sabato 5 agosto 2017

Il 6 Agosto, insieme alla festa della Trasfigurazione, si festeggia anche il nostro santo padre Clemente o Cremete di Placa in Sicilia.

Risultati immagini per Cremete di Placa in Sicilia.

i ruderi del monastero del San Salvatore della Placa

ringraziando per l'informazione primaria l'utente Facebook "santi italogreci"

 

Il 6 Agosto, insieme alla festa della Trasfigurazione, si festeggia anche il nostro santo padre Clemente o Cremete di Placa in Sicilia.



Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91318
Purtroppo di questo santo eremita e poi abate, vissuto nel lontano XI secolo, non ci sono pervenute molte notizie. La ‘Vita’ scritta, si basa su tradizioni locali e su documenti del monastero di S. Salvatore di Placa a Francavilla in provincia di Messina.
Sulla Sicilia vi era la dominazione saracena e Cremete si era ritirato fra le rovine d
i un antico eremitaggio, posto fra le pendici dell’Etna e la foresta di Placa.
Quando Ruggero I, principe d’Altavilla († 1101) dopo aver combattuto i musulmani, riuscì ad impadronirsi di tutta l’isola, Cremete gli si presentò per chiedergli aiuto nella ricostruzione del diroccato cenobio, portandogli in dono della selvaggina viva.
Il re gli concesse quanto chiedeva; il diploma di fondazione del monastero e della chiesa annessa di Francavilla, porta la data del 1092; essi furono dedicati al S. Salvatore e Cremete ne divenne l’abate; morì intorno al 1099.
Altre notizie storiche non ci sono, la festa liturgica di s. Cremete ricorre insieme a quella del S. Salvatore a cui era dedicato il monastero cioè il 6 agosto; in questo giorno si espone il suo corpo, posto in un reliquiario con iscrizione in greco.





Tratto da
http://www.gazzettinonline.it/2017/01/25/francavilla-sulle-tracce-san-cremete_73898.html

"Cremete, monaco eremita vissuto nella seconda metà del secolo XI sui monti di contrada Placa, dove amava attorniarsi di animali selvatici che riusciva ad addomesticare.

Un giorno, accompagnato dalle sue bestie, Cremete si presentò al Conte Ruggero, che con il suo esercito si recava a Troina per combattere contro i Mori, il quale rimase affascinato dalla figura di quel mistico. Così, salito con lui sulla sommità della rocca, gli concesse di erigere in quel posto un monastero di cui Cremete diventò l’abate ed il superiore degli altri suoi confratelli.

Ma un giorno alcuni monaci non vollero più ubbidire alla sua regola basiliana e pensarono di liberarsi di lui buttandolo giù dalla rocca. Leggenda narra che, ciò malgrado, Cremete sarebbe rimasto miracolosamente illeso (morì poi il 6 agosto del 1116) e, da quel momento, cominciò ad essere considerato un santo.

Il religioso, comunque, perdonò e benedisse i monaci che avevano attentato alla sua vita, e raccomandò a loro ed a tutti gli altri confratelli di disporre, al sopraggiungere della sua morte, il seppellimento del suo corpo dinnanzi alla porta del monastero di San Salvatore della Placa: non, dunque, in un sepolcro sontuoso ed onorifico, bensì in un “umile” fazzoletto di terra calpestato dai piedi umani. E da questa estrema dimora di San Cremete, in seguito scaturì miracolosamente una limpidissima fonte d’acqua "


tratto da
http://sancremete.blogspot.com/2017/01/monastero-sssalvatore-della-placa.html
Si racconta che il diavolo venne un giorno a tentare la santità di frate Cremete” se tu sei santo, e se hai fiducia nel tuo Dio-avrebbe detto il demonio- buttati dall’alto di questa rupe senza farti male” il santo uomo per umiliare lo spirito del male,si precipitò dalla parte più alta  della rupe,  restò illeso e nel posto in cui andò a battere il suo corpo scaturì una fonte, chiamata da allora in poi la fonte di San Cremete. E’ stata raccontata così per nascondere una brutta pagina della storia dei primi confratelli del monastero ,infatti con l’andare del tempo, alcuni discepoli  trovarono dura e insopportabile la disciplina del Maestro,  spinti da Infernale audacia si disfecero del santo uomo  spingendolo  dall’alta e scoscesa rupe sulla quale sorgeva il convento.
Il Santo per l’altezza del precipizio doveva farsi in minutissimi frantumi ma sorretto certamente dagli angeli rimase miracolosamente illeso dalla caduta e restò  impressa  l’impronta del suo piede  nella roccia che toccò .
Cremete, dotato di quella mirabile pazienza, propria dei santi, offerse a Dio l’affronto mortale che il maligno spirito aveva suggerito ai suoi  discepoli e come se nulla fosse avvenuto , animato dallo stesso zelo  spirituale, regime della comunità, raccolse un fascio di legna e con esso tranquillo e con la sua consueta  mansuetudine rientrò nel monastero.
I frati atterriti dalla figura che a prima vista ritennero un’apparizione fantastica, cercarono di sottrarsi a quella visione  la cui dolcezza li fulminava. San Cremete però li richiamò intorno a se con premura ed affetto  e dimenticò l’attentato subito, esortandoli a cambiare vita li perdonò e li abbracciò tutti. I frati pentiti e ammirati da tanta mansuetudine piansero di umiliazione e tenerezza insieme.
Sul letto di morte, diede dei saggi consigli quali l’osservanza  scrupolosa della regola e  impose inoltre per precetto di ubbidienza di seppellire sotto i gradini dell’ingresso del tempio la sua  spoglia mortale perché fosse calpestata dai fedeli che entravano nella chiesa.
Una sorgente scaturì miracolosamente dove fu inumato il suo santo corpo; quell’acqua fu ritenuta prodigiosa per le molti guarigioni che operò alle persone che la bevevano. (Dal Cajotani: Sanctis Siculis)



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