domenica 30 aprile 2017

Santi 1 Maggio -SIKELIA per il primo millennio


Risultati immagini per icona del buon pastore


Saint COMINUS, COMIN ou COMICE, martyr à Catane en Sicile (vers 270).

 Secondo la Passio Sancti Comini venendo in Catania l'imperatore Claudio, cercò di far abiurare il contadino Comino offrendogli provocatoriamente in moglie la propria figlia. Al rifiuto Comino fu ucciso.

sabato 29 aprile 2017

santi per il mese di maggio -SIKELIA per il primo millennio

Risultati immagini per icone di san filippo di agira

saints pour le 1er mai du calendrier ecclésiastique 
Saint COMINUS, COMIN ou COMICE, martyr à Catane en Sicile (vers 270).

 

saints pour le 10 mai du calendrier ecclésiastique

Saints ALPHUS, PHILADELPHE, CYPRIN (CYRIN), ONESIME, ERASME et leurs QUATORZE compagnons, martyrs en Sicile sous Dèce (250 ou 251).

 http://www.santiebeati.it/dettaglio/90308

 http://sottolapietra.blogspot.it/p/i-tre-santi-a.html


Saintes THECLE, JUSTINE et ISIDORA, martyres à Lentini en Sicile (entre 250 et 260)

 

saints pour le 12 mai du calendrier ecclésiastique 

San Filippo di Agira Sacerdote, esorcista


 http://www.santiebeati.it/dettaglio/91317

 

lunedì 24 aprile 2017

in Sikelia saints pour le 25 avril du calendrier ecclésiastique

Immagine correlata

Santi Teodota,Evodio, Ermogene Callista(in alcuni codici Callisto) cittadini Siracusani martiri probabilmente a Nicea (per alcune trascrizioni il loro martirio avviene intorno al 303)

TRATTO  da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/50750
 Nei martirologi latini il 25 aprile viene presentato l'elogio di questi tre santi fratelli, martiri in Siracusa; nei menei greci, invece, li troviamo commemorati il 1 e talvolta il 2 settembre, e nel Menologio del card. Sirleto l’11 dello stesso mese. Vi si riferisce che erano fratelli  che furono accusati come cristiani al preside della provincia e condannati a subire la morte di spada verso il 303-304.
Quest'elogio e queste notizie sollevano non poche questioni. Invece che a Siracusa, qualche codice pone il loro martirio a Cesarea: ma se questa attribuzione viene comunemente rifiutata, oggi si fa sempre più strada la tesi che si tratti di martiri di Nicea, da identificare coi tre figli di s. Teodota, di cui si legge l'elogio nel Martirologio Romano il 2 agosto. Qui infatti si parla del martirio di s. Teodota e si riassume la notizia contenuta nella passio di s. Anastasia, di cui il Venerabile Beda ci ha conservato il più antico particolare: Teodota è una martire di Nicea, bruciata viva coi suoi tre figli di cui il maggiore si chiamava Evodio. Non è inutile notare che la data del 2 agosto, già fornita dal Martirologio Geronimiano, è un errore per il 2 settembre, come ci conferma il Martirologio Siriaco (sec. IV).
Riguardo al terzo di questi martiri, i mss. a volte hanno Callisto e a volte Callista, cosicché rimane indeciso se si tratti in effetti di uomo 0 di donna, anche se dal manoscritto greco Contagaris del monastero di S. Filippo di Fragalà, citato dai Bollandisti, sembra risultare con tutta evidenza trattarsi di una donna.

 

 

 Tratto da https://forum.termometropolitico.it/592031-domanda-ai-fratelli-ortodossi.html


Tropario dei SS. EVODIO, ERMOGENE e CALLISTA:

Sullo scanno del martirio con fede ascendesti o Callista  con i due fratelli predicando Cristo nostro Dio, perché dall'amore nutrita ne formasti vasi spirituali della chiesa di Cristo; perciò martire con essi sei nella suprema vita congiunta.


Distico: Καλλιστον όντως ευρε Καλλιστη τέλος
Συν τοις καλοις τμηθεισα διττοις συγγονοις.

 


 

saints pour le 25 avril du calendrier ecclésiastique

 Saints EVODE, HERMOGENE et CALLISTE (CALLISTA), martyrs à Syracuse. 

 Évode et Hermogène, deux frères chrétiens de Syracuse avec Callista, leur soeur, furent mis à mort pour la Foi en des circonstances que nous ignorons. Certains martyrologes les nomment au 1er ou au 2 septembre. Cajetanus dans ses "Vies des Saints," nous dit qu'ils étaient honorés à Syracuse du temps de Saint Jean Damascène. ou The Holy Martyrs Callista and her brothers Euodos and Hermogenes, Christians of Nikomedia, were brought to trial before the pagan governor for confessing their faith in Christ. Having refused to offer sacrifice to idols, they were cut down by the sword.


 

  

 Saint ROBERT, abbé à Syracuse en Sicile (vers le VIIIème siècle). 

sabato 8 aprile 2017

Santi di Sikelìa per il 9 aprile






Une sainte cohorte de Juifs convertis martyrs à Lentini en Sicile sous Dèce (entre 249 et 251).

mercoledì 5 aprile 2017

Il 6 aprile si festeggiano i santi italo-greci: Filarete ed Elia di Palermo





Odigitria di Calatamauro ( Contessa Entellina prov. di Palermo) - si trova presso il Museo di palazzo Abatellis di Palermo - Mosaico del XIII secolo in puro stile paleologo

Il 6 aprile si festeggiano i santi italo-greci: Filarete ed Elia di Palermo


Santi Elia e Filarete, Palermo asceti e martiri  nell’anno 831







La vita di questi due santi asceti siciliani inevitabilmente si incontra e si scontra con la violenta dominazione islamica che si impose per circa due secoli in Sicilia. Elia e Filarete vissero come monaci in un monastero di Palermo sino a quando tentarono la fuga dalla città siciliana per evitare l’abiura della fede, ma i due santi furono catturati e brutalmente torturati come esempio ed ammonimento per gli altri cristiani che avrebbero voluto ribellarsi apertamente all’islamizzazione dell’isola. Invero non si conosce con precisione la data del loro martirio, perché potrebbe essere il 6 aprile 831, anno in cui venne conquistata Palermo dagli islamici oppure in uno dei successivi tentativi di ribellione dei cristiani, come nel caso del monaco Argenzio martirizzato nel 906.
Per le preghiere dei Santi Elia e Filarete, Signore Gesù Cristo, Dio nostro, abbi misericordia di noi e salvaci. Amin!


tratto  da

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2259280800835417&set=a.1001927373237439&type=3&theater




Due Santi monaci siciliani furono martirizzati per la fede in Cristo quando, divenuta opprimente la dominazione islamica e impossibilitati a continuare la loro vita monastica in quello che restava del loro “monastero” greco, tentarono di fuggire per non essere costretti ad abiurare la fede. Furono presi e torturati pubblicamente, come monito per i cristiani ancora residenti in città, atto a scoraggiare ulteriori tentativi di resistenza all’Islam o di aperta ribellione alla dominazione islamica. Gli studiosi discutono se i due santi furono martirizzati nella presa di Palermo (831) o in una recrudescenza della persecuzione islamica contro residui focolai di resistenza cristiana (906) come nel caso del monaco martire Argenzio.





Consultare anche da pagg 97 e seguenti

Ombre della storia - Asterios Editore  autore Antonio Monaco










MAGNA  GRECIA  BIZANTINA  E  TRADIZIONE CLASSICA

ATTI  DEL  DECIMOSETTIMO  CONVEGNO  DI  STUDI

SULLA MAGNA  GRECIA



TARANTO, 9-14  OTTOBRE  1977



domenica 2 aprile 2017

3 aprile San Giuseppe l’Innografo di Siracusa Monaco a Costantinopoli -Santo Attalo igumeno a Taormina

Santo Attalo igumeno a Taormina

Secondo il chronicon benedettino del 1483 Attalo fu abate nel secolo IX del monastero posto presso Taormina, e morì il 3 Aprile.
Così il chronicon: “Sanctus Attalus, Abbas monasterij positi apud Tauromenium Siciliae, cuius natale solemnizatur III Nonas Aprilis“.

 
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91514

Joseph-nicholas.jpg 
 http://oca.org/saints/lives/2014/04/04/100984-venerable-joseph-the-hymnographer
 

Troparion — Tone 2

Come, let us acclaim the divinely inspired Joseph, / The twelve-stringed instrument of the Word, / The harmonious harp of grace and lute of heavenly virtues, / Who lauded and praised the assembly of the saints. / And now he is glorified with them.

Kontakion — Tone 3

Your divinely inspired tongue was the pen of a ready scribe, / according to the words of David. / You sang of the contests of the saints / and described the grace they received through their labors. / Therefore, we cry to you: “Rejoice, O blessed harp of holy melody!”

 
Santo Giuseppe l’Innografo  di nazionalità siciliana  monaco a Tessalonica e confessore delle sante icone sotto Teofilo (verso 886)

Dal quotidiano Avvenire

Nacque in Sicilia nell'816 e al tempo dell'invasione araba dell'827, con la sua famiglia si rifugiò nella Grecia Meridionale. Nell'831 si recò a Tessalonica nella Macedonia, entrando nel monastero di Latomia. Consacrato sacerdote, ebbe come maestro spirituale San Gregorio il Decapolita, che verso l'840 lo condusse a Costantinopoli. L'anno successivo Giuseppe fu inviato a Roma dal papa Gregorio IV, per chiedere il suo aiuto nella lotta contro l'eresia iconoclasta. La nave su cui era imbarcato, cadde però nelle mani di pirati arabi che lo condussero a Creta; riscattato e liberato nell'843 tornò a Costantinopoli dove trovò il suo maestro morto. Coinvolto nella vicenda della deposizione del patriarca Ignazio, nell'858, fu esiliato a Cherson in Crimea, dove rimase probabilmente fino al reintegro di Ignazio nell'867. L'imperatore Basilio I il Macedone (812-886) gli affidò la custodia di Santa Sofia a Costantinopoli. Morì nel 886. Sono celebri i suoi inni sacri da cui è derivato il nome «Innografo».










Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91514
La ‘Vita’ di s. Giuseppe l’Innografo fu scritta dal suo discepolo e successore Teofano; nacque in Sicilia nell’816 e al tempo dell’invasione araba dell’827, con la sua famiglia si rifugiò nel Peloponneso (Grecia Meridionale).
A quindici anni nell’831 si recò a Tessalonica (odierna Salonicco) nella Macedonia, prendendo l’abito religioso nel monastero di Latomia. Consacrato sacerdote, ebbe come maestro spirituale San Gregorio il Decapolita, che verso l’840 lo condusse con sé a Costantinopoli, dove insieme ad altri discepoli vissero nella chiesa di S. Antipa.
L’anno successivo Giuseppe fu inviato a Roma dal papa Gregorio IV, per chiedere il suo aiuto nella lotta ingaggiata dal suo maestro e i discepoli, contro l’eresia iconoclasta, iniziata dall’imperatore Leone III l’Isaurico nel 726.
La nave su cui era imbarcato, cadde però nelle mani dei pirati arabi che lo condussero a Creta; venne riscattato e liberato da persone caritatevoli e nell’843 tornò a Costantinopoli dove trovò il suo maestro Gregorio il Decapolita morto o moribondo.
Restò come eremita nella stessa chiesa di S. Antipa, poi per cinque anni fu nella chiesa di S. Giovanni Crisostomo, dove nell’850 fondò un monastero, diventando egumeno (abate), deponendovi anche le reliquie di Gregorio, del suo discepolo Giovanni e quelle di s. Bartolomeo, ottenute a Tessalonica.
Venne coinvolto nella vicenda della deposizione del patriarca Ignazio, avvenuta il 23 novembre 858 e perché amico e sostenitore del patriarca, fu esiliato dal potente cesare Bardas a Cherson in Crimea, dove rimase probabilmente fino al reintegro di Ignazio nell’867.
L’imperatore Basilio I il Macedone (812-886) gli affidò la custodia di S. Sofia a Costantinopoli, in questa funzione ricevé gli inviati del papa Adriano II al Concilio di Costantinopoli, il 25 settembre 869.
Dopo una interruzione, ricoprì la carica di nuovo fino all’886, anno in cui morì il 3 aprile, giorno della sua attuale celebrazione liturgica. Sono celebri i suoi inni sacri, accolti nella liturgia greca, da cui è derivato il nome ‘Innografo’.
Tratto da
http://www.ortodoxia.it/San_Giuseppe_Innografo.html

La vita di San Giuseppe l’Innografo è stata scritta dal suo discepolo e successore Teofano. Giuseppe nacque a Siracusa l’816 e lì visse sino a che i continui attacchi dei saraceni imposero un’inevitabile fuga dalla Sicilia, che avvenne nel 827 ed egli, insieme alla famiglia, si rifugiò nel Peleponneso (Grecia meridionale). A 15 anni venne ordinato monaco nel monastero di Latomia presso Tessalonica. Successivamente, venne ordinato sacerdote giovanissimo. Dotato di una bella voce e di una capacità straordinaria nella composizione di inni, spesso lodava mediante il canto Dio e i suoi Misteri, la Theotokos e tutti i Santi. Ebbe come padre spirituale, San Gregorio il Decapolita, insigne difensore delle Icone e confessore della fede, che nell’840 unitamente ad altri confratelli si recarono a Costantinopoli ove vissero nella chiesa di Sant’Antipa. Quindi, nell’anno successivo venne mandato a Roma a chiedere sostegno al Papa nella lotta iconoclasta, ma durante il viaggio, la nave che avrebbe dovuto portarlo in Italia, venne intercettata dai saraceni e, pertanto, Giuseppe venne sequestrato e portato a Creta, durante la prigionia trascorse il tempo lodando Dio e grazie al pagamento del riscatto venne liberato. Quindi fece ritorno a Costantinopoli nell’843 ove trovò il suo padre spirituale che già aveva reso la sua anima a Dio, l’imperatore Teofilo morto e l’ortodossia in trionfo. Nell’850 con il discepolo San Giovanni fondarono un monastero ove custodire il corpo del padre spirituale, e successivamente del medesimo Giovanni oltre alle reliquie di San Bartolomeo precedentemente ottenute a Tessalonica ed ove Giuseppe compose innumerevoli e splendidi componimenti poetici, inni liturgici, che lo resero importante nella Chiesa bizantina. Fu coinvolto nella deposizione del Patriarca di Costantinopoli Sant’Ignazio, verso cui fu amico e fedele sostenitore e per tali motivi fu esiliato a Cherson (Crimea) dal potente cesare Bardas. Fu richiamato nel 867 dall’imperatore Basilio I Macedone, che altresì richiamò nella sede apostolica costantinopolitana Ignazio e deponendo a sua volta San Fozio. Ritornato nella capitale dell’impero venne nominato “schevofilace” (custode del tesoro dei vasi sacri) di Santa Sofia ed in tale veste accolse la delegazione papale inviata da Adriano II all’VIII Concilio (869-870), il 25 settembre 869. Alla dormizione di Sant’Ignazio, il santo siracusano si riconciliò con San Fozio, che prima della sua dormizione si riappacificò con il Papa di Roma, e mantenne la prestigiosa carica di schevofilace sino alla sua dormizione, avvenuta all’età di 70 anni circa, il 3 aprile 886. Il santo monaco siciliano, pur essendo stato coinvolto nella lotta iconoclasta, fu molto importante non tanto per la difesa delle Sacre Icone, quanto per la notevole mole e qualità di inni liturgici, che gli valsero unanimemente, tra i molteplici validi poeti della Chiesa costantinopolitana, il titolo di Innografo per antonomasia.


Tratto da
http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-l-innografo_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Nato in Sicilia circa l'anno 816, si sottrasse alle incursioni dei Saraceni riparando nel Peloponneso con la famiglia, che presto abbandonò per entrare in un monastero di Salonicco. Condotto a Costantinopoli da San Gregorio Decapolita, durante la persecuzione iconoclastica di Teofilo, fu incaricato di una missione a Roma presso la S. Sede. Ma catturato in viaggio da pirati arabi, fu tradotto schiavo a Creta. Riscattato da pie persone, rientrò a Bisanzio (11 marzo 843). Verso l'850 costruì per i suoi seguaci un monastero e una chiesa dedicata a S. Bartolomeo e a S. Gregorio Decapolita, ove depose le reliquie dell'apostolo e del suo maestro. Coinvolto nella disgrazia di S. Ignazio Patriarca, fu esiliato nel Chersoneso, donde, richiamato, fu nominato custode dei vasi sacri di S. Sofia. Morto Ignazio, riconobbe il successore Fozio, col quale visse poi in buoni rapporti.
Morì il 3 aprile 886.
Si meritò il nome di Innografo per il numero stragrande di canoni liturgici da lui composti, specialmente in onore di santi. Egli ordinò la Paracletica (Παρακλητική), che oltre all'Ottoeco di S. Giovanni Damasceno contiene anche gli uffici di tutti i giorni, i cui canoni sono dovuti appunto a G., e non a S. Giuseppe di Tessalonica (morto il 15 aprile 832), fratello di S. Teodoro Studita.
Ediz.: I Canoni oltre che nei libri liturgici, in Migne, Patrol. Graeca, CV, coll. 983-1426; Christ-Paranikas, Anthol. graecacarminum christianor., Lipsia 1871, XLVII, p. 242 segg. La Vita scritta da Giovanni diacono in Migne, Patrol. Graeca, loc. cit. La Vita scritta da Teofane monaco, in A. Papadopulos-Kerameus, Monumenta ad historiam Photii pertinentia, II (Pietroburgo 1901). L'Encomio di Teodoro Pediasimo in M. Treu, Theodori Pediasimi quae exstant, Potsdam 1899.
Bibl.: M. Théarvic, in Échos d'Orient, VII (1904); P. Van de Vorst, in Analecta Bollandiana, XXXVIII (1920).




Tratto da
Vicariato Ortodosso delle Puglie

l 3 aprile si festeggia il Santo italo-greco: San Giuseppe l'Innografo di Siracusa
San Giuseppe l’Innografo nacque a Siracusa nell’816 da dove fuggì insieme alla sua famiglia a causa degli orrori perpetrati dai musulmani ai danni della popolazione cristiana, le cui avvisaglie si ebbero sin dal 740, per rifugiarsi nel Peloponneso. A soli 15 anni, si allontanò dalla famiglia per recarsi al Monastero di Latoma ove fu ordinato monaco. Nel Santo siracusano emersero immediatamente la sua bella voce, nonché la sua vena poetica con cui dava lode a Dio ed ai suoi Misteri, alla Madre di Dio ed ai Santi. Di estrema importanza è la conoscenza che San Giuseppe l’Innografo fece di San Gregorio il Decapolita, quest’ultimo protettore delle icone e difensore della fede, di cui divenne discepolo. I due santi si recarono a Costantinopoli nel l’840 durante la guerra iconoclastica condotta allora dall’imperatore Teofilo. All’incontro con gli altri Santi iconoduli, San Giuseppe l’Innografo fu scelto per recarsi a Roma per richiedere l’appoggio, alla suddetta Sede Apolistica, per la difesa delle icone, ma durante il viaggio fu rapito dai saraceni e portato a Creta. Il tempo della reclusione in prigione lo trascorse nel canto delle lodi a Dio. Appena liberato,nell’843, San Giuseppe l’Innografo tornò a Costantinopoli ove trovò il maestro morente ed il trionfo dell’ortodossia. Nell’850 fondò un monastero insieme al condiscepolo San Giovanni per deporre le reliquie del maestro e lì realizzò i numerosi inni liturgici che lo resero venerabile dalla Santa Chiesa. Successivamente venne esiliato a Chersone, Crimea, dal potente cesare Bardas a causa della sua fedeltà all’imperatore Sant’Ignazio per poi essere richiamato nel 867 dall’imperatore Macedone I (867- 886), che depose l’imperatore San Fozio e rientegrò Sant’Ignazio. Fu nominato “schevofilace” (custode del tesoro dei vasi sacrI) presso Santa Sofia indi accolse ufficialmente la delegazione del Papa Adriano II all’VIII Concilio (869-870). Alla morte di Sant’Ignazio, San Giuseppe l’Innografo si riconciliò con San Fozio, che si spense in pace con Roma, e mantenne l’importante carica sino alla morte, che lo colse all’età di 63 anni, il 3 aprile 886. La notevole quantità unita alla profondità teologica degli inni liturgici consentirono San Giuseppe ad essere insignito del titolo di Innografo per antonomasia rispetto agli altri numerosi Santi poeti che popolano la Santa Chiesa Ortodossa.

Consultare anche  l’articolo

I Santi innografi


http://wwwbisanzioit.blogspot.it/2013/07/i-santi-innografi.html


  La vita di San Giuseppe l’Innografo è stata scritta dal suo discepolo e successore Teofano
 http://www.ortodoxia.it/San_Giuseppe_Innografo.html
 

Sikelia 3 aprile Saint PANCRACE, disciple de l'apôtre Pierre, évêque de Taormina en Sicile et martyr (Ier siècle)



Saint PANCRACE, disciple de l'apôtre Pierre, évêque de Taormina en Sicile et martyr (Ier siècle)


The Hieromartyr Pancratius, Bishop of Taormina, was born when our Lord Jesus Christ yet lived upon the earth.
http://media.tumblr.com/a329425864aed58495adc1b9929e87f5/tumblr_inline_mpmyotXTOU1qz4rgp.jpg

Troparion - Tone 8 

As a flaming arrow You were sent from on high
To the throne of Taormina to wound godless impiety
And to illumine the hearts of the faithful,
Confirming them in the faith through the word of God.
And having completed your course You did suffer unto bloodshed.
O Hieromartyr Pancratius, pray for all who praise your memory.

Troparion - Tone 4 

By sharing in the ways of the Apostles,
you became you became a successor to their throne.
Through the practice of virtue, you found the way to divine contemplation, O inspired one of God; 
by teaching the word of truth without error, you defended the Faith, even to the shedding of your blood.
Hieromartyr Pancrátius entreat Christ God to save our souls.

Kontakion - Tone 8 

You were a brilliant star in Taormina, O blessed Pancratius,
And You became a hieromartyr for Christ.
Standing before Him now, pray for those who honor you.

Kontakion - Tone 4 

Pancrátius, you were revealed as a brilliant star for the people of Taormina; 
you were also shown to be a sufferer for Christ.
Since you now stand before Him, O blessed one, pray for those who honor you.
 image
http://fosilaron.tumblr.com/post/54941960179/il-santo-ieromartire-pancrazio-vescovo-di 

nacque ad Antiochia, in Cilicia, regione in cui risuonava forte dalla Palestina l’eco dei fatti prodigiosi narrati circa la vita di Gesù Cristo. Narra un’antca tradizione che San Pancrazio era appena adolescente, quando suo padre, attratto dalla fama dei miracoli e infiammato dal desiderio di vedere Gesù, decise di recarsi a Gerusalemme, portando con sé il figlio. Pancrazio ebbe così la straordinaria occasione di vederlo con i suoi occhi. Fatto ritorno ad Antiochia, ebbe poi modo “post Christi in caelum Ascensum”, cioè dopo l’ascensione di Gesù al cielo, come si legge nella “Vitae Sanctorum Siculorum”, di udire la predicazione di San Pietro. E proprio dall’apostolo venne battezzato, avviato al sacerdozio ed infine consacrato vescovo.
Nell’anno 40 d.C., nel tempo in cui era imperatore Caligola, San Pancrazio fu inviato da San Pietro in Sicilia quale primo vescovo di Taormina. Nella città sicula il protovescovo riuscì a convertire parecchi pagani, tra i quali lo stesso prefetto ed i suoi nemici si mobilitarono allora contro di lui per ucciderlo. Promotore dell’assassinio fu un pagano di nome Artagato, definito infatti “adoratore degli dei”. Egli, con un gruppo di amici, organizzo l’agguato: invitò San Pancrazio a casa sua per un banchetto e tentò di costringerlo a baciare un idolo di legno, oggetto che il vescovo con un segno di croce ridusse in frantumi. Ciò gli costò dunque la vita e venne immediatamente aggredito con bastoni, pugni, morsi, pietre e spade. Il suo cadavere fu infine occultato in un profondo pozzo, ma scoperto poi dai suoi discepoli ricevette finalmente degna sepoltura. La tradizione vuole che tale rinvenimento avvenne tramite un segno di luc: “Divinae lucis indicio repertum deinde corpus discipuli maximo cum luctu sepelivere». Quanto all’età di San Pancrazio si dice invece: “Vixit egregius Pastor ad summam senectutem, et Traiani principatus initia attigit”, cioè arrivò a tarda vecchiaia e visse sino agli inizi del regno di Traiano. Essendo questi asceso al trono romano nel 98 d.C., si presume che l’età di San Pancrazio al momento del martirio dovesse oscillare intorno ai novant’anni circa.
Quando la Sicilia passò sotto il dominio bizantino si intensificò ulteriormente nell’isola il culto di quei santi di origine orientale, fra cui appunto quello di San Pancrazio. Nel XV secoli i taorminesi introdussero il suo culto anche a Canicattì, che ancora oggi lo venera quale patrono. 

The Hieromartyr Pancratius, Bishop of Taormina, was born when our Lord Jesus Christ yet lived upon the earth.

The parents of Pancratius were natives of Antioch. Hearing the good news of Jesus Christ, Pancratius' father took his young son with him and went to Jerusalem in order to see the great Teacher for himself. The miracles astonished him, and when he heard the divine teaching, he then believed in Christ as the Son of God. He became close with the disciples of the Lord, especially with the holy Apostle Peter. It was during this period that young Pancratius got to know the holy Apostle Peter.

After the Ascension of the Savior, one of the Apostles came to Antioch and baptized the parents of Pancratius together with all their household. When the parents of Pancratius died, he left behind his inherited possessions and went to Pontus and began to live in a cave, spendng his days in prayer and deep spiritual contemplation. The holy Apostle Peter, while passing through those parts, visited Pancratius at Pontus. He took him along to Antioch, and then to Sicily, where the holy Apostle Paul then was. There the holy Apostles Peter and Paul made St Pancratius Bishop of Taormina in Sicily.

St Pancratius toiled zealously for the Christian enlightenment of the people. In a single month he built a church where he celebrated divine services. The number of believers quickly grew, and soon almost all the people of Taormina and the surrounding cities accepted the Christian Faith.

St Pancratius governed his flock peacefully for many years. However, pagans plotted against the saint, and seizing an appropriate moment, they fell upon him and stoned him. Thus, St Pancratius ended his life as a martyr.