mercoledì 9 novembre 2016

10 novembre Sainte NYMPHE, martyre en Sicile (Vème siècle?).

Sainte NYMPHE, martyre en Sicile (Vème siècle?).

Ninfa era figlia di Aureliano, prefetto di Palermo al tempo di Costantino Magno (280-337), persecutore in un primo tempo dei cristiani, fu convertita e battezzata nella sua casa dal vescovo Mamiliano, insieme ad altre trenta persone.
Il padre Aureliano mentre arrestava Mamiliano e altri duecento cristiani, cercò di far recedere la figlia dalla nuova religione. Visti vani i suoi tentativi e dopo averli sottoposti a torture, li fece chiudere in carcere, ma un angelo li liberò, conducendoli in riva al mare dove trovarono una barca che li condusse, Mamiliano e Ninfa, nell Isola del Giglio, dove rimasero in preghiera e solitudine.
Desiderosi di visitare Roma, sbarcarono sotto indicazione celeste, in un luogo chiamato Bucina, abitato da molti pagani, dopo la visita alle tombe degli apostoli, Mamiliano morì e Ninfa lo fece seppellire vicino Bucina; dopo circa un anno anche Ninfa morì il 10 novembre e sepolta dove erano conservate le reliquie di altri martiri (da ciò si suppone che sia morta martire).
Nel 1593 il capo della santa fu trasferito a Palermo in un altare della cattedrale, consacrato nel 1598


 http://www.palatina.diocesipa.it/I_Nostri_Santi/S.Ninfa%20di%20Palermo.htm

tratto da
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2048965871866912&id=100002605583903

Il nome Ninfa, deriva dal greco Nynphe (Νύμφη) e indicava le giovani donne in età da marito. Secondo una Passio manoscritta risalente al XII secolo, Ninfa sarebbe stata figlia di Aureliano, prefetto di Palermo al tempo di Costantino, cioè agli inizi del IV secolo. Per la conversione di Ninfa al cristianesimo fu decisivo l'incontro e la frequentazione del vescovo di Palermo, Mamiliano. Il padre, Aureliano, cercò in tutti i modi di far recedere la figlia dalla nuova religione, fece persino arrestare Mamiliano con duecento altri cristiani e li sottopose a torture. Poiché ogni tentativo risultò vano, li fece rinchiudere in carcere, ma un angelo li liberò e li condusse in riva al mare, dove trovarono pronta una barca per prendere il largo. Si diressero verso nord e viaggiarono per mare fino all'isola del Giglio, dove rimasero qualche tempo in preghiera e solitudine.
Il desiderio di visitare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo li spinse a raggiungere la città di Roma, dove Mamiliano morì subito dopo aver realizzato il suo desiderio e Ninfa lo fece seppellire vicino al mare, ad un miglio da una località denominata Bucina.
Un anno dopo, esattamente il 10 novembre, dopo un lungo periodo di stenti, anche Ninfa morì e fu sepolta in una cripta, sempre a Bucina. Gli abitanti del luogo, in seguito all'afflizione provata durante un periodo di siccità, pregarono la santa di intercedere presso Dio affinché piovesse. Si verificò il tanto desiderato miracolo e i fedeli cominciarono a venerarla come una santa.
Le prime notizie riguardanti santa Ninfa risalgono ad un documento pontificio di papa Leone IV (847-855), che cita la chiesa della beata Ninfa martire, nella città di Porto. Successivamente, nel 1113, le reliquie della santa furono collocate nelle chiese romane di San Trifone a Piazza Fiammetta, San Crisogono (1123) e nella cattedrale di Palestrina (1116). Fino al 1593, la sua testa era venerata nella chiesa romana di Santa Maria in Monticelli, dove fu portata nel 1098, durante il pontificato di Urbano II.
La venerazione per la santa si diffuse nel Meridione e il 5 settembre 1593 l'urna argentea contenente la testa della santa giunse a Palermo, sua città natale. La reliquia fu accolta solennemente dal Senato cittadino prima di essere riposta sotto l'altare della cattedrale di Palermo, dov'era venerata almeno dal 1483. La traslazione dell'urna, dalla chiesa romana di Santa Maria in Monticelli alla città natale, fu possibile per l'attiva opera di mediazione che la Contessa d'Olivares riuscì a compiere presso il Vaticano.
A Palermo, santa Ninfa fu eletta patrona della città assieme ad altre quattro sante vergini, santa Rosalia, sant'Agata, santa Oliva e santa Cristina. Da Palermo il suo culto si diffuse in tutta la Sicilia, tanto che un paese in provincia di Trapani porta il suo nome per volontà del fondatore, il barone Luigi Arias Giardina (1605), devoto della santa.

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