Santo
Eleuterio secondo alcuni codici vescovo
di Messina,secondo altri vescovo dell’Illiria
morto martire a Roma con sua madre Santa Anzia sotto Adriano
verso il 130
Tratto da
Gli Acta di Eleuterio, sia quelli greci
(BHG, I, pp. 173-74, nn. 568-71b), sia quelli latini (BHL, I, p. 368, nn.
2450-52), sono molto leggendari. Secondo quelli greci, posteriori al sec. V,
Eleuterio figlio di Anzia, vedova del console Eugenio, fu ordinato diacono e
prete e consacrato poi vescovo da un certo Aniceto. Inviato come vescovo
nell’Illirico, fu prelevato dal comes Felice per essere portato a Roma al
giudizio dell’imperatore Adriano. Il colloquio, cominciato con promesse, finì
con la condanna a morte di Eleuterio e di sua madre. Il martirio avvenne il 15
dicembre.
Una traduzione latina (BHL, I, p. 368, n. 2452) del testo greco, anteriore al sec. VIII, dice che Aniceto, dopo aver consacrato E., lo destinò vescovo in Apuliam Aecanam civitatem. Questi, insieme con la madre, ritornato a Roma, vi fu ucciso il 18 aprile. I cittadini di Aeca rapirono i corpi dei due martiri e li portarono nella loro città. La qualifica “Episcopi Illyrici” è entrata nel Martirologio Romano per opera del Baronio, il quale l’ha presa da libri greci, e le relazioni di E. con Aeca sembrano, secondo Delehaye, puramente artificiali. Così Floro ha letto, per errore, Apuliam Aecanam come Apuliam Messenam e il suo errore è entrato nel Vetus Romanum e quindi nel Martirologio Romano, ma Eleuterio non ha niente a che vedere con Messina.
Mentre sulla vita di Eleuterio nulla si sa, il suo culto è molto antico ed è bene accertato. Il suo nome (alcune volte nella forma latina di Liberalis) è nei sinassari greci ai giorni 15 dicembre e 21 o 20 luglio; nel Martirologio Geronimiano al 18 aprile e nuovamente al 5 settembre e al 24 novembre (“in civitate Riatensi”, cioè Rieti, dove era venerato); nel Calendario Marmoreo di Napoli al 18 aprile; nei libri mozarabici alla stesa data. Anche i libri liturgici sono testimoni di tale culto.
Numerose chiese sorgevano in Italia in onore di questo santo: a Roma, sulla via Labicana, a Nepi, a Vasto e a Parenzo d’Istria dove era solennizzato il 18 aprile come a Aeca. A Chieti era venerato il 21 maggio, come a Benevento, a Salerno, a Sulmona; il 13 maggio a Terracina; il 23 ad Arce, e il 31 dicembre a Canne in Puglia, come vescovo locale, figlio di Evanzia (corruzione di “Anzia”). Il famoso monastero di Maiella è pure dedicato a s. Liberatore e da lui ha preso il nome S. Eleuterio presso l’antica Aequum Tuticum degli Irpini, sulla via Traiana.
Venendo a qualche conclusione, si può dire, col Lanzoni, che l’identificazione con un martire romano Liberalis non è da escludersi. Nel cimitero ad clivum Cucumeris era sepolto il martire romano Liberale. Qui venivano i pellegrini a venerarlo nel sec. VII secondo gli itinerari, e due iscrizioni, posteriori a Damaso, situate presso il sepolcro, pretendevano che egli fosse stato prima del martirio “patricio clarus de germine consul”.
Una traduzione latina (BHL, I, p. 368, n. 2452) del testo greco, anteriore al sec. VIII, dice che Aniceto, dopo aver consacrato E., lo destinò vescovo in Apuliam Aecanam civitatem. Questi, insieme con la madre, ritornato a Roma, vi fu ucciso il 18 aprile. I cittadini di Aeca rapirono i corpi dei due martiri e li portarono nella loro città. La qualifica “Episcopi Illyrici” è entrata nel Martirologio Romano per opera del Baronio, il quale l’ha presa da libri greci, e le relazioni di E. con Aeca sembrano, secondo Delehaye, puramente artificiali. Così Floro ha letto, per errore, Apuliam Aecanam come Apuliam Messenam e il suo errore è entrato nel Vetus Romanum e quindi nel Martirologio Romano, ma Eleuterio non ha niente a che vedere con Messina.
Mentre sulla vita di Eleuterio nulla si sa, il suo culto è molto antico ed è bene accertato. Il suo nome (alcune volte nella forma latina di Liberalis) è nei sinassari greci ai giorni 15 dicembre e 21 o 20 luglio; nel Martirologio Geronimiano al 18 aprile e nuovamente al 5 settembre e al 24 novembre (“in civitate Riatensi”, cioè Rieti, dove era venerato); nel Calendario Marmoreo di Napoli al 18 aprile; nei libri mozarabici alla stesa data. Anche i libri liturgici sono testimoni di tale culto.
Numerose chiese sorgevano in Italia in onore di questo santo: a Roma, sulla via Labicana, a Nepi, a Vasto e a Parenzo d’Istria dove era solennizzato il 18 aprile come a Aeca. A Chieti era venerato il 21 maggio, come a Benevento, a Salerno, a Sulmona; il 13 maggio a Terracina; il 23 ad Arce, e il 31 dicembre a Canne in Puglia, come vescovo locale, figlio di Evanzia (corruzione di “Anzia”). Il famoso monastero di Maiella è pure dedicato a s. Liberatore e da lui ha preso il nome S. Eleuterio presso l’antica Aequum Tuticum degli Irpini, sulla via Traiana.
Venendo a qualche conclusione, si può dire, col Lanzoni, che l’identificazione con un martire romano Liberalis non è da escludersi. Nel cimitero ad clivum Cucumeris era sepolto il martire romano Liberale. Qui venivano i pellegrini a venerarlo nel sec. VII secondo gli itinerari, e due iscrizioni, posteriori a Damaso, situate presso il sepolcro, pretendevano che egli fosse stato prima del martirio “patricio clarus de germine consul”.
Per la
tradizione che lo vuole vescovo nato a Messina
Tratto
da
http://www.granmirci.it/saneleuterio.htm
San Eleuterio e Santa
Anzia sua madre santo
e vescovo messinese del II sec, conosciuto anche
con il nome di san
liberale - per i messinesi
"santu libiranti".
Nasce
a Messina il 18 Aprile del 121, in Sicilia, proprio nella nostra bellissima
città. Qui quindi ebbero i natali i santi Martiri Eleuterio, Vescovo Illirico,
ed Anzia sua madre. Egli, essendo illustre per la santità della vita e per il
dono dei miracoli, sotto il Principe Adriano, avendo superato il letto di ferro
infuocato, la graticola e la caldaia bollente di olio, pece e resina, essendo
stato gettato anche ai leoni, ma da quelli per nulla offeso, da ultimo fu
trucidato insieme colla madre il giorno del 15 dicembre. Dunque Santo, martire,
i suoi resti sono all’altare di S. Lorenzo della chiesa di S. Sabina. Qui fu
traslato, unitamente ai resti di S. Genesio, dalla chiesa di S. Giovanni della
Pigna, per volere di Sisto V. Eleuterio, molto probabilmente, è da
identificarsi con il martire Liberale (forma latina di Eleuterio) sepolto nel
cimitero "ad clivum Cucumeris". La chiesa di Sant'Eleuterio fuori le
mura a Rieti, fu edificata nel V secolo sul sepolcro dei corpi dei Martiri
Eleuterio ed Anzia sua madre, trafugati a Roma da una spedizione di fedeli
guidati dal vescovo Primo. In epoca longobarda doveva essere senz'altro la più
importante delle chiese reatine dal momento che nel 747 vi fu accolto con
solenni onori il re Liutprando. Raggiunse tuttavia il suo massimo splendore
subito dopo il 1000 allorché l'abate Pietro, oltre ad un accurato restauro
della chiesa e dell'attiguo monastero, la elevò a guida spirituale e morale dai
fedeli infondendo loro nuovi fermenti di intensa spiritualità. La chiesa di Sant'Eleuterio
era situata nei pressi dell'attuale cimitero di Rieti, vicino ad un ruscello.
Nel 1122 il conte Grimaldo Gentili cedette la chiesa, il suo monastero e le sue
pertinenze alla Cattedrale di Santa Maria. Il 13 agosto 1198 il vescovo Adolfo
Secenari insieme a papa Innocenzo III vi trasferì di nuovo dalla Cattedrale
reatina i corpi dei Santi Eleuterio ed Anzia e la elevò a titolo di collegiata
con 12 canonici ed un abate rettore. Da notare che in Sabina nell'alto medioevo
i corpi dei Santi venivano spesso portati al sicuro nelle Abbazie o nelle
Cattedrali, per salvarli dai ricercatori di corpi santi e soprattutto dalle
devastazioni saracene. La chiesa di Sant'Eleuterio fu sede di importanti sedute
giudiziarie, placiti e diete. Tra gli altri vi tennero solenni placiti papa
Alessandro II e l'imperatore Enrico IV, rispettivamente nel 1072 e nel 1084.