate e per la lettera che avrebbe esortato a far scrivere dal papa. Rispose audacemente: “Se un’immagine è inutile ai vostri occhi, come mai quando condannate le immagini di Cristo non condannate la venerazione resa alle rappresentazioni di voi stesso? Non facendolo, ne state causando la moltiplicazione.”
Subito dopo la morte dell’imperatore nell’842, l’influente ministro Teoctisto convinse l’imperatrice Teodora, reggente del figlio Michele III di due anni, a permettere la restaurazione delle icone con l’accordo che il suo defunto marito non sarebbe stato condannato. Quindi depose il patriarca iconoclasta Giovanni VII Grammatico, assicurando la nomina di Metodio come suo successore il 4 Marzo 843, mettendo fine alla controversia iconoclasta. Convocò prontamente a Costantinopoli un Sinodo che sosteneva I decreti del Secondo Concilio di Nicea (787) dichiarando legittime le icone. Una settimana dopo la sua nomina, accompagnato da Teodora, Michele e Teoctisto, Metodio andò in processione trionfale dalla Chiesa delle Blacherne ad Hagia Sophia l’11 Marzo 843, ripristinando le icone in chiesa. Questo annunciò il ripristino dell’Ortodossia e divenne una festività annuale della Chiesa Ortodossa, celebrata ogni Prima Domenica della Grande Quaresima, ed è nota come Trionfo dell’Ortodossia. Il “Synodikon dell’Ortodossia” compilato da San Metodio viene letto durante la Prima Domenica di Quaresima.
Nel tentativo di minare l’autorità di San Metodio e l’amore e la stima che il suo gregge provava per lui, gli eretici lo calunniarono dopo aver pagato una donna per dichiarare di aver avuto rapporti fisici con il Patriarca. Tutta Costantinopoli era inorridita all’udire ciò. Non sapendo come altrimenti provare la propria innocenza, il Patriarca superò l’imbarazzo e si presentò nudo davanti alla corte, mostrando volontariamente il proprio corpo raggrinzito e debilitato dal digiuno. La corte fu persuasa chiaramente che il Patriarca era stato calunniato. La gente gioì udendo la notizia e gli eretici furono svergognati. La donna poi ammise di essere stata persuasa e corrotta per calunniare questo santo di Dio, quindi coloro i quali volevano arrecare danno e vergogna a Metodio ne accrebbero involontariamente la fama.
Durante il suo breve patriarcato, Metodio tentò di perseguire una linea moderata di conciliazione con i membri del clero che erano stati iconoclasti. Questa politica trovò l’opposizione di estremisti, principalmente i monaci del Monastero di Stoudios ed il loro igumeno San Teodoro lo Studita, i quali chiedevano che gli iconoclasti fossero puniti severamente come eretici. Per tenere a freno gli estremisti, Metodio fu costretto a scomunicare e arrestare alcuni dei monaci più perseveranti.
Metodio fu realmente colto, impegnato sia nella copia che nella scrittura di manuscritti. Le sue opere individuali includevano opere polemiche, agiografiche e liturgiche, sermoni e poesia. Sfortunatamente pochi dei suoi scritti sono sopravvissuti, tra cui la sua Vita di San Teofane e vari frammenti.
Gli ultimi anni del Santo trascorsero per lo più in pace, lavorò duramente, guidò saggiamente la Chiesa ed il suo gregge, restaurò templi rovinati dagli eretici, raccolse le reliquie dei santi che erano state disperse dagli eretici e trasferì le reliquie del Patriarca Niceforo dal luogo della sua prigionia a Costantinopoli. San Metodio morì di idropisia il 14 Giugno 846. Fu spiritualmente vicino a san Ioannichio del Monte Olimpo, il quale aveva predetto la sua elezione a patriarca e la sua morte. Il suo successore, il Patriarca Ignazio, istituì la commemorazione annuale della festa di San Metodio.
 


Apolytikion, Plagale del Tono Primo
Proponedo un metodo di pietà, hai dissolto lo sterile disegno degli eretici, fondamento dell’Ortodossia Padre Metodio, hai ripristinato con onore l’icona di Cristo come divino ierofante, e adesso supplichi incessantemente che le nostre anime ricevino la misericordia.



Un altro Apolytikion, Tono Quarto

Modello di fede e imagine di gentilezza, l’esempio della tua vita ti ha mostrato al tuo ovile come maestro di temperanza. Attraverso la tua modestia hai ottenuto doni dall’alto e ricchezze attraverso la povertà. Motodio, padre nostro e sacerdote dei sacerdoti, intercedi presso Cristo nostro Dio di salvare le nostre anime.



Kondakion, Tono Secondo

Sulla terra hai lottato, * come libero da carne, * e hai ereditato il cielo, Metodio, * perché hai chiarito in tutti i paesi della terra * il culto delle icone: * vivendo infatti tra enormi fatiche e affanni, * non hai cessato di accusare con franchezza * quanti rifiutano l’icona di Cristo.


 

 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5014:14-06-san-metodio-patriarca-di-costantinopoli&catid=182:giugno&lang=it


Tratto da: https://oca.org/saints/lives/2014/06/14/101719-st-methodius-the-patriarch-of-constantinople
Traduzione a cura di Joseph Giovanni Fumusa

 


San Metodio, Patriarca di Costantinopoli, nacque in Sicilia da famiglia agiata. Sentendo la vocazione a servire Dio, si recò in giovane età sull’isola di Chio presso un monastero che restaurò con le proprie risorse. Durante il regno dell’iconoclasta Leone l’Armeno (813-820), Metodio ricoprì l’alto incarico di “apokrisiaros” (“rappresentante per gli affari ecclesiastici”) sotto il santo Patriarca Niceforo. Fu inviato dal patriarca a Roma, in missione presso il papato, e lì rimase. Durante questo periodo, Leone l’Armeno, rimosse Niceforo dal trono patriarcale, ponendovi l’iconoclasta Teodoto di Melissinea, detto “Kassiteras” (815-822). Dopo la morte di Leone l’Armeno, San Metodio fece ritorno e, nella dignità di presbitero, lottò incessantemente contro l’eresia iconoclasta.
L’imperatore Michele il Balbuziente (820-829) fu dapprima notato per la sua benevolenza e liberò molti che erano stati imprigionati dal suo predecessore per aver venerato le icone, ma poco tempo dopo rinnovò la persecuzione contro l’Ortodossia. San Metodio venne imprigionato ad Akrita. Dopo la morte di Michele il Balbuziente, salì al potere Teofilo (829-842), anch’egli iconoclasta. Uomo più raffinato rispetto al padre, liberò San Metodio che era anche uno studioso, magistralmente esperto non solo di affari ecclesiastici, ma anche civili. Avendo ottenuto la liberà, San Metodio rinnovò la lotta contro gli eretici e, per un periodo, ciò fu tollerato dall’imperatore.
Tuttavia, dopo esser stato sconfitto in una guerra contro gli arabi, Teofilo sfogò la propria rabbia contro Metodio, dicendo che Dio l’aveva punito per aver lasciato avvicinare un iconodulo. Metodio obiettò dicendo che il Signore era adirato per come l’imperatore insultava le Sue sacre icone. Il santo fu torturato e fu colpito ripetutamente al volto; ciò gli causò la frattura della mascella. Sul suo volto rimasero orribili cicatrici. Metodio fu mandato sull’isola di Antigonos dove fu imprigionato in una grotta assieme a due rapinatori. Metodio rimase in questa prigione buia in cui non penetrava la luce diurna per 7 anni, fino alla morte dell’imperatore Teofilo.
Durante questo periodo, il santi confessori Teodoro e Teofane Grapti, anch’essi carcerati, inviarono dei saluti in versi a Metodio, il quale rispose anch’egli con dei saluti in versi.
Dopo la morte di Teofilo, iniziò il regno di suo figlio Michele III (842-867), ma non avendo raggiunto ancora l’età matura, l’Impero fu in realtà governato dalla madre, l’imperatrice Teodora, che venerava le icone.
L’imperatrice provò ad eradicare l’eresia iconoclasta ed ordinò di liberare i confessori imprigionati per iconodulia. L’eretico Giovanni, che occupava il trono patriarcale, fu deposto e venne nominato al suo posto San Metodio. A Costantinopoli si tenne un Concilio locale, presieduto da San Metodio (842). Il Concilio reintrodusse la venerazione delle icone e stabile la celebrazione annuale del Trionfo dell’Ortodossia. Il “Synodikon dell’Ortodossia” compilato da San Metodio viene letto nella Prima Domenica della Grande Quaresima.
Nel tentativo di minare l’autorità di San Metodio, oltre all’amore e alla stima che il suo gregge provava nei suoi confronti, gli eretici lo calunniarono dicendo di aver trasgredito la castità. La calunnia venne rivelata per ciò che era ed i nemici del santo furono svergognati. Gli ultimi anni del santo trascorsero in pace, lavorò duramente, guidò saggiamente la Chiesa ed il suo gregge, restaurò templi rovinati dagli eretici, raccolse le reliquie dei santi che erano state disperse dagli eretici e trasferì le reliquie del Patriarca Niceforo dal luogo della sua prigionia a Costantinopoli. San Metodio morì nell’846. Fu spiritualmente vicino a Ioannikios che aveva predetto la sua elezione a patriarca e anche la sua morte. Oltre al “Synodikon dell’Ortodossia”, il santo ierarca compile anche una regola per quanti si convertivano alla Fede, tre riti nuziali e vari sermoni pastorali ed inni.


 
Tratto da
http://www.ortodoxia.it/SanMetodio.htm
Figlio dell'illustre Giovanni, nacque a Siracusa verso il 789 e dopo una scelta formazione intellettuale si trasferì a Costantinopoli, accompagnando sant’Eutimio di Sardi che tornava da un prolungato esilio nell'isola di Pantelleria, al largo di Trapani. Monaco nel Monastero di Chenolakko , fece rapidi progressi nella vita spirituale; collaboratore del patriarca san Niceforo, a soli 25 anni fu eletto arcidiacono e a 36 igumeno dello stesso Chenolakko e del Monastero degli Eligmí, da lui stesso fondato in diocesi di Kio.
Dopo il sinodo iconoclasta dell' 815, Metodio fuggì a Roma dove subì una grave tentazione da cui fu salvato per intercessione di san Pietro, ottenendo il dono della purezza.
Rientrato a Costantinopoli nell’821, fu arrestato e sottoposto a feroci torture: per tutta la vita dovette portare una fascia per sostenere le mandibole slogate a forza di pugni. Fu poi rinchiuso in una fogna in cui, nell' 831, fu gettato anche sant’Eutimio che mori poco dopo, assistito da Metodio che ne scrisse la Vita. Ridotto ad uno scheletro, fu liberato verso l' 838; partecipò alla guerra contro gli Arabi e nel'843 fu eletto patriarca ecumenico, grazie all’intervento dei santi Isaia di Nicomedia, Simeone di Lesbo e loannikio, ma soprattutto grazie alla rinuncia di san Michele il Sincello. Questi, segretario del patriarca Tommaso di Gerusalemme, era stato in contatto epistolare con i monaci della Sicilia e dallo stesso patriarca era stato inviato a Roma quando il papa Leone III chiese l’aiuto di ecclesiastici istruiti e capaci di chiudere “la sfrenata bocca dei Franchi” che diffondevano la dottrina del Filioque.
Metodio elesse san Naucrazio igumeno di Studio, san Simeone di Lesbo vescovo di Mitilene, san Teodoro il Marchiato metropolita di Nicea e l'eremita Pietro vescovo di Syílaion. Fece restaurare da san Lazzaro il Kazaro l'icona del Salvatore di Chalki e l’11 marzo 843 istituì la festa dell'Ortodossia. Nell'844 richiamò dall'esilio san Teofilatto e lo restituì alla sua sede di Nicomedia; il 13 marzo 847 depose nella basilica degli Apostoli le reliquie di san Niceforo. Consumato da un cancro, morì nell'847 e fu sepolto nella basilica degli Apostoli , l'inno per i suoi funerali fu composto da san Fozio e la Vita, sembra, dall'arcivescovo di Siracusa Gregorio Asvesta.
 
Tratto da
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3423:14-06-memoria-di-san-metodio-il-confessore-patriarca-di-costantinopoli&catid=182:giugno&lang=it
Nato a Siracusa, ebbe modo di conoscere San Eutimio, vescovo di Sardi, che nell'805 era stato esiliato in Sicilia. Quando questi rientrò a Nuova Roma, Metodio lo seguì e si fece monaco a Chinolakko. Stretto collaboratore del patriarca san Niceforo, nell'815 Metodio fu esiliato e poi imprigionato. Uscito dal carcere nell'838, nell'843 Metodio fu eletto arcivescovo di Nuova Roma e Patriarca Ecumenico, e subito istituì la Festa dell'Ortodossia che ogni prima domenica di Quaresima celebra la sconfitta di tutte le eresie. Nell'846 Metodio morì, consumato da un cancro ma più ancora dalle sofferenze patite per l'Ortodossia: il cànone per la festa fu composto da san Fozio il Grande e la Vita fu scritta dal celebre Gregorio Asvesta, arcivescovo di Siracura.
Tratto da
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1830724390357729&set=a.1001927373237439.1073741829.100002605583903&type=3&theater
Memoria del nostro santo padre Metodio il Confessore, Siracusano, Αrcivescovo di Costantinopoli (847).

Metodio, grande tra i pontefici,
è sorto come astro di pietà
dall’occaso del sole visibile, e
squarciate le tenebre dei non
ortodossi, si è riposato
nell’oriente vero, l’oriente del
sole di giustizia, Cristo Dio
nostro: qui dimorando insieme
ai cori degli incorporei,
accanto al trono della Trinità
come santo, come martire,
come sacerdote, come patriarca
per l’azione e la contemplazione,
chiede la grande
misericordia per noi che celebriamo
con fede la sua sacra
memoria.


Tratto dal quotidiano Avvenire
È la figura di un patriarca di Costantinopoli ai tempi della Chiesa indivisa, la figura che il calendario liturgico presenta oggi alla venerazione dei fedeli. Siciliano d'origine (la sua formazione sarebbe avvenuta a Siracusa), Metodio fu monaco sull'isola di Chio prima di essere chiamato a Costantinopoli dal patriarca san Niceforo. Erano quelli gli anni in cui divampava lo scontro sulle icone. Fermo difensore della venerazione delle immagini, quando l'imperatore iconoclasta Leone V l'Armeno depose il patriarca Niceforo, Metodio si recò a Roma per informare papa Pasquale I dell'accaduto. Alla morte di Leone, il Papa inviò Metodio a Costantinopoli con una lettera in cui chiedeva fosse reinsediato come legittimo patriarca. Ma la lotta non era ancora finita: ad attenderlo trovò infatti il carcere, dove rimase per anni. Solo con l'avvento dell'imperatrice Santa Teodora, verrà la svolta definitiva in favore delle icone. E Metodio tornerà sulla sede patriarcale di Costantinopoli. Morirà nell'847
 
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92500
San Metodio, patriarca di Costantinopoli, ebbe un ruolo coraggioso nella sconfitta definitiva dell'iconoclastia e dimostrò un'immane forza di sopportazione durante la prigionia. Spesso viene citato con gli appellativi “il Confessore” o “il Grande”. Di origini sicule, ricevette un'ottima educazione presso Siracusa. Si trasferì poi a Costantinopoli per assicurarsi un posto a corte, ma poi influenzato da un monaco decise di entrare nel monastero di Chenolacco. In seguito egli stesso intraprese la fondazione di un monastero sull'isola di Chio, nel Mar Egeo, dal quale fu richiamato nella capitale dal patriarca San Niceforo.
Il movimento iconoclasta, che sin dal tempo dell'imperatore Leone l'Isaurico (717-741) sosteneva la discruzione delle immagini sacre e l'abrogazione del culto dei santi, nonostante sconfitto nell'VIII secolo con San Giovanni Damasceno, all'inizio del secolo successivo trovò nuovo appoggio nell'imperatore Leone V l'Armeno, anche a causa delle pressioni e delle influenze provenienti dalla nascente dottrina islamica. Alcuni cristiani temevano che la venerazione delle immagini potesse degenerare in pratiche superstiziose, ma Metodio argomentò a buon ragione che le statue o le icone costituiscono un aiuto alla devozione, un'eredità della tradizione ecclesiastica. Si oppose dunque coraggiosamente a questo nuovo attacco. Dopo la deposizione e la condanna all'esilio del patriarca Niceforo, Metodio fu incaricato da altri vescovo di recarsi a Roma per informare papa San Pasquale I dell'accaduto e qui rimase sino alla morte di Leone. Il papa inviò poi una lettera al nuovo imperatore, Michele il Balbuziente, chiedendogli di reinsediare Metodio, legittimo patriarca di Costantinopoli. Nella città, però, infuriava ancora la controversia ed al suo arrivo venne accusato di aver costretto il papa: venne allora imprigionato per circa sette o nove anni.
Fu dunque costretto a vivere in condizioni disumane, rinchiuso forse in una grotta od in una tomba con altri due compagni, accusati di furto. Quando uno dei due morì, fu miseramente lasciato imputridire nella cella. Quando venne infine scarcerato, Metodio era ormai ridotto ad uno scheletro, calvo, pallido per i lunghi anni trascorsi nelle tenebre, abbigliato di sudici cenci. Era però rimasto intatto il suo spirito, tanto che quando l'imperatore Teofilo l'Iconoclasta rinnovò l'interdetto per le sacre icone egli coraggiosamente attaccò la venerazione delle immagini imperiali: “Se un immagine è così indegna ai tuoi occhi, come mai tu che condanni la venerazione delle immagini di Cristo allo stesso tempo non condanni quella tributata alle raffigurazioni di te stesso?”.
L'imperatore non esitò allora a farlo fustigare e gettare in carcere con una mandibola rotta: la notte stessa i discepoli tentarono di farlo fuggire. Teofilo morì fortunatamente poco dopo ed il potere passò nelle mani della vedova, l'imperatrice Santa Teodora, che resse il regno in nome del figlio minorenne Michele III, dando una decisiva svolta alla politica di corte schierandosi in favore del culto delle immagini. Cessarono così le persecuzioni e gli ecclesiastici esiliati poterono fare ritorno. Nel giro di trenta giorni le icone tornarono a comparire nelle chiese di Costantinopoli e, deposto il patriarca iconoclasta, Metodio poté nuovamente fare ritorno alla sua legittima sede, dotato di un bendaggio atto a sorreggere la mandibola ancora fratturata.
Il suo episcopato durò quattro anni, in cui convocò con Teodora un sinodo che ristabilì ufficialmente il culto delle immagini, riportò a Costantinopoli le reliquie del suo predecessore morto in esilio ed istituì la festa annuale dell'Ortodossia, che ancor oggi è celebrata in Oriente la prima domenica di Quaresima, componendo per l'occasione il “synodicon” da leggersi in tale occasione. Sfortunatamente ereditò da Niceforo la disputa con i monaci studiti, all'inizio tra i suoi più accesi sostenitori, ma in seguito acerrimi nemici dopo la condanna da lui tributata ad alcuni scritti del loro celebre abate San Teodoro Studita.
Scrittore assai prolifico, purtroppo non sono però più considerate autentiche gran parte delle opere poetiche e teologiche a lui un tempo attribuite, mentre paiono essere sue alcune opere agiografiche quale la Vita di San Teofano il Cronografo.
Metodio morì in Costantinopoli nell'847.
 
Tratto da
http://www.treccani.it/enciclopedia/metodio-di-costantinopoli-santo-e-confessore_%28Enciclopedia-Italiana%29/
METODIO di Costantinopoli, santo e confessore. - Patriarca di Costantinopoli dal marzo 843 al 14 giugno 847. Nato a Siracusa da una nobile famiglia siciliana, ancora giovinetto si recò a Costantinopoli come copista. Ma presto si diede a vita ascetica entrando nel monastero di Khenolaccos sulla costa meridionale della Propontide. Quivi rimase a lungo fino a divenire egumeno di questo monastero o di altro che M. stesso avrebbe fondato nella diocesi di Chio. Le lotte iconoclastiche (v. iconoclastia) ravvivate dall'atteggiamento di Leone V Bardas, lo videro deciso partigiano delle immagini: sappiamo anzi che M. fu a Roma per fuggire alle persecuzioni e anche - con tutta probabilità - con un preciso incarico di Niceforo, patriarca deposto da Michele II, di difendere presso papa Pasquale I la causa dell'ortodossia. Sappiamo anche che per molti anni (sette o nove) fu relegato, probabilmente nell'isola di S. Andrea presso il capo Acrita, e che fu liberato solo alla morte di Michele II (829). Il regno di Teofilo passò senza gravi incidenti per M. che anzi fu ammesso al palazzo imperiale e seguì l'imperatore nelle sue spedizioni. Morto Teofilo (20 gennaio 842) la moglie Teodora, reggente del giovane Michele III, dopo lunga incertezza causata sia dalle larghe simpatie godute dall'iconoclastia, sia dal suo attaccamento al marito defunto, abbracciò decisamente la causa degli iconoduli e M. fu eletto al patriarcato in vece dello spossessato Giovanni VII. Ma la liquidazione di una situazione ecclesiastico-politica così grave comportava serî pericoli e anche se alla morte di M. il movimento iconoclasta poteva considerarsi vinto, M. non seppe evitare nella sua azione attriti spesso violenti: più grave di tutti quello coi monaci studiti, già alleati di M., i quali, per cause non facilmente precisabili, si separarono per un certo tempo dalla chiesa ufficiale.
L'attività di M. come scrittore fu vastissima: scritti polemici contro gl'iconoclasti e gli studiti, una Constitutio de haereticorum ad poenitentiam receptione; numerosi scritti agiografici di notevole interesse, omelie, poesie religiose. Ma di tutta questa produzione (catalogo in Pitra, Iuris ecclesiastici Graecorum historia et monumenta, II, pp. 351-365) giuntaci in parte solo frammentaria, manca una buona edizione unitaria (v. peraltro ciò che è edito in Patrol. Graeca, C).

Consultare anche
http://www.italiamedievale.org/portale/metodio-santo/