San Luca di Armento-Si festeggia anche il 5 Febbraio)
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5555:13-10-memoria-del-nostro-venerando-padre-luca-il-siculo&catid=192:ottobre&lang=it
a cura dell'Archimadrita Antonio Scordino di venerata memoria
a cura dell'Archimadrita Antonio Scordino di venerata memoria
Nato in un villaggio della Regione di Demenna, nei Nèbrodi, dapprima fu monaco a San Filippo Cacciaspiriti, poi si unì ai discepoli di sant’Elia lo Speleota, nel Monastero delle Grotte presso Melicuccà. Risalì quindi la Calabria, fermandosi dapprima a Noepoli di Potenza e poi presso Grumento. Fondato un monastero presso Armento, vi accolse la sorella Caterina, rimasta vedova con due figli, Antonio e Teodoro, e in località Carbone fondò anche il Monastero dei Santi Elia e Anastasio. Non si hanno altre notizie storicamente fondate; pare però che sia vissuto tra il 963 e il 1081
tratto da
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2008993215864178&id=100002605583903
Nasce agli inizi del X secolo, secondo alcune fonti nel 918. Originario di una famiglia nobile, contrariamente al volere dei genitori Giovanni e Tedibia che lo vogliono sposato entra nel convento di san Filippo di Agira; si sposta poi nei pressi di Reggio Calabria, vivendo per un certo periodo con sant'Elia Speleota. Qui profetizza un'invasione saracena dell'Aspromonte e per evitarla si sposta a nord, nell'eparchia del Mercurion, sul confine con la Lucania, a Noa (l'odierna Noepoli), dove restaura una vecchia chiesa dedicata a san Pietro e vi si stabilisce con i suoi seguaci.
Dopo sette anni di permanenza a Noa si sposta ancora lungo il corso dell'Agri, restaurando il monastero di san Giuliano che negli anni seguenti prospera e s'ingrandisce.Ciò attira le ire di un signorotto locale, tal Landolfo, che tenta senza successo di mandarlo in rovina. Quando Ottone I attacca la regione, Luca e i suoi discepoli si trasferiscono ad Armento, dove fondano un monastero fortificato. Durante una nuova invasione saracena (guidata probabilmente da Abu l-Qasim Ali), quando il nemico giunge alle porte del monastero, Luca guida i suoi monaci a cavallo contro di loro in una vera e propria battaglia.
In seguito viene raggiunto da sua sorella Caterina, rimasta vedova, e dai suoi due figli, i quali prendono tutti i voti; Luca fa stabilire sua sorella e altre monache in un convento dedicato alla Madonna, che era stato saccheggiato dai saraceni nell'ultima invasione. Viene afflitto per tre anni da una malattia che lo fa zoppicare, quindi gli viene annunciata la morte imminente da un angelo e si spegne nel monastero di Armento nel 984, assistito e poi sepolto da san Saba di Collesano.
Nel 1600 Paolo Emilio Santoro, autore del Chronicon Carbonense, identificò Luca d'Armento con un altro santo omonimo e contemporaneo, Luca di Carbone, traendo in inganno svariati storiografi successivi e creando una confusione che si è trascinata per i secoli successivi e che è riportata anche nella Bibliotheca Sanctorum.
Dopo sette anni di permanenza a Noa si sposta ancora lungo il corso dell'Agri, restaurando il monastero di san Giuliano che negli anni seguenti prospera e s'ingrandisce.Ciò attira le ire di un signorotto locale, tal Landolfo, che tenta senza successo di mandarlo in rovina. Quando Ottone I attacca la regione, Luca e i suoi discepoli si trasferiscono ad Armento, dove fondano un monastero fortificato. Durante una nuova invasione saracena (guidata probabilmente da Abu l-Qasim Ali), quando il nemico giunge alle porte del monastero, Luca guida i suoi monaci a cavallo contro di loro in una vera e propria battaglia.
In seguito viene raggiunto da sua sorella Caterina, rimasta vedova, e dai suoi due figli, i quali prendono tutti i voti; Luca fa stabilire sua sorella e altre monache in un convento dedicato alla Madonna, che era stato saccheggiato dai saraceni nell'ultima invasione. Viene afflitto per tre anni da una malattia che lo fa zoppicare, quindi gli viene annunciata la morte imminente da un angelo e si spegne nel monastero di Armento nel 984, assistito e poi sepolto da san Saba di Collesano.
Nel 1600 Paolo Emilio Santoro, autore del Chronicon Carbonense, identificò Luca d'Armento con un altro santo omonimo e contemporaneo, Luca di Carbone, traendo in inganno svariati storiografi successivi e creando una confusione che si è trascinata per i secoli successivi e che è riportata anche nella Bibliotheca Sanctorum.
tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91273
E. Santoro lo fece nativo di Tauriana in Calabria, figlio di Giovanni e di Tedibia e fratello di s. Fantino (uno dei maestri di s. Nilo al Mercurion), inducendo in errore F. Ferrari, A. Agresta, G. Fiore, D. Martire e altri scrittori.
In realtà s. Luca nacque in Sicilia, a Demenna (Castrogiovanni), e fu avviato all'ascesi basiliana nel monastero di S. Filippo d'Agira dove si formarono anche altri famosi monaci greci del sec. X.
Per sfuggire alle vessazioni dei Saraceni, che avevano conquistato l'isola attraversò lo stretto e andò a mettersi sotto la disciplina di s. Elia Speleota di Reggio. Ma ben presto anche la zona dell'Aspromonte divenne meta delle incursioni saracene, per cui egli prese la via del Nord fino a raggiungere la famosa eparchia monastica del Mercurion, ai confini tra Calabria e Lucania, meta di tutti i santi italo-greci del sec. X.
Fondò una laura nel territorio di Noia (Noepoli), dove restaurò la cadente chiesa di S. Pietro e dimorò con i suoi discepoli per sette anni, praticando il piú rigoroso ascetismo e dandosi ai lavori dei campi, sí da cambiare il deserto in giardino. Desideroso di maggiore solitudine, passò nel territorio di Agromonte, presso il fiume Agri, dove restaurò il monastero di S. Giuliano. Prestò la sua opera di cristiana carità ai soldati feriti nel conflitto tra i Saraceni e i Tedeschi di Ottone II; fortificò il castello di Armento e la chiesa della Madre di Dio, lasciandone la custodia ai propri discepoli. Di qui ebbe origine intorno al 971 il celebre monastero dei SS. Elia ed Anastasio del Carbone, che divenne il quartiere generale di s. Luca sia come baluardo fortificato contro le incursioni dei Saraceni, sia come palestra dei molti miracoli, che egli vi operò.
Qui Luca morí assistito da s. Saba di Collesano il 5 febbraio 995 e fu sepolto nella chiesa del monastero, dove ebbe culto pubblico.
In realtà s. Luca nacque in Sicilia, a Demenna (Castrogiovanni), e fu avviato all'ascesi basiliana nel monastero di S. Filippo d'Agira dove si formarono anche altri famosi monaci greci del sec. X.
Per sfuggire alle vessazioni dei Saraceni, che avevano conquistato l'isola attraversò lo stretto e andò a mettersi sotto la disciplina di s. Elia Speleota di Reggio. Ma ben presto anche la zona dell'Aspromonte divenne meta delle incursioni saracene, per cui egli prese la via del Nord fino a raggiungere la famosa eparchia monastica del Mercurion, ai confini tra Calabria e Lucania, meta di tutti i santi italo-greci del sec. X.
Fondò una laura nel territorio di Noia (Noepoli), dove restaurò la cadente chiesa di S. Pietro e dimorò con i suoi discepoli per sette anni, praticando il piú rigoroso ascetismo e dandosi ai lavori dei campi, sí da cambiare il deserto in giardino. Desideroso di maggiore solitudine, passò nel territorio di Agromonte, presso il fiume Agri, dove restaurò il monastero di S. Giuliano. Prestò la sua opera di cristiana carità ai soldati feriti nel conflitto tra i Saraceni e i Tedeschi di Ottone II; fortificò il castello di Armento e la chiesa della Madre di Dio, lasciandone la custodia ai propri discepoli. Di qui ebbe origine intorno al 971 il celebre monastero dei SS. Elia ed Anastasio del Carbone, che divenne il quartiere generale di s. Luca sia come baluardo fortificato contro le incursioni dei Saraceni, sia come palestra dei molti miracoli, che egli vi operò.
Qui Luca morí assistito da s. Saba di Collesano il 5 febbraio 995 e fu sepolto nella chiesa del monastero, dove ebbe culto pubblico.
per la memoria in data 5 febbario