sabato 31 dicembre 2016

santi per il mese di gennaio -SIKELIA per il primo millennio


MYSTAGOGY

saints pour le 1er janvier du calendrier ecclésiastique


Plusieurs MARTYRS immolés à Syracuse en Sicile sous Néron (67). 

 

saints pour le 2 janvier du calendrier ecclésiastique

San Silestro di Troina Abate
Troina (Enna), XI-XII sec. – 2 gennaio 1164
Martirologio Romano: A Troina in Sicilia, san Silvestro, abate, che seguì 
la disciplina dei santi Padri d’Oriente.

 

 

saints pour le 3 janvier du calendrier ecclésiastique


Saint LUCIEN, évêque de Lentini en Sicile, confesseur (330).

 

saints pour le 4 janvier du calendrier ecclésiastique

Saint THEOCTISTE, higoumène du monastère de Coucoumios en Sicile (800). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I des Ménées.)  

saints pour le 5 janvier du calendrier ecclésiastique


Sainte EUPRAXIE, veuve, et sa fille sainte THEOGNIE, vierge, martyres en Sicile (vers 280).

saints pour le 8 janvier du calendrier ecclésiastique

 Saint JEAN, ermite en Sicile, qui vit saint Denis, saint Maurice et saint Martin disputer l'âme du roi Dagobert au démon (VIIème siècle). 

saints pour le 10 janvier du calendrier ecclésiastique

 Saintes THECLE et JUSTINE, vierges et missionnaires à Lentini en Sicile (IIIème siècle). 

 Saint AGATHON palermitano , pape et patriarche de Rome, qui combattit l'hérésie du monothélisme (682).


Saint BASSIEN (BASSIANUS), évêque de Lodi, suffragant de la métropole de Milan (413). Nato a Siracusa verso il 320 da Sergio, prefetto della città, fu mandato a Roma per completarvi gli studi. Qui, convertito alla religione cristiana da un sacerdote di nome Giordano, ricevette il battesimo. Richiamato in patria dal padre che lo voleva far apostatare, si rifugiò a Ravenna, dove fu ordinato sacerdote. Verso il 373, essendo morto il vescovo di Lodi, fu scelto a succedergli anche, come sembra, per un intervento soprannaturale. Bassiano fece edificare una chiesa dedicata ai SS. Apostoli, consacrandola nel 380 alla presenza di s. Ambrogio di Milano e di s. Felice di Como, e che piu tardi prese il suo nome. Partecipò nel 381 al concilio di Aquileia e, probabilmente, nel 390 a quello di Milano, nel quale fu condannato Gioviniano. La sua firma si trova insieme con quella di s. Ambrogio nella lettera sinodica inviata al papa Siricio. Nel 397 assisté alla morte e ai funerali dello stesso s. Ambrogio, del quale era amico. Morì nel 409,

 

saints pour le 21  janvier du calendrier ecclésiastique

 Saint ZOSIME, évêque de Syracuse en Sicile (662)

 

saints pour le 24  janvier du calendrier ecclésiastique

 

 Saint hiéromartyr BABYLAS d'Antioche et ses compagnons AGAPIOS et TIMOTHEE, martyrs en Sicile. 

 

saints pour le 25   janvier du calendrier ecclésiastique

 Saints FABIEN et SABINIEN, martyrs en Sicile. 


saints pour le 29   janvier du calendrier ecclésiastique

 Saint POTAMION, évêque d'Agrigente en Sicile (VIème siècle).

 

 

per il 1 gennaio


 MYSTAGOGY

saints pour le 1er janvier du calendrier ecclésiastique


Santi Martiri Siciliani a Siracusa durante la persecuzione neroniana (dal 64 al 68 )



LA PERSECUZIONE NERONIANA DEL 64-68
Poiché nel Martirium - Passio di S. Libertino e Peregrino e nel ms. italiano di S. Pellegrino si fa riferimento alla persecuzione di Nerone contro i tre santi e gli altri cristiani siciliani, ritengo necessario riportare questa mia ampia nota sulla persecuzione neroniana, S. Marziano e gli altri martiri Siracusani e Siciliani.
Per quanto riguarda questa prima persecuzione scatenata da Nerone dopo l’incendio di Roma del 64 d.C., è errata l’opinione di alcuni storici, secondo i quali “le leggende posteriori che assegnano in Roma e altre città dell’Italia e della Gallia gruppi di martiri a quella persecuzione non hanno valore storico” (G. Kirsch, in E.I.T., 26,798). Invero la persecuzione religiosa iniziata nel 64 “continuò fino alla fine del regno di Nerone (68) e, in seguito ad un editto imperiale che le dava forma legale, divenne generale, minacciando i fedeli sparsi per tutto il mondo romano” (P. Allard, Storia critica delle Persecuzioni, tr. it. E. Lari, I, p. 52ss.). A conferma ci sono anzitutto, per Roma, le testimonianze irrefutabili di Tacito (Annali, 15,44) e di S. Clemente I Papa (Lettera ai Corinzi, 5, 1-7, 4); e per il resto dell’Impero quelle, non meno autorevoli e sicure, degli scrittori cristiani dei primi secoli. Lo spagnolo Orosio (Adv. pag. hist., VII,5.) “Nerone fece soffrire ai Cristiani in Roma i supplizi e la morte, e comandò che fossero perseguitati ugualmente in tutte le province”. Sulpicio Severo (Chron.,II,41): “Tale fu il principio delle persecuzioni contro i cristiani; poi la religione fu proibita anche dalle leggi e in forza di editti pubblici non fu più lecito essere cristiano”. Lattanzio ( De mort. Pers., 1): “Nerone, vedendo che non soltanto a Roma ma dappertutto una grande moltitudine abbandonava ogni giorno il culto degli idoli e abbracciava la nuova religione, si slanciò alla distruzione del tempio celeste e all’abolizione della giustizia.”
Ci sono poi le numerose memorie di martiri romani e di altre parti dell’impero romano riportate negli antichi martirologi e raccolte, ma certamente non tutte, nel Martirologio Romano dal Baronio (Editio Princeps del 1584 e successive, con le sue preziose accurate note storico critiche). E si deve tener presente che del numero grandissimo di martiri solo poche memorie ci sono pervenute, perché l’odio di Diocleziano fece perire i loro atti (Baronio Annali,I, a.68 
I MARTIRI SIRACUSANI E SICILIANI
Per noi è di grande importanza la veridicità dei martiri siracusani nella persecuzione di Nerone, perché sarebbe (per noi è) una prova fondamentale e decisiva dell’esistenza del cristianesimo a Siracusa e in Sicilia ai tempi apostolici!
E’ invece opinione comune (secondo noi errata), presso gli storici e gli archeologi contemporanei, che le prime comunità cristiane in Sicilia risalgano al secondo o terzo secolo d.C.
Il Lancia di Brolo (I, p. 54) scrive: “Se e quando la persecuzione neroniana si allargasse in Sicilia, nol sappiamo. Credo che non vi fu o non vi dovette essere violenta, ma mitigata da quel Lucilio che sotto Nerone resse la Sicilia da procuratore, a cui Seneca scriveva le sue lettere morali”. Opinione non corretta, perché il Di Brolo non tiene conto né del Gaetani né del Pirro, né del Kal. del Mancaruso, né degli AA.SS., né dei Mar. Ger. e Rom. Inoltre questa ipotesi non è valida non solo perché, come dice lo stesso Di Brolo (p.53), “anche sotto gli imperatori d’animo mite e temperato [e a pari o maggior ragione, sotto i magistrati], le persecuzioni infierivano con rigore uguale, forse anche maggiore…” ma soprattutto perché Lucilio fu Procuratore di Sicilia nel 63-64, prima dell’inizio della persecuzione! (cfr. Seneca, Tutti gli scritti, p. 668). E poi bisogna tener conto che la Sicilia durante il suo proconsolato fu una provincia tranquilla, sena armi né persecuzioni, come risulta dall’espressione “otiosam procurationem” del lib. IV delle Questioni naturali. Nerone inoltre, da “mite e temperato” dei primi anni di governo era diventato un tiranno dispotico e crudele e nel 65 anche Seneca cade vittima, dopo il fallimento della congiura dei Pisoni (cfr. Isagoge, 361s.).
Ma ecco quanto dice il Gaetani (Isagoge, 189-193): “ Per primo Nerone inferocì con la spada contro la chiesa nascente a Roma. Infatti è abbastanza noto che nell’occasione dell’incendio della città, per il capriccio di Nerone si cominciò ad infierire crudelmente contro i Cristiani (in nota 1 è citato Tertulliano, Apol., cap. 5, e Scorpiace). In seguito, furono anche emanati dei decreti che vietavano la religione cristiana e non permettevano di essere cristiani; e questo odio non solo si rivolse contro quelli che abitavano a Roma, ma fu come un incendio che si diffuse ampiamente e devastò le provincie. Inftti Orosio attesta che fu ordinato da Nerone di perseguitare i Cristiani in tutte le provincie (nelle note 2 e 3 sono citati Severo e Orosio; v. sopra). Dunque come la spada di Nerone cominciò ad infierire contro la chiesa romana, parimenti in Sicilia imperversò e quando l’editto di Cesare fu promulgato contro la nostra religione, cominciò la persecuzione. Certamente il martire Peregrino, discepolo di S. Marciano vescovo di Siracusa, si riferiva ai tempi di Nerone quando scrisse queste cose riportate dall’Encomiaste siracusano: “ In quel tempo furono mandati in tutto il mondo decreti per abbattere e togliere dalle fondamenta la religione cristiana”. A ciò l’Encomiasta aggiunge…”(segue il passo dell’Encomio da noi sopra riportato).E così conclude il Gaetani: “ Ci addolora fortemente il fatto che tanti nomi di illustri martiri, che in Sicilia furono uccisi dal furore di Nerone, assieme ai loro Atti sono periti. Io ritengo cosa certa che per prima si infierì a Siracusa contro i sommi capi della chiesa, e che il vescovo Marciano, prima di tutti ricercato a morte secondo gli ordini stabiliti, abbia ornato la sua sede con l’effusione del sangue. Scrisse i suoi atti il discepolo Peregrino, il quale poi fu ucciso per la fede, ma non so se nella stessa persecuzione di Nerone o in quella di Domiziano. Questo martirio lo subì assieme a S. Libertino, vescovo di Agrigento nel monte Crotalo, non lontano da Agrigento.
Anche Tommaso De Angelo, nel capitolo sulle “Persecuzioni della Chiesa Siciliana nel I secolo”, afferma (p. 14): “La prima persecuzione dei pagani che infuriò dall’anno 64 sotto l’Imperatore Nerone, è ben descritta dall’Encomiaste siracusano di S. Marciano”; e riporta il sopracitato passo dell’Encomio, mettendo, come fa il Gaetani, al posto degli Imperatori Valeriano e Gallieno, Nerone.
Noi ribadiamo che a questa tremenda persecuzione neroniana va riferito quanto dicono l'Anonimo Encomiasta di S. Marziano (v. sopra il passo relativo) e il Martirium-Passio di Libertino e Peregrino.



Plusieurs MARTYRS immolés à Syracuse en Sicile sous Néron (67). 

venerdì 30 dicembre 2016

Santi per il 31 Dicembre


MYSTAGOGY
Saints ETIENNE, PONTIEN, ATTALE, FABIEN, CORNEILLE, SIXTE, FLORE, QUINTIEN, MINERVIEN et SIMPLICIEN, martyrs à Catane en Sicile.

.
Il martyrologium Romanum al 31 dicembre  dice testualmente:Càtanaem
Catànae, in Sicilia, passio sanctòrum Stèphani, Pontiàni, Attali, Fabiàni, Cornèlii, Sexti, Floris, Quinctiàni, Minervini et Simpliciàni..   Senza nessun’altra notizia.

Il Lancia di Brolo, li colloca nel capitolo dei santi martiri di data incerta, e afferma che il cardinale Baronio, li dice catanesi  e che sono sepolti in Catania , nel luogo in cui sorge “ il cenobio delle moniali di San Benedetto

giovedì 29 dicembre 2016

San Lorenzo da Frazzanò Monaco 30 dicembre




Immagine correlata

  

San Lorenzo  sul piano del calendario è successivo allo scisma ma (come ci ha insegnato il venerato nostro confratello Antonio Scordino) in Sicilia,Calabria e tutta la Magna Grecia lo scisma fu realizzato compiutamente diversi anni dopo

 

Abbazia di San Filippo Fragalà-Via San Lorenzo di Frazzano 2, 98070, Messina, Sicilia, Italia

Santo Lorenzo da Frazzanò in territorio messinese Monaco

Tratto dal quotidiano Avvenire

itori morirono ne

Nacque probabilmente intorno al 1116, nella piccola borgata di Frazzanò. I suoi genitori morirono 

nel giro di un anno, lasciando orfano il figlio. Lorenzo venne così affidato alla giovane nutrice Lucia, una vicina di casa. A sei anni, dopo i primi approcci con la liturgia e le scritture, Lorenzo chiese a Lucia di potere studiare le lettere umane e divine. Fu così indirizzato al monastero  di San Michele Arcangelo a Troina, dove il giovane stupì tutti per le sue doti umane e religiose. Lo stesso vescovo di Troina lo invitò a vestire l'abito monacale  e a ricevere gli ordini minori e maggiori. A soli 20 anni Lorenzo era già sacerdote e la sua fama andava diffondendosi nella regione. Si recò presso il monastero di Agira e qui i fedeli andavano per sentire la parola del santo. Nel 1155 circa Lorenzo entrò nel monastero di San Filippo di Fragalà. In questo periodo, Lorenzo si adoperò per fare edificare a Frainos (Frazzanò) una chiesetta dedicata a San Filadelfio. Nell'autunno del 1162 si conclusero i lavori della nuova chiesa di Tutti i Santi, da lui desiderata «ad honore della Santissima Trinità». Morì il 30 dicembre dello stesso anno.


Martirologio Romano: Presso la cittadina di Frazzanò in Sicilia, san Lorenzo, monaco secondo la disciplina dei Padri orientali, insigne per austerità di vita e instancabile nella predicazione.

venerdì 16 dicembre 2016

San Cristoforo di Collesano Monaco saints pour le 17 décembre du calendrier ecclésiastique


http://www.lazio-directory.org/grottaferrata/ornamento.jpg


San Cristoforo di Collesano Monaco

 


San Cristoforo di Collesano Monaco


Sui pendii del Mercurio in Basilicata, san Cristoforo da Collesano, monaco, che si dedicò 
intensamente con tutta la sua famiglia alla propagazione della vita monastica.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/81960

 
Santo Cristoforo  monaco  da Collesano in provincia di Palermo  e  si addormenta in Dio in località Laino al confine tra Calabria e Basilicata


Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/81960


Visse nel sec. X, in un periodo particolarmente calamitoso per la Sicilia, occupata dai Saraceni. Fu marito di Call e padre dei santi Saba e Macario, due dei principali asceti italo-greci di quel tempo.
Dopo una vita religiosa molto intensa, si sentì chiamato a un ascetismo più accentuato, ai quale fu iniziato dal santo egumeno Niceforo nel monastero, allora fiorente, di San Filippo d'Agira. Col permesso del suo superiore, egli si ritirò a condurre vita eremitica presso la chiesa di San Michele di Ctisma, dove fu raggiunto dai suoi figli. Poco dopo anche a moglie Call si faceva promotrice dello stesso tenore di vita monastica tra le donne.
Verso il 941, a causa della carestia abbattutasi sulla Sicilia, fu costretto, insieme con i membri della famiglia e altri cittadini di Collesano, a trasferirsi in Calabria. Dopo varie peregrinazioni,
raggiunse la regione monastica del Mercurio, all'estremità settentrionale della regione, dove vivevano molti asceti e una grande quantità di monaci greci di vita angelica più che umana. In questa famosa eparchia costruì la chiesa di San Michele con un monastero annesso, che divenne centro di vita cenobitica. Avendo affidato la direzione del monastero al figlio Saba, egli intraprese il pellegrinaggio alla tomba degli Apostoli a Roma, che era di rito per tutti gli asceti italo-greci di quei tempi. Al ritorno, per l'aumentato numero dei discepoli, eresse un altro cenobio nel territorio di Laino, presso la diruta chiesa di Santo Stefano. Ivi riprese severamente un'orsa, che veniva periodicamente a devastare i legumi dei monaci, ed essa non si fece più vedere. In prossimità della morte fu assistito amorosamente dai membri della sua famiglia e dai monaci mercuriensi, che lo venerarono come un santo. Poco dopo lo seguì nella tomba la moglie Call, mentre i figli Saba e Macario prendevano la direzione dei monasteri da lui fondati.




Tratto  da

Nacque a Collesano (prov. Palermo) probabilmente alla fine del sec. IX. Del periodo precedente il passaggio alla vita monastica sappiamo soltanto che egli era sposato e aveva due figli, Saba e Macario, nonché qualche proprietà terriera. Nulla conosciamo, invece, circa la sua posizione sociale ed economica, né sappiamo quale educazione avesse ricevuto o a quale ambiente culturale appartenesse. In data non precisabile C., ispirato, secondo le fonti agiografiche, da una visione dell'arcangelo Michele, abbandonò la sua famiglia per farsi monaco nel monastero di S. Filippo di Agira (prov. Enna). Dopo il noviziato trascorso nel monastero, gli fu permesso dall'abate Niceforo di ritirarsi nel piccolo eremo di S. Michele di Ktisma, dipendente da S. Filippo. La fama della sua vita ascetica e della sua santità si diffuse ben presto in tutta la Sicilia, tanto da indurre anche i suoi figli ed altri concittadini a seguire il suo esempio e ad abbracciare la vita monastica ritirandosi, sotto la sua guida, a S. Michele; successivamente anche la moglie Kale prese il velo.
Durante una grande carestia - probabilmente quella del 939-940 verificatasi in seguito alla sanguinosa campagna del comandante fatimidico Halil contro i Siciliani ribelli., - C. abbandonò l'isola con la famiglia, i monaci e un gruppo di parenti e compaesani che non facevano parte della comunità. Passati in Calabria, essi fondarono un nuovo monastero, anch'esso dedicato a S. Michele, presso Merkurion nella valle dei Lao. Il monastero attirò in breve tempo tanti nuovi monaci che si resero necessarie ulteriori bonifiche per garantire il nutrimento dei numerosi abitanti nella comunità.
Dalla Calabria - per via marittima - si recò come pellegrino a Roma per pregare sulle tombe degli apostoli. Per il periodo della sua assenza nominò abate il figlio Saba. Poco dopo il suo ritorno da Roma nuovi attacchi arabi contro le coste calabresi costrinsero i monaci ad abbandonare il monastero (952) e a trasferirsi più a settentrione. Nella provincia di Latinianon in Basilicata essi costruirono il monastero di S. Lorenzo sul Sinni dove C. morì e fu sepolto.
Non si conosce la data esatta della sua morte, né è possibile avanzare ipotesi al riguardo; sembra comunque che già intomo all'anno 1000 C. fosse venerato -almeno nel suo monastero - come santo. Molto tempo prima di morire C. aveva affidato la direzione dei monastero principale e delle sue dipendenze al figlio Saba, mentre egli stesso si era ritirato in una cella non lontano dal monastero. Più tardi Saba fu costretto dai rinnovati attacchi arabi a rifugiarsi ancora più a settentrione, intorno a Salerno, dove fondò nuovi monasteri, la guida dei quali fu assunta dopo la sua morte (nel 990 circa) dal fratello Macario.
Le notizie relative alla persona e alla vita di C. si desumono da due testi agiografici greci, scritti, intorno al Mille, dal patriarca di Gerusalemme Oreste che aveva conosciuto Saba in Italia. Si tratta del Βίος καὶ πολιτεία τορ ὁσίωρ πατέρων ὑμῶν Χρισοϕόρου καὶ Μακαρίου e del Βίος καὶ πολιτεία τοῦ ὁσίου πατρὸς ὑμῶν Σάβα τοῦ Νέου. Ambedue i testi fanno parte di un gruppo di Vite di santi monaci greci, tutti provenienti dal monastero di S. Filippo di Agira, che erano stati costretti dagli avvenimenti bellici del sec. X e dell'inizio del successivo ad abbandonare la Sicilia e la Calabria per fondare monasteri nuovi e più sicuri in Basilicata. L'unico manoscritto conservato contenente la vita di C. e di Macario (cod. Vat. gr. 2072) proviene, molto significativamente, dalla biblioteca del monastero greco di S. Elia di Carbone (prov. Potenza). Le due Vite scritte da Oreste si differenziano, però, molto l'una dall'altra. Mentre la Vita di Saba fa frequenti riferimenti a persone ed avvenimenti storici noti, permettendo così un inquadramento cronologico sicuro del santo, la Vita di C. e di Macario è priva di connotazioni precise e non offre alcun elemento utile per la datazione. Tuttavia, non c'è motivo di dubitare dell'esistenza storica di Cristoforo. Tutte le notizie relative alla sua vita, infatti, si inseriscono perfettamente nel quadro del monachesimo greco dell'Italia meridionale.
Come monaco C. preferì condurre la vita di eremita, come fece sia nel monastero di S. Michele di Ktisma, sia nel monastero presso Merkurion. Anche a S. Lorenzo sul Sinni egli viveva da solo in una cella (καϑ᾿ἡσυχίαν) a qualche distanza dal monastero, ma in continuo contatto con la vita spirituale della comunità. Una tale mescolanza tra elementi cenobitici ed eremitici all'interno di un grande monastero non è una rarità nel monachesimo greco e si riscontra spesso in quelli dell'Italia meridionale. Altrettanto tipica è l'influenza esercitata dalla famiglia del fondatore sulla direzione del monastero, ed era quasi la regola che abati come C. o Saba nominassero come loro successori figli, fratelli e nipoti. Nel caso di C. si deve rilevare che, a quanto pare, la santità del figlio si è trasferita anche al padre e al fratello. Il grande santo della famiglia fu Saba il giovane, famoso per aver fondato molti monasteri in Calabria, Basilicata e Campania, il. quale, da vecchio, si trovò anche a svolgere un'attività politica: intervenne ripetute volte a Roma, alla corte di Ottone II e di Teofano, a favore del catapano bizantino e del dux di Amalfi. Saba, la cui attività è provata anche da fonti documentarie, dovette essere circondato già in vita da vasta fama: nella sua Vita sono raccontati numerosi suoi miracoli, guarigioni, moltiplicazioni di cibi e visioni. Di C., invece, sono riportati soltanto due miracoli piuttosto modesti: avrebbe indotto un orso ad abbandonare l'orto del monastero e avrebbe procurato con le sue preghiere un figlio alla moglie sterile di un personaggio importante di Rossano. Infine c'è da rilevare che, a differenza di quanto è avvenuto per Saba e per Macario, non sono tramandati inni liturgici dedicati a Cristoforo. La festa di C., di cui non è noto il giorno della morte, è celebrata, , il 17 dicembre, un giorno dopo quella del figlio Macario..
Fonti e Bibl.: Historia et laudes SS. Sabae et Macarii iuniorum e Sicilia auctore Oreste Patriarcha Hierosolymitano, a cura di I. Cozza-Luzi, Roma 1893; J. Gay, L'Italie mérid. et l'Empire byzantiri, Paris 1904, pp. 262-268; M. Amari, Storia dei musulmani di Sicilia, a cura di C. A. Nallino. II, Catania 1935, pp. 470 s.; L.-R. Ménager, La "byzantinisation" religieuse de l'Italie méridionale (IXe-XIIe siècles), in Rev. d'historie eccl., LIII (1958), pp. 764-767, G. Da Costa-Louillet, Saints de Sicile et d'Italie méridionale aux VIIIe. IXe et Xe siècles, in Byzantion, XXIX-XXX (1959-1960), pp. 130-142; S. Borsari, Il monachesimo bizantino nella Sicilia e nell'Italia meridionale prenormanne, Napoli 1963, coll. 46-50, 90, 96, 98, 101, 124; F. Russo. C. di C., in Bibliotheca Sanctorum, IV, Roma 1964, pp. 346 ss.; V. von Falkenhausen, Imonasteri greci dell'Italia meridionale e della Sicilia, in Il passaggio dal dominio bizantino allo Stato normanno nell'Italia meridionale. Atti del secondo Convegno internazionale di studio sulla civiltà rupestre medievale nel Mezzogiorno d'Italia (Taranto-Mottola, 31 ott.-4 nov. 1973). Taranto 1977, pp. 199-202; E. Morini, Eremo e cenobio nel monachesimo greco dell'Italia meridionale nei secc. IX e X, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XXXI (1977), pp. 354, 359-365, 376.

giovedì 15 dicembre 2016

16 dicembre monaci siculo greci

Risultati immagini per icone della croce ortodossa siculo greca

 icona di Antonio il Grande padre dei Monaci


San Macario di Collesano Monaco 
Nacque intorno al 920. Asceta italo-greco del sec X, le sue vicende 


sono legate a quelle del padre, Cristoforo, e del fratello Saba. 


Cristoforo, rifugiandosi nel monastero greco di San Filippo d'Agira 

ai piedi dell'Etna, ricevette l'abito dall'egumeno Niceforo, che lo 
autorizzò a condurre vita eremitica nella laura di San Michele di 
Ctisma. 
Qui fu raggiunto dalla moglie Cali e dai figli Macario e Saba, che 
presero tutti l'abito monastico. Una grave carestia abbattutasi sulla 
Sicilia nel 940-941, li costrinse a rifugiarsi in Calabria, sbarcati 
a Cessaniti, presso Nicotera, vagarono per monti e boschi, fino a che 
non raggiunsero la famosa eparchia monastica del Mercurion, ai 
confini nord-occidentali della Calabria con la Lucania. Qui fondarono 
i due monasteri di San Michele Arcangelo e di santo Stefano 
protomartire; poi andarono in pellegrinaggio a Roma per venerarvi le 
tombe degli Apostoli e, al ritorno, si fermarono nel cenobio di San 
Lorenzo, presso Latiniano, dove Cristoforo morì, seguito, poco dopo, 
da Cali, che era a capo di una comunità femminile. Quindi i due 
fratelli, Saba e Macario, presero la cura dei diversi monasteri del 
Mercurion, confrontando i monaci a perseverare nella loro vocazione e 
a non avvilirsi per le continue incursioni dei Saraceni. Alla morte 
di Saba, avvenuta a Roma, nel monastero di San Cesareo nel 995, 
Macario gli successe nella direzione dei Cenobi disseminati nelle 
eparchie del Mercurion e del Latiniano. Il biografo rende 
testimonianza alla prudenza con cui governò, alla sua profonda umiltà 
e, soprattutto, alla sua grande purezza, per cui "etsi in carne 
degeret, veluti totus spiritualis et absque corpore esse videbatur". 
A queste virtù univa l'esercizio di quell'eccessivo rigorismo 
corporale, che caratterizzava i monaci italo-greci del tempo. Compì 
molti miracoli, per cui la sua cella divenne meta di pellegrini di 
ogni genere. Morì il 6 dicembre 1005, è ricordato nei sinassari italo-
greci e nei menei liturgici. 
La sua vita fu scritta da Oreste, patriarca di Gerusalemme che però 
gli dedicò meno spazio rispetto ai più illustri mèmbri della famiglia 
Cristoforo e Saba, tuttavia egli visse intensamente unendo alle sue 
virtù l'esercizio di un eccessivo rigore corporale, sulla scorta 
degli insegnamenti dei santi della sua famiglia, che cercò di 
infondere agli altri monaci. Compì molti miracoli e, con la sua fama 
si santità, la sua cella divenne meta di pellegrinaggi in vita e dopo 
la morte. 
Antichi codici riportano la sua morte nella metà del dicembre del 
1005; la comunità di Oliveto Citra, elevatolo a Santo Patrono, 
conserva le sue reliquie in un busto argenteo collocato nella Chiesa 
Madre. Il Santo viene festeggiato il 24 maggio.
Collesano ( in greco:   en polei ths Kolassaewn)   è un paese che si trova sulle prime propaggini della catena montuosa delle Madonie in provincia di Palermo.
Qui nacque nel X secolo Macario. Figlio di San Cristoforo e Santa Calì e fratello di San Saba.
Tutti monaci siculo-greci.
La loro vita fu scritta dal patriarca di Gerusalemme Oreste ( vedi Cozza-Luzzi, Historia et laudes SS. Sabae et Macarii iuniorum e Siclia autore Oreste Patriarcha Hierosolymitano ).
Il primo periodo della loro vita monastica  si svolse in Sicilia, nel Sacro Monastero di San Filippo d’Agira , allora retto dall’egumeno Niceforo. Cristoforo visse l’esichia nella chiesa dell’Arcangelo Michele, a Ctisma, metochio di san Filippo.
A causa di guerre intestine tra i mussulmani, che  ebbero gravi conseguenze per la popolazione cristiana siciliana, la santa famiglia emigrò in Calabria ( Thema dell’Impero). Il loro primo rifugio fu la regione dei “ Caroniti , e successivamente la “ Tebaide” del Mercurion ( posta tra Calabria e Basilicata) luogo di intensissima vita monastica  italo-greca confinante con l’altra regione di intensa vita monastica, chiamata Latinianon.
La santa Famiglia si stabilì nella chiesa di san Michele, che diverrà sede della Laura  dei monaci che seguirono San Cristoforo.
A Causa delle incursioni dei saraceni, Cristoforo con i figli Macario e Saba   si trasferì nel Latiniano, sulle rive del fiume Sinni, nella Chiesa  di san Lorenzo. Qui morì, affidando l’igumenato al figlio Saba. Poco dopo fu seguito dalla moglie Calì.
Saba.
Saba fu una delle figure più rappresentative del monachesimo siculo-greco nel mercurion. Fu ctitor di molti monasteri ed esicastirion. Ebbe importanti incarichi diplomatici-politici , tra cui una missione a Roma, su incarico del catepano Romano ( circa 982 d.c) e quella di implorare presso  l’imperatore germanico Ottone III  la liberazione del figlio  del principe di Salerno e del patrizio di Amalfi . Durante questul’ultima missione mori a Roma, nel monastero di San Cesario il 5 febbraio 995, lasciando il governo dei monasteri da lui fondati al fratello San Macario, che lil patriarca Oreste, autore della sua biografia, definisce uomo di profonda umiltà e di grande purezza, che non assomiglia ad un uomo di carne, ma ad uno spirito senza corpo.
Morì il 16 dicembre del 1005 a Salerno, nominando come igumeno Luca
 http://www.ortodossia.it/w/media/com_form2content/documents/c17/a1640/f255/Alessio.pdf

lunedì 12 dicembre 2016

13 dicembre Santa Lucia di Siracusa






IL 13 DI QUESTTO STESSO MESE, MEMORIA DELLA SANTA MARTIRE  LUCIA, VERGINE.


PER LA SUA  SANTA INTERCESSIONE, O DIO, ABBI PIETA’ DI NOI E SALVACI.




APOLYTIKION DELLA MARTIRE. TONO 4

LA TUA AGNELLA, O GESU’,* GRIDA A GRAN VOCE:* TE,  MIO SPOSO, IO DESIDERO,* E PER CERCARE TE COMBATTO,* SON CON TEE CROCIFISSA* E CON TE SEPOLTA NEL TUO BATTESIMO;* SOFFRO CON TE,* PER POTER REGNARE CON TE,* E MUOIO PER TE,* PER VIVERE IN TE:* ACCOGLI DUNQUE COME SACRIFICIO SENZA MACCHIA* COLEI CHE,* PIENA DI DESIDERIO,* E’ STATA IMMOLATA PER TE.* PER LA SUA INTERCESSIONE, * TU CHE SEI MISERICORDIOSO, * SALVA LE NOSTRE ANIME.


http://www.ikony-art.com/icons_/bn_31.jpg

STICHIRA’ PROSOMIA DELLA SANTA. TONO 4. hai dato come segno

AVENDO ORDINATAMENTE VISSUTO* IN INTEGRA VERGINITA’,* TI SEI OFFERTA GIOIOSA AL CREATORE:* RIFIUTATO INFATTI UNO SPOSO MORTALE,* O DEGNA DI OGNI LODE,* TI SEI FIDANZATA A CRISTO,* E COMPITA LA CORSA MEDIANTE LA FEDE*  E LO SPLENDIDO MARTIRIO,* ORA OFFRI A QUELLI CHE TI ONORANO,* O LUCIA,* I DONI DELLE GUARIGIONI.



 
 
 

Santa Lucia vergine e martire a Siracusa sotto Diocleziano

MARTIROLOGIO ROMANO. A Siracusa, in Sicilia, il natale di santa Lucia, Vergine e Martire, nella persecuzione di Diocleziano. Questa nobile Vergine, mentre volevano trascinarla uomini abbominevoli, ai quali, per ordine di Pascàsio Consolare, era stata consegnata perchè dal popolo si facesse oltraggio alla castità di lei, non potè essere smossa da loro in alcun modo, nè con fimi aggiunte, nè con moltissime coppie di buoi; però in seguito, essendo riuscita illesa dalla pece, dalla resina e dall'olio bollente, finalmente, percossa colla spada nella gola, compì il martirio.



Tratto da


Siamo nel IV secolo, in Sicilia, a Siracusa. Lucia è una giovane donna di una buona famiglia, fidanzata ad un concittadino e destinata ad un buon futuro di moglie e madre. La mamma si ammala e Lucia si reca in preghiera a Catania, sulla tomba di Sant'Agata, per invocarne la guarigione. Qui la Santa le appare e le chiede di dedicare la sua giovane vita all'aiuto dei più poveri e deboli, predicendole il martirio.
Lucia torna a Siracusa e trova la mamma guarita. Rompe il fidanzamento, e decide di andare tra i poveretti che stanno nelle catacombe, con una lampada alla testa, e di donare loro tutta la sua dote. Il fidanzato non comprende, si arrabbia e decide di vendicarsi, denunciando pubblicamente quella che avrebbe dovuto essere la sua futura sposa, con l'accusa di essere cristiana. Sono anni di persecuzione dei cristiani, sotto l'imperatore Diocleziano.

Lucia ammette e ribadisce la sua fede, irremovibile anche sotto tortura, affermando che la sua forza viene non dal corpo, ma dallo spirito. Al momento di portarla via, l'esile corpo da ragazzina assume una forza miracolosa e né uomini, né buoi, né il fuoco, né la pece bollente riescono a smuoverla. Lucia viene così condannata a morteper il taglio della gola

Prima di morire riesce a ricevere l'Eucaristia e predice a Diocleziano la sua prossima morte e la cessazione delle persecuzioni entro breve. Entrambi i fatti si verificano nel giro di pochi anni.





 http://www.francescapari.it/uploads/pics/Santa_Lucia.jpg




Le fonti più antiche e attendibili su Santa Lucia sono gli atti greci e latini degli inizi del V secolo: in particolare, la ricerca scientifica più recente in campo agiografico ha riabilitato l’autenticità della “Passio” latina, analizzandone con puntualità il testo e riscontrandone l’esattezza terminologica del linguaggio giuridico e la congruenza dei dati storici.
Lucia nacque a Siracusa verso la fine del III secolo, da una nobile famiglia cristiana. Sin da fanciulla, si consacrò segretamente a Dio con voto di perpetua verginità, ma – secondo le consuetudini dell’epoca – venne promessa in sposa a un pretendente, invaghito per la sua straordinaria bellezza.
Un giorno Lucia propose alla madre, di nome Eutichia, di recarsi insieme a lei in pellegrinaggio nella vicina città di Catania, presso il sepolcro dell’illustre vergine martire Sant’Agata, per domandare a Dio la grazia della guarigione della stessa Eutichia, da molto tempo gravemente ammalata.
Giunte in quel luogo il 5 febbraio dell’anno 301, pregarono intensamente fino alle lacrime implorando il miracolo. Lucia consigliò alla madre di toccare con fede la tomba della santa patrona di Catania, confidando nella sua sicura intercessione presso il Signore. Ed ecco, Sant’Agata apparve in visione a Lucia dicendole: “Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Ecco che, per la tua fede, ella è già guarita! E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.
Subito dopo la visione, Eutichia constatò l’effettiva avvenuta guarigione miracolosa, e Lucia decise di rivelare alla madre il proprio desiderio di donare tutta la propria vita a Dio, rinunciando a uno sposo terreno ed elargendo tutte le proprie ricchezze ai poveri, per amore di Cristo.
Così Lucia da ricca che era si fece povera, e per circa tre anni si dedicò senza interruzione alle opere di misericordia d’ogni genere, a vantaggio dei poveri, degli orfani, delle vedove, degli infermi e dei ministri della Chiesa di Dio.
Ma colui che l’aveva pretesa come sposa, si vendicò del rifiuto denunciando Lucia al locale tribunale dell’impero romano, con l’accusa che ella fosse “cristianissima” poiché infieriva la crudele persecuzione anti-cristiana dell’imperatore Diocleziano.
Arrestata, rifiutò con coraggiosa fermezza di sacrificare agli déi pagani, e quindi venne processata dal magistrato Pascasio. Ella rispose senza timore, quasi esclusivamente citando la Sacra Scrittura. Il testo dell’interrogatorio è un vero capolavoro di ricorso alla parola biblica. Per giustificare la propria obiezione di coscienza contro l’ordine di sacrificare agli déi, Lucia citò l’epistola dell’apostolo Giacomo: “Sacrificio puro presso Dio è soccorrere i poveri, gli orfani e le vedove. Per tre anni ho offerto tutto al mio Dio. Ora non ho più nulla, e offro me stessa”. Per testimoniare la sua serena fortezza dinanzi al magistrato, citò l’evangelista Matteo: “Sono la serva del Dio eterno, il quale ha detto: quando sarete trascinati dai giudici, non preoccupatevi di cosa dire, perché non sarete voi a parlare, ma parlerà in voi lo Spirito Santo”. Per confermare il sostegno da lei trovato nello Spirito Santo, citò la seconda lettera di Paolo ai corinzi: “Coloro che vivono in santità e castità sono tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in essi”. Per affermare che era la potenza di Dio a proteggerla dalle minacce di violenza che la circondavano, citò il salmista: “Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma nulla ti potrà colpire”.
Rimasta miracolosamente illesa da crudeli supplizi, profetizzò l’imminente fine delle persecuzioni di Diocleziano e la pace per la Chiesa, dopo di che morì con un colpo di spada in gola e venne devotamente sepolta nelle grandi catacombe cristiane della sua Siracusa. Era il 13 dicembre dell’anno 304.

  http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=4159:13-12-memoria-di-sant-antioco-martire-a-sulci-in-sardegna-sotto-adriano-tra-il-117-e-il-138&catid=194:dicembre&lang=it

 http://www.eremos.eu/wp-content/uploads/2015/08/58c1.jpg

CRIPTA DI SAN MARZIANO (Chiesa rupestre – IV-V secolo)
Località: Siracusa (SR)                                        Sub-area: Val di Noto
 Nell’area del complesso catacombale di San Giovanni Evangelista, in
 assoluto il più grande della Sicilia e, secondo la tradizione, luogo di sepoltura nel III secolo del primo vescovo di Siracusa, il Santo martire Marziano (o Marciano), è stata realizzata una cripta ipogea. Collocata al disotto delle rovine della chiesa normanna, l’ambiente si presenta con l’impianto basilicale del IV-V secolo, in concomitanza con la traslazione delle spoglie mortali del santo, poi restaurato ed abbellito in epoca normanna con i bellissimi capitelli dei quattro pilastri che reggono la volta. La cripta si avvale di numerosi affreschi, tra i quali spicca nella zona absidale, una delle immagini “bizantine” più antiche di santa Lucia (seconda metà del XII secolo), vergine e martire siracusana, non trascurando un san Giovanni Battista ed un san Giovanni Evangelista in due dei quattro pilastri portanti.

 http://www.eremos.eu/index.php/sicilia/

Αffresco che rappresenta la Santa Vergine in trono e Santa Lucia. Chiesa rupestre di Santa Lucia, detta dei Giaconelli a Melfi.


L'immagine può contenere: una o più persone e persone in piedi


 Santa Lucia. Museo regionale di Messina, anonimo del XIII sec