giovedì 31 agosto 2017

1 Settembre Santi di Sikelia San Neofito Vescovo di Lentini in Sicilia lungo il III secolo


https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a2/Christ_Pantocrator_Deesis_mosaic_Hagia_Sophia.jpg

Saint NEOPHYTE, évêque de Lentini en Sicile (IIIème siècle).

(San Neofito Vescovo di Lentini in Sicilia  lungo il III secolo )


secondo la tradizione venerabile scritta dal monaco siculo-greco Basilio nel 964
tre fratelli ( Alfio,Filadelfio e Cirino)- nativi
della cittadina di Vaste in provincia di Lecce- che al tempo dell’imperatore Licino e del suo consigliere Valeriano, dopo essersi convertiti al Cristianesimo, vengono denunciati, arrestati e torturati. Questi, insieme ad altri compagni, vengono spediti a Roma e consegnati a Valeriano il qual li rimanda in Sicilia a Taormina per essere giudicati dal prefetto Tertillo che solitamente dimorava a Lentini. Qui una nobildonna cristiana Tecla riesce a convincere Alessandro, braccio destro di Tertillo, a rilasciare i giovani. Ma lo stesso Alessandro, a questo punto cade in sospetto al tiranno e deve fuggire. 

Ed è in questa fuga che Alessandro incontra Agatone , vescovo di Lipari, anch’esso in fuga dalla sua isoletta. A questo proposito Basilio narra : “C’era nell’isola dei Liparitani un Vescovo che si chiamava Agatone, uomo pio, timorato di Dio e abbastanza erudito nelle Sacre Scritture. Ora siccome con violenza grandissima e con enorme ferocia l’empio Diomede perseguitava  colà i cristiani e ne uccideva molti, costui cercò anche del Vescovo Agatone per dargli la morte. Però Iddio il quale conosce ogni cosa prima che avvenga, dispose anche questo fatto straordinario : il beato Agatone, vedendo quel che avveniva in quest’isola e nelle altre isole vicine dove i ministri del demonio uccisero tutti i Cristiani, consultatosi con i principali cittadini, abbandonò il suo paese e con tre serventi s’imbarcò su un vascello e navigò verso la Sicilia…”. 



Agatone sbarca ai piedi del monte Téreo e si imbatte in un cristiano che lo sistema in una spelonca sulle pendici del monte. Qui incontra Alessandro che si era dato alla macchia, lo istruisce nella cose della fede e lo battezza imponendogli il nuovo nome di Neofito. Più tardi gli conferisce il presbiterato e lo propone vescovo di Lentini. Intanto i tre giovani erano stati ripresi ed avevano subito il martirio. Gettati in un pozzo  i corpi erano stati recuperati da Tecla. Il tiranno Tertillo muore punito personalmente dai tre  fratelli discesi dal cielo. Così la Chiesa ritrova la sua  libertà e a Lentini la popolazione si converte per opera di Agatone e procede nel suo cammino di fede sotto la guida sapiente del giovane vescovo Neofito.
 



sabato 26 agosto 2017

27 agosto Sainte EUTHALIE, vierge, martyre assassinée en haine de la foi par son propre frère à Lentini en Sicile (vers 256).

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9e3a6pepul1-ot0WFpI0e9N0WkNsPGwl6Y6Ohiwg0gPslXrDucSse4rNi4_IiVmsd92kj16kK6WClt3ZPRs9TpKBKLGowwaUmH4bzSpavWPtt5m25oDL2H-Nyr6S4yGi6pVPCxQ-MLBz3/s1600/santa+eutalia.jpg

Sainte EUTHALIE, vierge, martyre assassinée en haine de la foi par son propre frère à Lentini en Sicile (vers 256). (altra memoria il 2 marzo )

La madre, Eutropia, era una nobile matrona, vedova, che viveva con i suoi due figli Serviliano ed Eutalia a Lentini. Testimone delle guarigioni miracolose di Tecla e Giustina, per intercessione dei  Santi Alfio, Cirino e Filadelfo, un giorno si recò al loro sepolcro, per implorare la guarigione. Eutropia infatti, era afflitta da perdite di sangue, come l'emorroissa del Vangelo. Inginocchiata in lacrime presso la tomba di questi martiri, elevò a Dio la richiesta di guarigione. Qui si addormentò e in sogno ebbe una celeste visione: vide i santi Alfio, Filadelfo e Cirino, in tutta la loro gloria, che le annunciavano la completa guarigione dalla malattia se avesse ricevuto il Battesimo. Destata dal sonno, raccontò il sogno alla figlia ed entrambe chiesero il Battesimo. La madre fu miracolosamente guarita ed Eutalia, prima fidanzata, decise di consacrarsi al Signore.
Alla morte di Tertullo, accanito persecutore dei cristiani, il figlio di Eutropia, Serviliano, sacerdote pagano del tempio di Cerere, cercò di strangolare la madre a causa della sua fede in Gesù Cristo. Eutalia, rimproverò il fratello per le sue intenzioni criminali ma questi stracciò le vesti della sorella, la percosse e la consegnò ad uno schiavo perché abusasse di lei. Mentre la ragazza si affidava alla protezione dei Santi Fratelli il servo le si avvicinò e cadde a terra accecato. Allora Serviliano  l'8 Settembre del 257 la uccise trapassandole la gola con un pugnale. Il corpo fu sepolto nella Cripta del Duomo di Lentini (arcidiocesi di Siracusa) insieme a quelli dei Santi Fratelli e dalle Sante Tecla e Giustina Commemorata il 27 agosto nella Chiesa Ortodossa e in quella Cattolica. Non viene più menzionata nel nuovo Martirologio Romano.


http://ordovirginumsicily.blogspot.it/2012/01/le-sante-vergini-consacrate-del-mese-di_1486.html

Su tutti i Santi Martiri di Lentini in Sicilia leggere
http://www.centamore.it/TreSanti/I_Santi_Martiri.asp

Per la memoria del 2 Marzo



venerdì 25 agosto 2017

26 agosto Saint ELIE, évêque de Syracuse en Sicile (664).


https://i.pinimg.com/236x/84/4f/79/844f79f163639f684c41e9f652583d97--tile-coasters-red-cross.jpg


Saint ELIE, évêque de Syracuse en Sicile (664).

 Nato a Siracusa  e fu ordinato diacono e sacerdote da San Zosimo, vescovo della città, che predisse anche che egli sarebbe stato il suo successore. Il Papa Vitaliano, infatti, lo nominò vescovo di Siracusa nel 656.
Elia governò la Chiesa siracusana sino alla morte avvenuta nel 664, mentre l’imperatore Costante visitava la città



  

giovedì 24 agosto 2017

25 agosto Translation à Lipari des reliques du saint et glorieux Apôtre Barthélémy (vers 580). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome VIII des Ménées.)






Translation à Lipari des reliques du saint et glorieux Apôtre Barthélémy (vers 580). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome VIII des Ménées.) 


 https://doxologia.ro/aducerea-moastelor-sfantului-apostol-bartolomeu


Troparion — Tone 3

Holy Apostles Bartholomew and Titus, / Entreat the merciful God, / To grant our souls forgiveness of transgressions.

http://str.crestin-ortodox.ro/foto/1210/120932_sfantul-vartolomeu.jpg

Kontakion — Tone 4

You appeared as a great sun to the world with miracles and rays of teaching. / You guide to the light all who venerate you, / O Apostle of the Lord, Bartholomew.

https://doxologia.ro/sites/default/files/styles/media-articol-colorbox/public/imagine/2010/03/25aug_sf.ap_.bartolomeu_ap.tit_.jpg?itok=YF1ORSwq

 
https://sfintisiicoane.wordpress.com/2014/08/25/aducerea-moastelor-sfantului-apostol-bartolomeu-la-lipari-sicilia-italia-25-august/

1. Aducerea moastelor Sf Ap Bartolomeu de la Anastasiopolis la Lipari (580) 10


ătimitea Sfântului Apostol Bartolomeu. Mozaic din veacul al XII-lea aflat în Biserica Sfântul Marcu din Veneția, Italia

martedì 22 agosto 2017

23 agosto Saint NICOLAS, originaire de Sicile, ascète sur le mont Néotax dans l'île d'Eubée (avant le XIIème siècle).







Saint NICOLAS, originaire de Sicile, ascète sur le mont Néotax dans l'île d'Eubée (avant le XIIème siècle). 



Il nostro venerando padre Nicola il Siculo, che fondò il monastero del Monte Skotinì in Eubea.   

http://www.johnsanidopoulos.com/2016/08/saint-nicholas-sicilian.html



Tratto da https://www.johnsanidopoulos.com/2016/08/saint-nicholas-sicilian.html
Traduzione a cura di Giovanni Fumusa


 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5458:23-08-san-nicola-il-siciliano&catid=190:agosto&lang=it

San Nicola nacque e crebbe in Sicilia qualche tempo prima il XII secolo. Fin dalla giovane età si dedicò a Dio e desiderava la vita monastica. Per questo motivo si allontanò dalla propria patria e giunse ad Evia, in Grecia, per trovare un luogo in cui vivere in ascesi. Trovò un luogo spartano, una gola nei pressi del mare, dove si trovava un Monastero della Theotokos, e lì si sottomise all’abate.
Dopo una breve permanenza in Monastero, desiderò vivere una vita d’esicasmo e di intensa lotta spirituale quindi, con la benedizione dell’abate, andò sul Monte Neotakos (oggi chiamato Skoteini) al Metochion di Dirfyos, un luogo inaccessibile. La visione di una luce gli indicò dove edificare una chiesa dedicata a San Nicola di Myra. Tuttavia, sebbene il luogo si trovasse al di sopra di un fiume, non v’era acqua da bene. Quindi il Santo pregò e, dopo aver colpito una roccia, sgorgò dell’acqua, a gloria di Dio, e quest’acqua continua a scorrere ancora oggi.
Con l’aiuto dei monaci del Monastero della Theotokos nei pressi della gola, edificò la chiesa e, attorno ad essa, delle celle, facendone un complesso monastico. La radiosità delle virtù del Santo portò molti a cercare la sua guida nella vita spirituale. Per assicurare la santità del luogo e renderlo un porto di salvezza, divenne avaton (inaccessibile al sesso opposto).
Si dice che un giorno, quando il Santo stava seduto al pozzo, mentre era uno stato di preghiera, venne un uccello causandogli disturbo, per cui il Santo lo rimproverò con il segno della Croce, ed esso divenne immediatamente di pietra. Un’altra volta, alcuni pirati musulmani giunsero ad Evia e ormeggiarono vicino al Monastero di Neotakos. Catturarono il Santo assieme ad altri monaci conducendoli a forza sulla nave. Vi fu una forte tempesta e la nave fu a imminente rischio d’affondare. Al contempo i pirati non avevano acqua e avevano bisogno di bere. San Nicola dunque si inginocchiò e pregò e la tempesta si placò immediatamente e l’acqua salmastra si trasformo in acqua dolce potabile. I pirati furono sconvolti da questi miracoli, riconobbero la sua santità e fecero tornare i prigionieri al monastero.
Dopo aver vissuto una vita gradita a Dio e avendo condotto il suo gregge con il suo grande esempio, San Nicola partì verso il Signore il 23 agosto di un anno sconosciuto. Fu sepolto alla destra della chiesa, come egli stesso aveva indicato nella regola del Monastero: “Fratelli e Padri, se voi non andrete via da qui, neanch’io mi ritirerò, né nel presente, né nel futuro.”
Dopo molti anni, il Monastero venne abbandonato e il luogo di sepoltura del Santo venne dimenticato. Nel 1853, un bambino di Glyphada fece un sogno in cui gli venne indicato il luogo della tomba del Santo. Andando al Metochion di Dirfyos, trovarono la sacra reliquia del Santo e la chiesa di San Nicola fu edificata per ospitare il sacro tesoro. La gente del luogo celebra la sua memoria il 23 di agosto e le reliquie del Santo continuano a fare miracoli.

Apolytikion, Tono I.
Come un angelo vivesti sul Monte Neotakos grazie alla tua condotta ascetica o teoforo Nicola, e con lo splendore delle tue venerabili virtù fosti la luce per Evia tutta, e per questo la tua sacra memoria onoriamo, gridando: Gloria a Colui che ti ha donato la forza, Gloria a Colui il quale ti ha incoronato, Gloria a Colui il quale compie attraverso di te ogni sorta di guarigione.

Kontakion, Tono pl. IV.
Infante sei stato dedicato a Dio, e ti sei mostrato luminare splendente o saggio, chiamato vanto dei Venerabili, fondatore del Monte Neotakos, divino supporto degli asceti, e fervido intercessore di coloro che ti onorano, per cui gridiamo: Gioisci, o Padre Nicola.


Megalynarion
Gioisci, incantevole germoglio della Sicilia, ornamento di Evia, luogo di virtù. O Santissimo Nicola, Tesoro di amore, la nostra Evia ricorda, o Padre.


 

mercoledì 16 agosto 2017

Santo Elia il Giovane schiavo dei Saraceni in Africa del Nord e poi monaco in Calabria..significativo testimone del monachesimo italo greco





 


 
Santo Elia il Giovane schiavo dei Saraceni in Africa del Nord  e poi monaco in  Calabria..significativo testimone del monachesimo italo greco

A Salonicco, nell’odierna Grecia, transito di sant’Elia il Giovane, monaco secondo l’insegnamento dei Padri orientali, che, dopo aver molto patito per la fede da parte dei Saraceni, condusse con grande forza d’animo in Calabria e in Sicilia una severa vita di austerità e di preghiera.



 Απολυτίκιον
Της ερήμου πολίτης,. ήχος α'

Των οσίων το κλέος και Θεσβίτου συνώνυμον, τον εκ Σικελίας φανέντα και εν Λακωνία ασκήσαντα. συνόμιλον των Ιαματικών, τον σώζοντα ημάς εκ πειρασμών. προοράσεων γαρ θείων, τον μηνυτήν Ηλίαν ευφημήσωμεν. δόξα τω σε δοξάσαντι Χριστώ, δόξα τω σε θαυμαστώσαντι, δόξα τω ενεργούντι διά σου πάσιν ιάματα.



Tratto da

http://www.santiebeati.it/dettaglio/46850



La sua ‘Vita’ fu scritta subito dopo la sua morte, da un anonimo monaco greco e quindi sufficientemente attendibile. Elia nacque ad Enna verso l’829 con il nome di Giovanni, che cambiò quando divenne monaco; fu un asceta siculo-greco dalla vita avventurosa, improntata dalle rigidità proprie del monachesimo italo-greco del Medioevo bizantino.
La sua fu una vita itinerante, intessuta di avventure, viaggi a piedi, fondazioni di monasteri, miracoli operati; fu costretto ad abbandonare la sua città Enna (l’antica Henna), assediata dai Saraceni e da loro conquistata nell’859; cadde comunque nelle loro mani e fu venduto schiavo in Africa.
Liberato in seguito, si mise a predicare il Vangelo a rischio della propria vita; costretto a fuggire, si rifugiò in Palestina, dove ricevette l’abito monastico dal patriarca di Gerusalemme.
Trascorse tre anni in un monastero del Sinai da dove passò ad Alessandria, poi in Persia, ad Antiochia ed infine in Africa. Dopo la caduta in mano degli arabi di Siracusa (878), Elia che era ritornato in Sicilia, si recò a Palermo per rivedere la vecchia madre; da lì passò a Taormina dove si associò il monaco Daniele, il quale diventò compagno delle sue peregrinazioni, emulandolo nelle sue virtù.
Attraversato lo Stretto si recò in Calabria dove verso l’880 fondò il monastero di Saline vicino Reggio Calabria, che poi prese il suo nome. Minacciato dalle incursioni saracene fu costretto ad allontanarsene prima a Patrasso in Grecia e poi a S. Cristina nell’Aspromonte.
L’infaticabile monaco andò anche pellegrino a Roma e al suo ritorno, fondò il monastero di Aulinas (900-901) sul monte che prese il suo nome presso Palmi; la fama della sua meravigliosa attività, predicazione e dei numerosi miracoli, giunse anche in Oriente, per cui l’imperatore Leone VI il Filosofo (866-911) lo invitò a Costantinopoli.
Ancora una volta, l’ormai anziano Elia si mise in viaggio, ma non riuscì a giungere a destinazione; arrivato a Tessalonica, si ammalò e qui morì il 17 agosto del 904.
Il suo corpo fu trasportato dal fedele monaco Daniele ad Aulinas presso Palmi e secondo il suo desiderio, tumulato nella chiesa del monastero, che come già detto prese il suo nome, al quale due secoli dopo si aggiunse quello di s. Filerete, altro monaco siculo-greco.
Ebbe culto pubblico, fino alla fine del secolo XVIII, cioè finché restò l’edificio del monastero, poi abbattuto; una sua reliquia si venera a Galatro (Reggio Calabria) dove pure esisteva un monastero greco a lui intitolato.
Il suo nome resta legato al Monte S. Elia, oggi meta turistica molto frequentata e sul quale sorge un oratorio in suo onore.



Tratto da con annessa bibliografia

http://www.treccani.it/enciclopedia/elia-il-giovane-santo_(Dizionario-Biografico)/



ELIA il Giovane, santo. - Secondo l'anonima Vita greca, fonte principale per la sua biografia, nacque verso l'823 ad Enna in Sicilia e fu battezzato col nome di Giovanni. Nelle fonti greche porta l'appellativo ὁ Νίος, cioè il Giovane; è altrimenti noto anche come E. da Enna o E. Siculo. I genitori appartenevano alla ragguardevole e pia famiglia dei Rachiti; quando E. era ancora bambino lasciarono la città per paura degli attacchi saraceni e si rifugiarono in una fortezza, detta di Santa Maria, oggi non più localizzabile. Ad otto anni E. ebbe una prima visione, nella quale gli fu rivelato che presto sarebbe stato condotto prigioniero in Africa per rafforzarvi gli uomini nella fede. Tali visioni si ripeterono durante la sua vita: fino alla morte E. ebbe il dono di prevedere il futuro e cioè sia gli eventi della propria vita, sia quelli politici.

A dodici aprii, verso l'835, con altri duecentoventi siciliani fu catturato dai Saraceni per essere portato in Africa, ma dopo pochi giorni fu liberato da una nave bizantina proveniente da Siracusa. Per tre anni E. rimase presso i genitori e, dopo la morte del padre, fu di sostegno alla madre. Quindi fu di nuovo catturato dai pirati saraceni fuori dalle porte della città e venduto come schiavo in Africa a un ricco conciatore cristiano, che gli affidò il compito di amministrare le sue proprietà. Dato che svolgeva l'incarico con zelo, E. si guadagnò la stima di cristiani e musulmani. Ma durante un viaggio d'affari del padrone la moglie di questo tentò di sedurlo e, poiché E. non cedette alle sue profferte, al ritorno del marito la donna lo accusò di tentato adulterio. E., imprigionato, fu liberato solo dopo che il padrone, avendo sorpreso la donna con un amante, si accorse dell'ingiustizia commessa. Si tratta con tutta evidenza di un adattamento della storia di Giuseppe dell'Antico Testamento, topos prediletto dall'agiografia monastica dei Bizantini. Dopo alcuni giorni E., riscattatosi dalla schiavitù, decise di andare in pellegrinaggio in Palestina per visitare i luoghi santi della Cristianità e farsi monaco. Contemporaneamente la solita voce divina gli comunicò che da allora egli sarebbe stato in grado di guarire gli infermi: E. sperimentò subito con successo le sue nuove doti carismatiche sia con cristiani sia con musulmani. L'emiro locale gli permise pertanto di esercitare liberamente la sua attività di guaritore. Ma quando E. convertì al cristianesimo i musulmani risanati e li fece battezzare nottetempo con la complicità di un vescovo del luogo di nome Pantoleone - che non risulta altrimenti attestato - fu denunciato all'emiro per la sua attività missionaria e gettato in prigione. Dalla Vita non risulta con chiarezza se questo episodio sia avvenuto ancora in Africa settentrionale o già in Palestina.

Dopo la liberazione E. si recò comunque a Gerusalemme dal cui patriarca, Elia, ricevette la tonsura. Avendo assunto da religioso il nome di Elia in onore del profeta, che era uno dei principali modelli degli asceti bizantini, per distinguerlo da questo gli fu aggiunto in seguito l'appellativo di "il Giovane". Nel monachesimo bizantino era diffusa la consuetudine di scegliere, al momento di abbracciare la vita monastica, un nome che avesse la stessa iniziale di quello secolare. Anche in questo caso l'usanza fu rispettata perché nella pronuncia del greco bizantino le iniziali di ᾿Ιωάννης e di ᾿Ηλίας corrispondevano foneticamente. Dopo che ebbe visitato i luoghi santi a Gerusalemme e nei dintorni, E. soggiornò per tre anni sul monte Sinai come eremita; quindi si recò ad Alessandria, dove guarì molti malati e indemoniati e pregò nelle chiese di S. Marco, di S. Pietro e dei Ss. Mena, Ciro e Giovanni. Per fuggire la fama - anche questo, a partire dalla Vita Antonii, è un topos dell'agiografia monastica - andò in Persia per visitarne i luoghi santi; ma i disordini che in quel tempo vi scoppiarono lo costrinsero a ritornare ad Antiochia. Da qui, passando per l'Africa, fece ritorno in Sicilia; durante il viaggio convertì numerosi saraceni e li battezzò.



Se fino al ritorno di E. in Sicilia la Vita non fornisce, a parte il nome del patriarca di Gerusalemme Elia III (878-906), alcun dato cronologico precisamente inquadrabile, successivamente la biografia del santo risulta strettamente collegata con gli avvenimenti storici dell'Italia meridionale. Durante una visita alla madre a Palermo E. predisse la vittoria della flotta bizantina dell'ammiraglio Basilio Nasar su quella araba a Milazzo (estate 880). Avendo previsto la sanguinosa sconfitta dello stratega bizantino Barsakios sulla costa orientale della Sicilia (estate 881), per sfuggire al successivo attacco degli Arabi, E. si rifugiò nel Peloponneso in compagnia di Daniele, un giovane che era divenuto suo discepolo a Taormina e che lo seguì fino alla morte. Visse per un certo periodo a Sparta, dove fu tormentato da demoni e guarì malati e indemoniati.

Durante il viaggio di ritorno in Italia, a Butrinto i due monaci furono incarcerati perché sospettati di spionaggio a favore degli Arabi ma furono liberati dopo la morte accidentale del vicegovernatore bizantino a loro ostile. Passando quindi per Corfù giunsero in Calabria, dove fondarono un monastero nella cosiddetta valle delle Saline. La località è identificata con la valle del fiume Petrace, più o meno il territorio compreso tra le località di Oppido Mamertina, Gioia Tauro e Palmi. Il monastero sembra fosse situato presso Seminara; E. vi condusse una vita ascetica basata su rigidi digiuni, preghiere ininterrotte e veglie; dai monaci richiese ubbidienza incondizionata. Grazie alle sue virtù profetiche e taumaturgiche il monastero divenne un forte polo d'attrazione per monaci e laici. E. compì allora un pellegrinaggio alle tombe degli apostoli a Roma, dove fu accolto solennemente da papa Stefano VI (885-891).

La vita del monastero fu di continuo turbata dagli attacchi dei Saraceni: per sfuggire alla conquista di Reggio dell'888, E. si rifugiò a Patrasso, ma quando nel 901 l'emiro di Sicilia Abu al-'Abbas espugnò di nuovo la città e la saccheggiò era già tornato nel suo monastero calabrese. Avendo previsto la conquista di Taormina e di Reggio da parte dell'emiro aglabita Ibrahim II (902), fuggì in tempo ad Amalfi, dove guarì la nipote del praefecturius. Poco dopo il suo ritorno in Calabria scoppiò una rivolta locale che il governatore bizantino Michele represse rapidamente. E. intervenne presso di lui, a favore del ribelle sconfitto Colombo, senza tuttavia ottenere la grazia; ma tale rifiuto fu punito da Dio con la morte subitanea del governatore.

Poco dopo E. fu chiamato dall'imperatore Leone VI alla corte di Costantinopoli. Insieme con il suo discepolo Daniele e con Colombo in veste di accusato, del quale egli si proponeva di ottenere la liberazione dall'imperatore, E. raggiunse Naupatto passando per Ericusa e Corfù, e di là per via di terra Tessalonica, dove morì ottantenne il 17 agosto di un anno imprecisato. Poiché durante il viaggio avrebbe profetizzato che una flotta araba proveniente dalla Siria avrebbe saccheggiato non Costantinopoli bensì Tessalonica, il che in effetti avvenne il 31 luglio 904, l'anno della morte viene generalmente fissato al 903.

I suoi resti furono collocati, alla presenza dello stratego della città, nella chiesa di S. Giorgio e, circa dieci mesi dopo, furono traslati con l'autorizzazione dell'imperatore via Butrinto, Rossano, Bisignano e Tauriana nel monastero delle Saline. Sul suo sepolcro avvennero non poche guarigioni miracolose e Leone VI, che aveva molto onorato il santo in vita, dopo la sua morte fece grossi donativi al monastero.

La vita di E. fu condizionata in maniera determinante dai contrasti militari ed ideologici tra Bizantini ed Arabi nel Mediterraneo. I conflitti tra le due potenze furono causa principale della sua vita raminga, che d'altro canto gli offrì ampie occasioni di svolgere attività missionaria nei paesi islamici.

L'anonimo autore della Vita, mentre dà solo vaghe notizie sul soggiorno di E. in Nordafrica, possiede, oltre ad una conoscenza precisa della geografia locale della Calabria meridionale, idee chiare sulle mete dei pellegrinaggi in Terra Santa. Conosce inoltre i nomi dei principali santuari cristiani ad Alessandria e Tessalonica, nonché i più importanti porti e stazioni sulla rotta tra la Calabria e la Grecia. Infine è ben informato sulla situazione politica nell'Italia meridionale bizantina tra l'880 e il 904 sia per quanto riguarda la cronologia degli avvenimenti sia per i nomi dei singoli protagonisti.

La biografia anonima (conservata dai codici Mess. 29, pp. 190-204, compilato nel 1308, e Neap. II A. A. 26, pp. 251-282, del sec. XV) è opera di un monaco del monastero di E., che non aveva conosciuto direttamente il santo ma alcuni dei suoi discepoli e delle persone che egli aveva guarito. Come modello letterario per lo stile e per la tipologia dei miracoli l'agiografo utilizza così largamente la Vita Antonii di Atanasio e la Historia Philothea di Teodoreto di Ciro da dare adito a riserve sull'attendibilità della sua opera, il cui contenuto non è confermato da alcuna fonte documentaria. Questo Βίοςdi E., probabilmente compilato nel secondo quarto del sec. X, fu utilizzato dagli autori di due canoni sulla festa del santo (17 agosto). Mentre uno dei due è tramandato anonimo, l'altro è opera di un certo Procopio, evidentemente monaco del monastero di E., che scrisse anche un canone sui santi calabresi Senatore, Viatore, Cassiodoro e Dominata. Il canone dovette essere composto prima del sec. XI a cui si fa risalire il più antico manoscritto (cod. Crypt. Δ. α. XII). Ad un encomio di E. più elaborato retoricamente riconducono forse i lessici (Λέξεις ἐκ τοῦ βίου τοῦ ἁγίου ᾿Ηλίου) che sono riportati in alcuni codici dell'Italia meridionale e testimoniano quanto fosse diffusa la lettura della Vita del santo. E. non entrò mai nel calendario liturgico di Costantinopoli, ma il fatto che il suo nome appaia anche in altre vite di santi dell'Italia meridionale ne documenta la fama e l'estensione del culto in Calabria: secondo la Vita di S. Elia lo Speleota, questi sarebbe stato designato da E. a succedergli quale padre spirituale dei monaci delle Saline. La Vita di S. Nicodemo di Cellarana, che fu monaco delle Saline nella seconda metà del X secolo, ricorda E. come famoso autore di miracoli, e così quella di S. Filareto, monaco di origine siciliana che entrò in quel monastero verso la metà del sec. XI. Nel 1133 re Ruggero II sottopose il monastero di E., che nel tardo Medio Evo prese il nome di Ss. Elia e Filareto, all'archimandriato di S. Salvatore in lingua Phari, da poco fondato a Messina.



Consultare da pagina 115 a pagina 123

Ombre della Storia di Antonio Monaco edizioni Asterios















Leggere

Vite dei Santi Elia di Enna e Filarete l’Ortolano

Sta in


ed anche




ed ancora

Note agiografiche su due ecisti del monachesimo italo-greco di nome Elia


http://www.italiamedievale.org/portale/note-agiografiche-ecisti-monachesimo-italo-greco-elia/



Leggere





Al Convegno ha presenziato e presieduto Sua Eminenza il Metropolita Gennadios Arcivescovo Ortodosso di Italia e Malta

http://www.ilcampanileenna.it/convegno-su-sant-elia-di-enna.html


La sua `Vita´ fu scritta subito dopo la sua morte, da un anonimo monaco greco e quindi sufficientemente attendibile. Elia nacque ad Enna verso l´829 con il nome di Giovanni, che cambiò quando divenne monaco; fu un asceta siculo-greco dalla vita avventurosa, improntata dalle rigidità proprie del monachesimo italo-greco del Medioevo bizantino. La sua fu una vita itinerante, intessuta di avventure, viaggi a piedi, fondazioni di monasteri, miracoli operati; fu costretto ad abbandonare la sua città Enna (l´antica Henna), assediata dai Saraceni e da loro conquistata nell´859; cadde comunque nelle loro mani e fu venduto schiavo in Africa. Liberato in seguito, si mise a predicare il Vangelo a rischio della propria vita; costretto a fuggire, si rifugiò in Palestina, dove ricevette l´abito monastico dal patriarca di Gerusalemme. Trascorse tre anni in un monastero del Sinai da dove passò ad Alessandria, poi in Persia, ad Antiochia ed infine in Africa. Dopo la caduta in mano degli arabi di Siracusa (878), Elia che era ritornato in Sicilia, si recò a Palermo per rivedere la vecchia madre; da lì passò a Taormina dove si associò il monaco Daniele, il quale diventò compagno delle sue peregrinazioni, emulandolo nelle sue virtù. Attraversato lo Stretto si recò in Calabria dove verso l´880 fondò il monastero di Saline vicino Reggio Calabria, che poi prese il suo nome. Minacciato dalle incursioni saracene fu costretto ad allontanarsene prima a Patrasso in Grecia e poi a S. Cristina nell´Aspromonte. L´infaticabile monaco andò anche pellegrino a Roma e al suo ritorno, fondò il monastero di Aulinas (900-901) sul monte che prese il suo nome presso Palmi; la fama della sua meravigliosa attività, predicazione e dei numerosi miracoli, giunse anche in Oriente, per cui l´imperatore Leone VI il Filosofo (866-911) lo invitò a Costantinopoli. Ancora una volta, l´ormai anziano Elia si mise in viaggio, ma non riuscì a giungere a destinazione; arrivato a Tessalonica, l´antica Salonicco, nella Macedonia, si ammalò e qui morì il 17 agosto del 904. Il suo corpo fu trasportato dal fedele monaco Daniele ad Aulinas presso Palmi e secondo il suo desiderio, tumulato nella chiesa del monastero, che come già detto prese il suo nome, al quale due secoli dopo si aggiunse quello di s. Filerete, altro monaco siculo-greco. Ebbe culto pubblico, fino alla fine del secolo XVIII, cioè finché restò l´edificio del monastero, poi abbattuto; una sua reliquia si venera a Galatro (Reggio Calabria) dove pure esisteva un monastero greco a lui intitolato. Il suo nome resta legato al Monte S. Elia, oggi meta turistica molto frequentata e sul quale sorge un oratorio in suo onore.
Elia nacque ad Enna e li visse sino alla prima giovinezza, abbandonandola quando la città subì l’assedio dei Saraceni e da loro conquistata nell’859; cadde comunque nelle loro mani e fu venduto schiavo in Africa ad un ricco mercante ( dove subì la stessa sorte del nostro patriarca Giuseppe con Putifar). Liberato in seguito, si mise a predicare il Vangelo a rischio della propria vita e convertì molti ( facendoli battezzare di notte dai sacerdoti).Qui viveva ed operava il pio Vescovo Pantoleone. Il nostro santo Padre Elia vedeva sempre una colomba bianca posarsi sul capo del pio Vescovo Pantalone, quando questi celebrava i Divini Misteri. Costretto a fuggire, si rifugiò in Palestina, infatti arrivò a Gerusalemme nel mese di Aprile ( 878?) dove ricevette il grande ed angelico abito dal patriarca di Gerusalemme Elia . Visitò Antiochia, il Giordano, il Monte Tabor ed il Luogo detto dei Dodici Seggi. Quindi si recò al Sinai dove trascorse tre anni in un monastero. Quindi passò ad Alessandria, poi in Persia, ad Antiochia ed infine in Africa. Dopo la caduta in mano degli arabi di Siracusa (878), Elia che era ritornato in Sicilia, si recò a Palermo per rivedere la vecchia madre; da lì passò a Taormina ( dove ebbe la tremenda visione della caduta della città e la morte dello stratega Barsacio) dove si associò il monaco Daniele, il quale diventò compagno delle sue peregrinazioni, emulandolo nelle sue virtù. Partitosene navigò verso il Peloponneso. Sostò vicino Sparta in una grotta adiacente il tempio dedicato ai Santi Anargiri Cosma e Damiano, dove guarì molte persone possedute dal diavolo e qui seppe della tremenda conquista subita da Taormina. Ricercando l’esichia, partiro da li e si recarono a Butroto nell’Epiro. Qui subirono il carcere a causa della diffidenza e della cattiveri del governatore, ma furono liberati da intervento divino.

Quindi passarono a Corfù e da qui in Calabria. I nostri padri pervennero al luogo, detto delle Saline ( vicino Reggio Calabria nella zona di Seminara ) , che era stata rivelato da Dio al nostro santo padre, quando questi si trovava ad Antiochia, dove fondarono il Santo monastero ( 900 – 901 ) . Un giorno, trovandosi, come di consueto nel tempio del Santo megalomartire Pataleimon, vide due uomini somiglianti i Santi Pietro e Paolo che lo spronarono a compiere un viaggio a Roma. Qui visitò le tombe dei Santi Apostoli e dei martiri, ma non fu ricevuto dal “ miserabile Stefano, che allora reggeva il timone della Chiesa di Roma … …..tucoushs apwnato timhs para tou proedrou Stefanos de hn o qaymasios outos o thnikauta thn twn Pomaion phdalioucwn ekklisian sumbainousan ecwn ths ierosunhs kai thn politeian ”. Un giorno, mentre si trovava a Reggio, mentre si compiva l’ufficio del mattutino, si avvicinò al primo dei sacerdoti della chiesa, di nome Demetrio, e gli disse: “ Benedicici, o Vescovo… Euloghson hmas, w episkope ”. Dopo non molto tempo, Demetrio, recandosi a Costantinopoli ed incontrando il patriarca ( Stefano I ?) venne eletto vescovo della Santa Chiesa di Corfù, succedendo al celebre Pacomio.

Minacciato dalle incursioni saracene fu costretto a lasciare il monastero e a recarsi prima a Patrasso in Grecia, dove liberò dalla possessione del maligno quattro persone. Saputo del ritiro dei mussulmani dalla regione di Reggio, fece ritorno al monastero. Un giorno, mentre era immerso nella meditazione con il volto rivolto verso la Sicilia, si mise a piangere e disse al discepolo Daniele: “ porta, figlio mio, il turibolo e facciamo una preghiera funebre ( euchn epitaffion ), perché mia madre, Diletta a Dio, ora si è separata dal corpo ed è andata dal Signore. Dopo alcuni giorni, gente di palermo vennero al monastero ed annunziarono la morte della madre del santo. Quindi a causa di una nuova incursione di Mussulmani Elia dovette lasciare il monastero e si rifugiò a Santa Cristina. Facendo nuovamente ritorno al monastero, ricevette la visita del comandante della flotta navale imperiale, Michele ( Charactos? ) il quale era amico del Santo chiese se l’impresa che si accingeva ad intraprendere andasse a buon fine. Il Santo Monaco ordino che tutti facessero penitenza, e si astenessero da fornicazione ed azioni turpi; solo allora Dio sarebbe stato benevolo.

Lo stratega Michele ubbidi e la vittoria arrise ai Cristiani ortodossi.
La fama della sua meravigliosa attività, predicazione e dei numerosi miracoli, giunse anche in Oriente, per cui l’imperatore Leone VI il Filosofo (866-911) lo invitò a Costantinopoli.
Ancora una volta, l’ormai anziano Elia si mise in viaggio, ma non riuscì a giungere a destinazione; arrivato a Tessalonica, l’antica Salonicco, nella Macedonia, si ammalò e qui morì il 17 agosto del 904.
Il suo corpo fu trasportato dal fedele monaco Daniele Alle Saline presso Palmi e secondo il suo desiderio, tumulato nella chiesa del monastero, che come già detto prese il suo nome, al quale due secoli dopo si aggiunse quello di S. Filareto l’ortolano , altro monaco siculo-greco.
Ebbe culto pubblico, fino alla fine del secolo XVIII, cioè finché restò l’edificio del monastero, poi abbattuto; una sua reliquia si venera a Galatro (Reggio Calabria) dove pure esisteva un monastero greco a lui intitolato.
VITA DI SANTO ELIA DI ENNA  STA anche in
 http://www.ilcampanileenna.it/vita-di-sant-elia.html


 
 helmet


Vespro e Mattutino del 17 agosto: Memoria del santo martire Myron e del nostro beato padre Elia il Nuovo. Canone del santo, tradotto da p. Kosmàs il lavriota. Testo originale greco: Analecta Hymnica Graeca (italiano)

 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=1550:vespro-e-mattutino-del-17-agosto-memoria-del-santo-martire-myron-e-del-nostro-beato-padre-elia-il-giovane-italiano&catid=190:agosto&lang=it



lunedì 14 agosto 2017

Dormizione della SS. Mdre di Dio-monastero siculo-greco di Santa Maria del Rogato - ad Alcara li Fusi ( prov. Me) .


 



Dormizione della SS. Mdre di Dio
si trova nel monastero siculo-greco di Santa Maria del Rogato - ad Alcara li Fusi ( prov. Me) .
Monastero in cui visse, tra gli altri, in esichia San Nicola Politi



giovedì 10 agosto 2017

11 agosto Santo Euplo diacono e martire a Catania sotto Diocleziano e Massimiano Saint EUPLUS (EUPLOS), diacre, martyr à Catane en Sicile sous Dioclétien et Maximien (304). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome VIII des Ménées.)



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Saint EUPLUS (EUPLOS), diacre, martyr à Catane en Sicile sous Dioclétien et Maximien (304). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome VIII des Ménées.)


Vespro e Mattutino del 11 agosto: Memoria del santo Diacono e Martire Euplo (italiano)

sta in  Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta

http://www.ortodossia.it/w/media/com_form2content/documents/c17/a1546/f255/11%20agosto.pdf


Euplo celebratissimo, hai abbattuto con grande vigore le
macchinazioni dell’ostile nemico, sconfiggendolo con la tua forte lotta; ti sei consacrato al Cristo tuo Creatore come sacrificio puro e accetto, ed ora esulti in eterno con colui che è Re dell’universo."

 


 

 http://www.johnsanidopoulos.com/2016/08/holy-great-martyr-euplos-deacon-of.html


 6. Sf Mare Mc Evplu, arhidiaconul din Catania, Italia (304) 6.1

  
 
La Passio del martire Euplo ha il sapore d’autenticità proprio dei documenti burocratici che i nostri padri hanno voluto conservare gelosamente: piccoli ritocchi, apposti da mani devote, non alterano l’asettica stringatezza degli atti processuali. La memoria di sant’Euplo, nonostante la sua veneranda antichità, non è mai stata popolare in “Grande Grecia”; nella stessa Sicilia, è ridotta a due sole località minori della provincia di Messina (Francavilla e Motta Camastra), forse perché messa in ombra dal Digiuno del Transito (oppure dalla festa del diacono san Lorenzo).


Nella città di Catania, davanti alla sede del governatore, il diacono[2] Euplo gridò dicendo: – Sono cristiano e voglio morire per il nome di Cristo.

Udite queste grida, il consolare[3] Calvisiano[4] disse: – Fate entrare chi sta gridando.
Euplo entrò, portando con sé i Vangeli e Massimo, un consigliere di Calvisiano, disse: – Non è lecito che, contro l’ordine imperiale, costui conservi questi libri[5].
Il consolare Calvisiano disse a Euplo: – Da dove vengono questi libri? Li hai portati da casa?
Euplo rispose: – Il mio Signore Gesù Cristo sa che non ho casa.
Il consolare Calvisiano disse: – Li hai portati tu qui?
Euplo rispose: – Mi hanno scoperto con essi; li ho portati io stesso.
Calvisiano disse: – Leggi.
Euplo aprì e lesse: – Beati i perseguitati a causa di giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli. E in un altro passo: – Se qualcuno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua.
Quando ebbe lette queste e altre cose, Calvisiano disse: – Che significa?
Euplo rispose: – È la legge divina che mi è stata consegnata.
Calvisiano: – Da chi?
Euplo: – Da Gesù Cristo, il Figlio di Dio vivente.
Il consolare Calvisiano disse ai consiglieri: – La sua confessione è spontanea; sia ora interrogato sotto tortura.
Il giorno prima delle idi di agosto, essendo consoli Diocleziano – per la nona volta – e Massimiano – per l’ottava – [12 agosto 304], il consolare Calvisiano disse a Euplo, sottoposto a tortura: – Che dici ora, rispetto alla tua prima deposizione?
Euplo, facendosi – con la mano libera – il segno di croce in fronte, rispose: – Confermo la confessione: sono cristiano e leggo le Scritture.
Calvisiano disse: – Perché li hai conservati presso di te e non hai consegnato i libri vietati dagli imperatori?
Euplo rispose: – Perché sono cristiano e non è lecito consegnarli. È meglio morire che consegnarli. In essi è la vita eterna. Chi li consegna perde la vita eterna[6]. Per non perdere la vita eterna, do la mia vita.
Calvisiano, rivolto ai carnefici, disse: – Torturate Euplo che non ha consegnato le Scritture, secondo l’editto imperiale, ma le ha lette al popolo.
Mentre lo torturavano, Euplo diceva: – Grazie, Cristo; custodiscimi perché subisco la tortura per te.
Il consolare Calvisiano disse: – Euplo, abbandona questa pazzia: adora gli dei e sarai libero.
Euplo rispose: – Adoro Cristo, aborrisco i demoni. Fa’ come vuoi: sono cristiano. A lungo ho desiderato questo. Fa’ quello che vuoi. Torturami ancora: sono cristiano.
Torturato ancora a lungo, i carnefici ebbero l’ordine di smettere. Calvisiano disse: – Disgraziato, adora gli dei. Venera Ares, Apollo ed Asclepio[7].

uplo rispose: – Adoro il Padre, il Figlio e il Santo Spirito. Adoro la santa Trinità, oltre la quale non c’è altro DioA morte gli dei che non hanno fatto il cielo e la terra e le cose che essi contengono. Sono cristiano.
Il prefetto Calvisiano disse: – Sacrifica, se vuoi essere liberato.
Euplo disse: – Offro me stesso in sacrificio a Cristo Dio: non posso fare altro. È inutile: sono cristiano.
Calvisiano ordinò che fosse torturato ancora di più. Mentre lo torturavano, Euplo diceva: – Grazie a te, Cristo. Aiutami, Cristo. Soffro per te, Cristo. E ripeteva più volte queste parole; venutegli meno le forze, solo con le labbra, senza voce, diceva queste o altre simili cose.
Calvisiano entrò nel suo ufficio e dettò la sentenza; uscito con le tavolette, lesse: – Ordino che il cristiano Euplo, che ha disprezzato gli editti imperiali, ha bestemmiato gli dei e non ha voluto pentirsi, sia ucciso con la spada. Portatelo via.
Allora gli appesero al collo il Vangelo col quale era stato preso e l’araldo lo precedeva gridando: – Euplo, cristiano, nemico degli dei e degli imperatori!
Euplo, felice, rispondeva ogni volta: – Grazie a te, Cristo Dio!
Quando giunse al luogo del supplizio, s’inginocchiò e pregò a lungo. E rendendo ancora grazie, offri il suo collo e fu decapitato dal carnefice. Il suo corpo fu poi raccolto dai cristiani, che lo composero con gli aromi e lo seppellirono.

Pubblicato originariamente in: 
http://digilander.libero.it/ortodossia/euplo.htm

[1] È del febbraio 303 l’editto che ordinava, tra l’altro, la consegna e distruzione delle Sacre Scritture.
[2] La data dell’undici agosto è propria della tradizione liturgica ortodossa, attestata anche dal manoscritto messinese 159, proveniente dal monastero della Theotokos Galarmu Galatos (difficile lettura: s’ipotizza che si tratti della località Gala di Messina). Dal Mess. gr. 159 è stato probabilmente copiato il Typikon della Cattedrale di Bova (Barb. gr. 78, del 1552) e il cosiddetto Typikon di Messina (non viceversa, come di solito si afferma a proposito del Mess. gr. 115). Il Mess. gr. 115 attesta, però, che all’epoca in cui fu redatto (XIII\XIV secolo, non 1131 come di solito si afferma) s’andava già diffondendo la tradizione “occidentale” del dodici agosto.
[3] Non è escluso che la qualifica di diacono sia postuma e tratta dalla Passio, che presenta Euplo come “colui che legge il vangelo” alla comunità dei credenti.
[4] Consulares erano i viri clarissimi, appartenenti all’ordine senatoriale, con l’incarico di “giudice di prima istanza”.
[5] Calvisiano è lo stesso personaggio che appare – a volte, con altri titoli – come repressore del cristianesimo in Sicilia al tempo di Diocleziano.
[6] Le Chiese dell’Africa furono poi travagliate dal problema di quale atteggiamento prendere nei confronti dei cristiani traditoresconsegnatari (delle Scritture).
[7] Forse si tratta di un’aggiunta contrapposta alla professione di fede trinitaria che farà Euplo.





Tratto dal quotidiano Avvenire
La popolarità di sant' Agata a Catania ha oscurato un altro martire, il concittadino sant' Euplo (o Euplio), diacono, che subì il martirio «sotto il nono consolato di Diocleziano e l'ottavo di Massimiano, la vigilia delle idi di agosto, a Catania», cioè il 12 agosto 304. Questi dati provengono da un antico documento, «la Passione di sant' Euplo», che racconta le ultime ore del diacono. Davanti al tribunale che lo processava Euplo gridò ad alta voce: «Io sono cristiano; desidero morire per il nome di Cristo». Non volendo per nessuna ragione abiurare la sua fede, il governatore della città, Calviniano, ordinò che fosse decapitato. Gli fu posto al collo il Vangelo che portava al momento dell'arresto; davanti a lui un araldo gridava: «Euplo, cristiano, nemico degli dèi e degli imperatori!». Euplo, tutto contento, ripeteva senza posa: «Grazie a Cristo Dio». Affrettava il passo come se andasse alla incoronazione. Arrivato sul luogo del supplizio si mise in ginocchio e pregò a lungo. Poi presentò la testa e fu decapitato.

Leggere anche
Il culto di Euplio nel Medioevo
http://www.italiamedievale.org/sito_acim/contributi/euplo_martire.html






Sant' Euplo (Euplio) di Catania martire
"Quello che ho confessato, lo confesso ancora: sono cristiano e leggo le divine Scritture""
sta in
 http://cristiano-ortodosso-italiano.blogspot.it/2013/11/sant-euplo-euplio-di-catania-martire.html

 











6. Sf Mare Mc Evplu, arhidiaconul din Catania, Italia (304) 10.1




Troparion — Tone 4

As a holy deacon and righteous minister of the Church of Christ, / You contended superbly. / You sailed over the sea of many torments and afflictions, / O all-bless Euplus. / Guide us into the haven of heaven.

Kontakion — Tone 1

When the love of Christ was your only defense, / You stood in the midst of your fight and said: / I endure this struggle willingly and with confidence! / You rejoiced, O Euplus, to offer your head to the sword and so complete your course!
 
 6. Sf Mare Mc Evplu, arhidiaconul din Catania, Italia (304) 3.1

Glasul 4
Mucenicul Tău, Doamne, Evplu, întru nevoinţa sa, cununa nestricăciunii a dobândit de la Tine, Dumnezeul nostru; că având puterea Ta, pe chinuitori a învins; zdrobit-a şi ale demonilor neputincioase îndrăzniri. Pentru rugăciunile lui, mântuieşte sufletele noastre, Hristoase Dumnezeule.



 https://sfintisiicoane.wordpress.com/2014/08/11/sfantul-mare-mucenic-evplu-arhidiaconul-din-catania-italia-11-august/
 6. Sf Mare Mc Evplu, arhidiaconul din Catania, Italia (304) 9.1

https://doxologia.ro/sfantul-mare-mucenic-evplu-arhidiaconul