S. PELLEGRINO IN ABITO EPISCOPALE
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Il 30 di questo mese, memoria di san Pellegrino di Triocala in Sicilia.
tratto da
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San Pellegrino è considerato il protovescovo della Diocesi di Triocala (attuale Caltabellotta). La più antica menzione di san Pellegrino sembra essere l'Encomio di Marciano di Siracusa, testo redatto dopo il 680 e prima della metà dell'VIII secolo. L'Encomio riferisce che Pellegrino, che non è mai qualificato come vescovo, fu discepolo di san Marciano di Siracusa e subì il martirio sul monte Crotalo assieme al vescovo Libertino di Agrigento, all'epoca degli imperatori Valeriano (253-260) e Gallieno (253-268) o poco dopo. Secondo lo stesso Encomio, Pellegrino scrisse un racconto della passione di Marciano, suo maestro.
Esiste poi un "Martyrium sancti Libertini episcopi Agrigentini et sancti Peregrini". Nel Martyrium si racconta che san Pellegrino, originario dell'Africa e contemporaneo di Marciano, era ospite del monastero chiamato Triginta sul monte Crotalo, quando fu tradito da un monaco di nome Pelagio e consegnato al locale persecutore dei cristiani, di nome Silvano, che lo mise a morte, assieme al vescovo Libertino, all'epoca degli imperatori Valeriano e Gallieno. Condannato al rogo, il suo corpo non subì corruzione e fu sepolto nel luogo stesso del martirio, il monte Crotalo, da una cristiana di nome Donnina.
Di san Pellegrino è poi nota anche una vita in latino, pubblicata negli addenda degli Acta sanctorum al 30 gennaio. La Vita racconta che Pellegrino, originario della Grecia, fu chiamato a Roma dall'apostolo Pietro, che in seguito lo inviò in Sicilia. Nell'isola il santo giunse a Caltabellotta, la cui popolazione era terrorizzata da un drago che si nutriva di giovani vittime; implorato da una madre, il cui figlio era destinato al sacrificio, Pellegrino riuscì a sconfiggere la bestia salvando il ragazzo e liberando la città. Finì i suoi giorni vivendo nello stesso antro in cui aveva trovato rifugio il drago. Dopo la sua morte, continuò ad operare miracoli, sanando molti infermi.
Infine, il testo biografico più dettagliato, legato alla tradizione orale del santo, è il "Ragguaglio della vita e morte dell'apostolo di Sicilia santo Pellegrino, primo vescovo triocalitano e protettore di Caltabellotta. Cavato d'alcuni antichi codici manoscritti di detta città e trasportato dal latino in volgare 1794". Questo scrittto costituisce una vera e propria biografia di san Pellegrino. Originario di Lucca di Grecia - sarebbe la città di Leucade sull'isola omonima-, si trovava a Roma quando, dopo la sua consacrazione episcopale, fu inviato in Sicilia da san Pietro assieme a Macario, Massimo e Marciano, per convertire i "Greci idolatri", chiamati anche "Saraceni". Giunto nell'isola, si recò a Triocala dove sconfisse il dragone e, come già raccontato nella Vita, visse da eremita nella grotta abitata in precedenza dal drago, convertendo con la parola ed i miracoli molti infedeli e distruggendo i loro templi e le loro "moschee". Successivamente costruì una chiesa dove iniziò ad esercitare le sue funzioni episcopali e ad amministrare i sacramenti. Condannato al rogo, durante le persecuzioni di Nerone, uscì indenne dalle fiamme e visse ancora molti anni. Diversi vescovi gli succedettero sulla cattedra di Triocala, tra cui anche Liberato, il giovinetto salvato dalle fauci del drago.
Esiste poi un "Martyrium sancti Libertini episcopi Agrigentini et sancti Peregrini". Nel Martyrium si racconta che san Pellegrino, originario dell'Africa e contemporaneo di Marciano, era ospite del monastero chiamato Triginta sul monte Crotalo, quando fu tradito da un monaco di nome Pelagio e consegnato al locale persecutore dei cristiani, di nome Silvano, che lo mise a morte, assieme al vescovo Libertino, all'epoca degli imperatori Valeriano e Gallieno. Condannato al rogo, il suo corpo non subì corruzione e fu sepolto nel luogo stesso del martirio, il monte Crotalo, da una cristiana di nome Donnina.
Di san Pellegrino è poi nota anche una vita in latino, pubblicata negli addenda degli Acta sanctorum al 30 gennaio. La Vita racconta che Pellegrino, originario della Grecia, fu chiamato a Roma dall'apostolo Pietro, che in seguito lo inviò in Sicilia. Nell'isola il santo giunse a Caltabellotta, la cui popolazione era terrorizzata da un drago che si nutriva di giovani vittime; implorato da una madre, il cui figlio era destinato al sacrificio, Pellegrino riuscì a sconfiggere la bestia salvando il ragazzo e liberando la città. Finì i suoi giorni vivendo nello stesso antro in cui aveva trovato rifugio il drago. Dopo la sua morte, continuò ad operare miracoli, sanando molti infermi.
Infine, il testo biografico più dettagliato, legato alla tradizione orale del santo, è il "Ragguaglio della vita e morte dell'apostolo di Sicilia santo Pellegrino, primo vescovo triocalitano e protettore di Caltabellotta. Cavato d'alcuni antichi codici manoscritti di detta città e trasportato dal latino in volgare 1794". Questo scrittto costituisce una vera e propria biografia di san Pellegrino. Originario di Lucca di Grecia - sarebbe la città di Leucade sull'isola omonima-, si trovava a Roma quando, dopo la sua consacrazione episcopale, fu inviato in Sicilia da san Pietro assieme a Macario, Massimo e Marciano, per convertire i "Greci idolatri", chiamati anche "Saraceni". Giunto nell'isola, si recò a Triocala dove sconfisse il dragone e, come già raccontato nella Vita, visse da eremita nella grotta abitata in precedenza dal drago, convertendo con la parola ed i miracoli molti infedeli e distruggendo i loro templi e le loro "moschee". Successivamente costruì una chiesa dove iniziò ad esercitare le sue funzioni episcopali e ad amministrare i sacramenti. Condannato al rogo, durante le persecuzioni di Nerone, uscì indenne dalle fiamme e visse ancora molti anni. Diversi vescovi gli succedettero sulla cattedra di Triocala, tra cui anche Liberato, il giovinetto salvato dalle fauci del drago.
La critica agiografica ha sollevato dubbi sull'esistenza storica di san Pellegrino, sulla definizione dei dati cronologici e biografici del santo e sull'attribuzione delle fonti agiografiche ad un unico Pellegrino, il santo venerato a Caltabellotta. Già Ottavio Gaetani, nelle Animadversiones, ossia "considerazioni" sul manoscritto del Martyrium, riteneva verosimile, benché a suo avviso improbabile, l'esistenza di due martiri con lo stesso nome Pellegrino.
Francesco Aprile, nella sua Della cronologia universale della Sicilia (1725), distingueva due santi di nome Pellegrino, decedutii entrambi nell'anno 90 dell'era cristiana: un san Pellegrino martire "nel monte detto Crotaleo ne' confini di Girgenti", celebrato il 3 novembre; e un san Pellegrino confessore, celebrato il 30 gennaio e patrono di Caltabellotta, il quale, "alcuni argomentano, fondato avesse la cattedrale triocalitana".
Tommaso De Angelo, negli Annales historico-critici ecclesiae siculae (1730), avanza l'ipotesi dell'esistenza di due Marciano, di due Pellegrino e di due Libertino nel I e nel III secolo, giustificando così l'origine apostolica della Chiesa siciliana, di cui è convinto sostenitore.
Più recentemente, Francesco Lanzoni ha per primo avanzato la tesi di uno sdoppiamento della figura del santo; quando la sua devozione si è diffusa a Caltabellotta, il martire Pellegrino di Agrigento del III secolo è diventato Pellegrino di Triocala, confessore e vescovo del I secolo. Questa ipotesi del Lanzoni è fatta propria da Agostino Amore e dagli editori della Bibliotheca Sanctorum, che tra i vari santi di nome Pellegrino escludono il santo di Triocala.
Trezzini invece ritiene «plausibile l'esistenza di due santi di nome Pellegrino, vissuti in età diversa nel territorio di Triocala», uno anacoreta e taumaturgo, l'altro pastore, vescovo e fondatore della diocesi.
Secondo Amore l'esistenza storica di un Pellegrino, martire forse di Agrigento, «è possibile o probabile», ma di lui «niente si conosce di sicuro»;inesistente invece è il Pellegrino di Triocala.
Francesco Aprile, nella sua Della cronologia universale della Sicilia (1725), distingueva due santi di nome Pellegrino, decedutii entrambi nell'anno 90 dell'era cristiana: un san Pellegrino martire "nel monte detto Crotaleo ne' confini di Girgenti", celebrato il 3 novembre; e un san Pellegrino confessore, celebrato il 30 gennaio e patrono di Caltabellotta, il quale, "alcuni argomentano, fondato avesse la cattedrale triocalitana".
Tommaso De Angelo, negli Annales historico-critici ecclesiae siculae (1730), avanza l'ipotesi dell'esistenza di due Marciano, di due Pellegrino e di due Libertino nel I e nel III secolo, giustificando così l'origine apostolica della Chiesa siciliana, di cui è convinto sostenitore.
Più recentemente, Francesco Lanzoni ha per primo avanzato la tesi di uno sdoppiamento della figura del santo; quando la sua devozione si è diffusa a Caltabellotta, il martire Pellegrino di Agrigento del III secolo è diventato Pellegrino di Triocala, confessore e vescovo del I secolo. Questa ipotesi del Lanzoni è fatta propria da Agostino Amore e dagli editori della Bibliotheca Sanctorum, che tra i vari santi di nome Pellegrino escludono il santo di Triocala.
Trezzini invece ritiene «plausibile l'esistenza di due santi di nome Pellegrino, vissuti in età diversa nel territorio di Triocala», uno anacoreta e taumaturgo, l'altro pastore, vescovo e fondatore della diocesi.
Secondo Amore l'esistenza storica di un Pellegrino, martire forse di Agrigento, «è possibile o probabile», ma di lui «niente si conosce di sicuro»;inesistente invece è il Pellegrino di Triocala.
tratto da
https://it.wikipedia.org/wiki/Pellegrino_di_Triocala
Le fonti agiografiche sono ricche di particolari, contrastanti e contradditori, sulla vita di san Pellegrino.
L'Encomio[15] riferisce che Pellegrino, che non è mai qualificato come vescovo, fu discepolo di san Marciano di Siracusa e subì il martirio sul monte Crotalo assieme al vescovo Libertino di Agrigento, all'epoca degli imperatori Valeriano (253-260) e Gallieno (253-268) o poco dopo. Secondo lo stesso Encomio, Pellegrino scrisse un racconto della passione di Marciano, suo maestro.
Nel Martyrium[16] si racconta che san Pellegrino, originario dell'Africa e contemporaneo di Marciano, era ospite del monastero chiamato Triginta sul monte Crotalo (o Crotaleo)[17], quando fu tradito da un monaco di nome Pelagio e consegnato al locale persecutore dei cristiani, di nome Silvano, che lo mise a morte, assieme al vescovo Libertino, all'epoca degli imperatori Valeriano e Gallieno. Condannato al rogo, il suo corpo non subì corruzione e fu sepolto nel luogo stesso del martirio, il monte Crotalo, da una cristiana di nome Donnina.
La Vita[18] racconta che Pellegrino, originario della Grecia, fu chiamato a Roma dall'apostolo Pietro, che in seguito lo inviò in Sicilia. Nell'isola il santo giunse a Caltabellotta, la cui popolazione era terrorizzata da un drago che si nutriva di giovani vittime; implorato da una madre, il cui figlio era destinato al sacrificio, Pellegrino riuscì a sconfiggere la bestia salvando il ragazzo e liberando la città. Finì i suoi giorni vivendo nello stesso antro in cui aveva trovato rifugio il drago. Dopo la sua morte, continuò ad operare miracoli, sanando molti infermi.
Infine il Ragguaglio della vita e morte dell'apostolo di Sicilia santo Pellegrino[19] costituisce una vera e propria biografia di san Pellegrino. Originario di Lucca di Grecia[20], si trovava a Roma quando, dopo la sua consacrazione episcopale, fu inviato in Sicilia da san Pietro assieme a Macario, Massimo e Marciano, per convertire i "Greci idolatri", chiamati anche "Saraceni". Giunto nell'isola, si recò a Triocala dove sconfisse il dragone e, come già raccontato nella Vita, visse da eremita nella grotta abitata in precedenza dal drago, convertendo con la parola ed i miracoli molti infedeli e distruggendo i loro templi e le loro "moschee". Successivamente costruì una chiesa dove iniziò ad esercitare le sue funzioni episcopali e ad amministrare i sacramenti. Condannato al rogo, durante le persecuzioni di Nerone, uscì indenne dalle fiamme e visse ancora molti anni. Diversi vescovi gli succedettero sulla cattedra di Triocala, tra cui anche Liberato, il giovinetto salvato dalle fauci del drago.
A questi dati biografici, desunti dalle fonti antiche, Gaetani, nella sua biografia sul santo, riporta come anno di morte il 90 dell'era cristiana, aggiungendo che «non mancano coloro che credono che dal Beato Pietro Apostolo gli sia stata data la carica di primo Vescovo; e che da lui ebbe inizio l'episcopato triocolitano».
Consultare
https://win.lasiciliainrete.it/STORIAECULTURA/SANPELLEGRINO/SANPELLEGRINO.htm
tratto da
https://www.ilsussidiario.net/news/cronaca/2014/1/30/santo-del-giorno-il-30-gennaio-si-celebra-san-pellegrino-vescovo-di-triocala/462476/
Tra i santi che la tradizione religiosa venera il 30 di gennaio, viene collocato anche San Peregrino o Pellegrino, vescovo di Triolaca l’attuale Caltabellotta, paese della Sicilia di cui divenne Patrono. Secondo le cronache storiche tramandate, Peregrino nasce in Grecia in una città chiamata Lucca di Grecia. Fin dalla giovane età conduce una vita lontana dalle tentazioni demoniache e grazie alla sua riconosciuta integrità d’animo, guadagna la stima di Pietro, il quale lo convoca a Roma per poi mandarlo in missione santa nella regione di Sicilia, con lo scopo di incutere timore ai pagani e di schiacciare i demoni che infestavano la regione. La leggenda religiosa narra che una volta arrivato a Triolaca, Peregrino venne a conoscenza della paura oscura che attanagliava gli abitanti del paese. Infatti, secondo la tradizione in un antro vicino alla città, abitava un dragone, che veniva identificato come un demone o comunque come una bestia sottomessa alle forze del male. Per evitare che la creatura demoniaca potesse ribellarsi contro tutti i paesani, nacque tra quest’ultimi l’idea di presentare a tempo stabilito, un tributo al dragone, che consisteva nel donare un fanciullo di Triolaca come cibo. In quel tempo Peregrino mendicava a casa di una donna povera in ricchezza, ma pura nell’animo, il cui unico figlio, venne estratto come prossimo fanciullo destinato a divenire tributo del dragone. La donna per meritarsi la benevolenza di Dio, con l’unica speranza di poter salvare il figlio, pur non avendo nemmeno un tozzo di pane per se stessa andò ad elemosinare in casa degli abitanti vicini, con lo scopo di trovare dei viveri da poter offrire a Peregrino. La povera donna non trovò benevolenza nei cuori degli altri abitanti, in particolare nel cuore di un’altra donna che rispose, che avrebbe preferito vedere trasformare il proprio pane in sassi, piuttosto che donarlo. Peregrino così quel giorno non trovò ristoro in casa della povera donna, ma venuto a conoscenza del suo umile impegno le mostrò gratitudine. Gli scritti tramandano che la donna che si era rifiutata di fare elemosina, si trovò trasformato il pane che aveva nascosto in sassi, che ancora oggi gli abitanti di Caltabellotta conservano per venerare Peregrino come uomo mandato da Dio. Il giorno successivo per ricompensare la benevolenza della donna, Peregrino volle accompagnare di persona il fanciullo alla bocca del drago, ma una volta che la bestia aprì la bocca, senza temere gli conficcò il suo bastone riuscendo a spingere il demone in una voragine sconfiggendolo per sempre. In seguito Pietro, lo investì della carica di Vescovo di Triolaca.
Oggi gli abitanti di Caltabellotta festeggiano il loro Patrono nel giorno 30 gennaio, venerando la reliquia dell’omero e mettendo in mostra tutti i dipinti che raffigurano il Santo Peregrino accanto al dragone sconfitto. In agosto poi a Caltabellotta viene organizzata la cosiddetta “Fiera del bestiame” in onore del Patrono, in quest’occasione i fedeli portano in spalla per tutto il paese la statua che raffigura il valoroso San Peregrino.