il caro confratello di venerata memoria l'Archimandrita Antonio Scordino nel suo libero "Ombre della storia" così a pagina 67 e poi 68 presenta il nostro Santo Eulalio
Santo Eulalio,il vescovo di Siracusa,citato nella vita di
Fulgenzio di Ruspe, pare che al suo tempo sia stato tra i più insigni ed ascoltati pastori
perchè agli altri compiti di guida del gregge spirituale univa l’esercizio d’una rigida ascesi: sebbene vescovo della Chiesa più importante diSicilia e Grande Grecia risiedeva stabilmente come monaco –
nel Monastero di San Focà, presso Priolo di Siracusa
S.Focà a Priolo
http://wwwbisanzioit.blogspot.it/2011/08/sfoca-priolo.html
La
tradizione ecclesiastica siracusana attribuisce la sua fondazione al
vescovo Germano di Siracusa, morto nel 356 che vi avrebbe anche trovato
sepoltura. Se la chiesa risale pertanto al IV secolo, la sua dedica a
San Foca di Sinope * lascia supporre un’influenza orientale che precede
di circa un secolo la riconquista bizantina della Sicilia.
L’edificio (m 18,40 x 5,35) appare diviso in tre navate da due file di quattro pilastri ciascuna che sostengono
cinque arcate; finte arcate cieche costituivano pure le nervature dei
muri perimetrali esterni; la navata centrale era chiusa da una piccola
abside estradossata ancora intatta.
La
navata nord appare completamente crollata, mentre la nave centrale e
quella sud (trasformata in romitorio in epoca successiva) appaiono
intatte e ricoperte da volte a botte.
La
voltura a botte, del tutto anomala in un impianto basilicale, può
essere spiegata con il riadattamento a edificio di culto di una
precedente struttura termale, così come la presenza di arcate aperte sul
muro perimetrale della nave meridionale che appaiono essere state
ridotte a finestre in un’epoca successiva.
Resti della navata nord
si notano gli archi che da questa introducevano alla nave centrale.
Navata meridionale
successivamene trasformata in romitorio, vi si distingue nettamente la sagoma del primo arco murato in epoca successiva. * La vicenda di San Foca – conosciuto anche come San Foca l'ortolano - si colloca nei primi secoli dell’era cristiana, sicuramente non oltre il quarto secolo. Talvolta viene riportato come anno di martirio il 117, sotto il regno di Traiano.
Le prime testimonianze su di lui provengono da un panegirico del V secolo – l'Omelia IX
del vescovo Asterio di Amasea - così stringato, documentato e
presentato con tono di rapida sequenza, come di cronaca giornalistica,
da non lasciare dubbio alcuno sull’autenticità del personaggio
celebrato.
Foca
è giardiniere, forse anche benestante, dato che è famoso presso i suoi
contemporanei per la sua generosità verso i poveri e per l’ospitalità
che offre a tutti nella sua casa. Vive a Sinope, un grande porto sul Mar
Nero ed è cristiano, il che, all’epoca in cui vive, non è certo una
scelta di comodo o una semplice tradizione di famiglia, visto che
continuamente i cristiani sono perseguitati e uccisi dall’imperatore di
turno, che in questa maniera si illude di spegnere la nuova religione
che sta prendendo piede. Foca, oltre che generoso ed ospitale, è forse
anche un personaggio in vista; oppure la sua testimonianza è così
limpida e convincente da rappresentare un pericolo per l’autorità
politica. Così viene condannato a morte senza processo e mandano due
sicari sulle sue tracce, con il preciso incarico di eseguire
immediatamente la condanna capitale. Per ironia della sorte i due
sicari, giunti nei pressi di Sinope, bussano proprio alla porta di Foca
per avere informazioni sul “pericoloso cristiano” di cui sono alla
ricerca e si vedono spalancare la porta di quella casa, tradizionalmente
ospitale, offrire un pasto sostanzioso e un buon letto su cui riposare.
Non hanno nessun problema a rivelare a quell’uomo così cortese il
motivo del loro viaggio e non si fanno scrupoli nel chiedergli consiglio
sul modo migliore per giungere in fretta a mettere le mani su quel tal
Foca e così portare a termine la loro missione. Invitati a trascorrere
la notte in quella casa con la promessa di ricevere dal loro ospite
utili indicazioni il mattino successivo, quale non è, al risveglio, la
loro sorpresa nel trovarlo di buon mattino già in giardino, dove ha
appena finito di scavare una fossa. Ma alla sorpresa si aggiunge un più
che comprensibile problema di coscienza, nello scoprire che è proprio
lui quel Foca di cui sono alla ricerca. Che li invita a compiere il loro
dovere, dato che non ha voluto, anche se avrebbe potuto mentre
dormivano, sfuggire ai suoi carnefici, ai quali anzi ha risparmiato
anche la fatica di scavargli la fossa. E in quella lo seppelliscono dopo
averlo trapassato con la spada, in mezzo ai fiori ed agli ortaggi del
suo giardino, umile seme di autentica testimonianza cristiana.
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