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San Vito di Lucania Martire
Tratto da: https://oca.org/saints/lives/2017/05/16/101398-martyr-vitus-at-lucania
Traduzione a cura di Giovanni Fumusa
I Santi Martiri Vito, Modesto e Crescenzia patirono per Cristo durante il regno dell’Imperatore Diocleziano (284-305).
San Vito era figlio di un illustre dignitario siciliano, il pagano Gelas. Questi aveva tentato di allontanare il proprio figlio dal Cristianesimo, ma fallì. L’amore paterno divenne quindi odio e decise di uccidere Vito.
Per salvare il ragazzo, il suo precettore San Modesto e la sua nutrice Santa Crescenzia, i quali erano cristiani, lo portarono segretamente via dalla casa dei genitori. Videro un’imbarcazione sul fiume ed un angelo salì assieme ad essi sull’imbarcazione. I santi raggiunsero la Lucania, dove vissero in tranquillità, nascosti dai loro persecutori. Il giovane santo continuò a guarire gli ammalati e a convertire i pagani al Cristianesimo. La sua fama crebbe rapidamente in tutta la regione.
I Santi Vito e Modesto si presentarono dinanzi a Diocleziano e furono gettatii in carcere. Quindi il Signore Gesù Cristo apparve ai prigionieri, dando loro la forza di affrontare la loro condizione. Li aiutò e le catene caddero dale loro mani.
Attribuendo il miracolo alla magia, Diocleziano ordinò che San Vito fosse gettato in un calderone di olio bollente. Il santo vi rimase in piedi, come se si trovasse in acqua fresca, e rimase illeso. Quindi venne liberato un leone feroce. Il giovane fece il Segno della Croce e la bestia si distese ai suoi piedi ed iniziò a leccarli. Quindi legarono i santi martiri a delle colonne ed iniziarono a graffiarli con artigli di ferro.
Santa Crescenzia uscì dalla folla di spettatori, confessò di essere cristiana e rimproverò l’imperatore per la sua crudeltà. Egli decise di condannare anch’essa alla tortura.
San Vito si rivolse a Dio: “O Dio, salvaci con la Tua potenza e liberaci.” Quindi vi fu un terremoto e molti pagani perirono sotto gli edifici crollati. Diocleziano fuggì impaurito nei suoi alloggi. Un angelo liberà i martiri dalle colonne e li portò in Lucania.
San Vito pregò che Dio accettasse le loro anime in pace e non privasse della Sua benevolenza coloro i quali ne tenevamo memoria. Una voce venne dal Paradiso: “La tua preghiera è stata udita”. Quindi i santi consegnarono con gioia le proprie anime a Dio.
I santi martiri Vito, Modesto e Crescenzia patirono per Cristo nell’anno 303. Questi santi sono commemorati il 15 di Giugno.
Le reliquie di San Vito furono traslate a Praga. Il Santo Principe Venceslao dei Cechi edificò una chiesa in onore di San Vito, in cui fu successivamente sepolto.
Santo Vito con Santo Modesto e Santa Crescenzia originari dalla Sicilia martiri in Lucania sotto Diocleziano
Tratto da
https://it.wikipedia.org/wiki/San_Vito
Visto l’inutilità dell’arresto, il preside lo rimandò a casa, allora il padre tentò di farlo sedurre da alcune donne compiacenti, ma Vito fu incorruttibile e quando Valeriano stava per farlo arrestare di nuovo, un angelo apparve a Modesto, ordinandogli di partire su una barca con il ragazzo e la nutrice.
Durante il viaggio per mare, un’aquila portò loro acqua e cibo, finché sbarcarono alla foce del Sele sulle coste del Cilento, inoltrandosi poi in Lucania (antico nome della Basilicata, ripristinato anche dal 1932 al 1945).
Vito continuò ad operare miracoli tanto da essere considerato un vero e proprio taumaturgo, testimoniando insieme ai due suoi accompagnatori, la sua fede con la parola e con i prodigi, finché non venne rintracciato dai soldati di Diocleziano, che lo condussero a Roma dall’imperatore, il quale saputo della fama di guaritore del ragazzo, l’aveva fatto cercare per mostrargli il figlio coetaneo di Vito, ammalato di epilessia, malattia che all’epoca era molto impressionante, tale da considerare l’ammalato un indemoniato. Vito guarì il ragazzo e come ricompensa Diocleziano ordinò di torturarlo, perché si rifiutò di sacrificare agli dei;
Venne immerso in un calderone di pece bollente, da cui ne uscì illeso; poi lo gettarono fra i leoni che invece di assalirlo, diventarono improvvisamente mansueti e gli leccarono i piedi. Continua la leggenda, che i torturatori non si arresero e appesero Vito, Modesto e Crescenzia ad un cavalletto, ma mentre le loro ossa venivano straziate, la terra cominciò a tremare e gli idoli caddero a terra; lo stesso Diocleziano fuggì spaventato.
Comparvero degli angeli che li liberarono e trasportarono presso il fiume Sele allora in Lucania, dove essi ormai sfiniti dalle torture subite, morirono il 15 giugno 303; non si è riusciti a definire bene l’età di Vito quando morì, alcuni studiosi dicono 12 anni, altri 15 e altri 17.
Le salme dei tre martiri Vito, Modesto e Crescenzia sarebbero state in seguito sepolte dalla pia matrona Fiorenza in un luogo chiamato Marianus.
Martirio dei santi Vito, Modesto e Crescenzo , Manoscritto Francese del secolo XIV
Tratto da
http://www.polignanomadeinlove.com/it/news/san-vito-martire-tra-storia-e-tradizione.html
San
Vito nacque nel 286 a Mazara del Vallo in Sicilia, da una ricca
famiglia del paese; suo padre Iles, pagano, rimasto vedovo, lo affidò ad una
nutrice cristiana di nome Crescienzia, che d’accordo con suo marito Modesto
fece battezzare il bambino ad insaputa di suo padre. Cresciuto nei principi
della fede cristiana, ancora in tenera età fu restituito a suo padre, che si
impegnò con anima e cuore perché suo figlio abbandonasse la fede, fino
addirittura a denunciarlo al preside Valeriano che lo imprigionò e torturò nel
tentativo di persuaderlo a venerare gli dei, ma senza ottenere alcun risultato.
Temendo
per le loro vite, Crescenzia, Modesto e Vito, fuggirono insieme e dopo giorni
di navigazione approdarono nel promontorio di Capo Egitarso (adesso Capo San
Vito), qui cominciarono a predicare il vangelo e Vito operò diversi
miracoli, ma a discapito di questi la sua opera non ottenne il successo
sperato, anzi furono costretti ad abbandonare il paese, i cui abitanti furono
puniti da una violentissima frana che seppellì il villaggio. Fuggiti ancora una
volta, i tre peregrinarono per tutta la Sicilia, predicando il vangelo e
compiendo prodigi e guarigioni.
La
fama di Vito e dei suoi poteri taumaturgici non tardò ad arrivare
all’imperatore Diocleziano, che seppur persecutore dei cristiani, chiese aiuto
al santo per liberare suo figlio dal demonio, affetto dalla Corea, anche nota
come “ballo di San Vito”. Diocleziano una volta che ebbe usufruito dei
poteri di Vito, anziché ricompensarlo, lo imprigionò e assieme a Modesto e
Crescienzia, lo diede in pasto ai leoni, sopravvissuti furono immersi in una
caldaia di piombo fuso e i tre ne uscirono miracolosamente ancora illesi.
Ottennero
la palma del martirio dopo essere stati sottoposti il 15 giugno del 299
alla “catasta”, tortura che macinava i corpi delle vittime.
Ma come la tradizione
di San Vito è giunta a Polignano?
Dopo
il martirio, una pia matrona, di nome Fiorenza, in balia di una tempesta
nel fiume Sele, chiese aiuto a Dio che le inviò in soccorso San Vito. La
principessa per ringraziare il santo decise di dare degna sepoltura a lui e ai
suoi compagni in un “locus marianus” come richiesto da San Vito stesso.
Fiorenza diede ordine ai suoi uomini di fare ricerce su questo misterioso
luogo, senza alcun risultato. La principessa ormai rassegnata decise di
seppellire i tre corpi lì dove li aveva trovati.
Dopo
tempo suo fratello si ammalò e addolorata chiese di nuovo aiuto a Dio;
apparsole in sogno San Vito, le disse che avrebbe guarito suo fratello se lei
avesse seppellito lui, Modesto e Crescienzia nel “locus marianus”. Desta dal
sonno, Fiorenza ritrovò davanti a sé un giovane medico che le chiese, in cambio
della guarigione di suo fratello, di poter andare con loro nel “locus marianus”
che le rivelò trovarsi in Puglia, presso il Castrum Polymnianense.
Organizzata la flotta, dopo 24 giorni di navigazione giunsero nel bellissimo
porto dove la principessa ebbe cura di far costruire una chiesa in onore dei
tre martiri e acquistati alcuni poderi in loco li donò ai frati benedettini
perché potessero adorare per sempre i Santi Martiri.
La Basilica nata nel
900 d.C. fu distrutta nel 1300 dagli ottomani e ricostruita quasi un secolo
dopo dai veneziani, che furono scacciati dal feudatario del luogo. Nel 1700 la
basilica fu donata ai SS Apostoli, ordine benedettino, e destinata ad abbazia;
successivamente divenne del Regio Demanio. Nel 1866 fu venduta ai Marchesi La Greca, che ancora oggi sono
proprietari dell’intero edificio, fatta esclusione per la chiesa, di proprietà
del Fondo di Edifici di Culto del Ministero degli Interni e data in concessione
alla Chiesa Matrice Santa Maria Assunta
dove la domenica si celebra la messa.
Nell’abbazia è conservato ancora oggi il Braccio, reliquiario ad opera di un ignoto
argentiere napoletano, al cui interno contiene il sacro osso di un braccio del
Santo, e il Pisside, anche questo reliquiario di fattura napoletana, contenente
la Rotula di un ginocchio di San
Vito.
Tratto da
https://www.santodelgiorno.it/san-vito/
Suo padre, pagano, chiamavasi Iles.
Rimasto vedovo, affidò il piccolo figliuolo ad una nutrice cristiana, chiamata
Crescenzia, la quale d'accordo con Modesto suo marito, fece battezzare il
bambino all'insaputa del padre, lo allevò nei principi della fede e gli coltivò
in cuore un amore graddissirrio a N. S. Gesù Cristo. Restituito al padre ancora
in tenera età, non si può immaginare quanto costui si adoperasse per strappare
dal cuore del santo fanciullo la fede e trascinarlo all'idolatria. Ma non riuscendovi
nè colle minacce nè colle carezze lo fece battere crudelmente; se non che il
pio fanciullo sopportò con pazienza le battiture e si mostrò più che mai
costante nella fede.
Alla fine Iles fu tanto inumano da
consegnare suo figlio in mano di Valerio, governatore della provincia, crudele
persecutore dei cristiani perchè ci pensasse lui a piegare l'animo del
giovanetto ad adorare gli idoli. Ma Crescenzia e Modesto riuscirono a strappare
il fanciullo dalle mani del persecutori e fuggirono con lui in Italia, dove
però non'venne loro fatto—di trovare quella tranquillità di cui andavano in
cerca.
Sbarcati in Lucania, ben presto vennero riconosciuti come cristiani e per questo furono incarcerati e subirono tutti e tre il martirio nella persecuzione di Diocleziano. S. Vito pei miracoli che operava era salito a tale rinomanza, che giuntane la fama a Diocleziano, quest'imperatore lo aveva fatto chiamare a corte, affinchè liberasse il suo figliuolo da una ossessione diabolica.
Avvenuta la liberazione, l'ingrato imperatore non avendo potuto persuaderlo colla più grande promessa di ricompensa a venerare gli dei, lo caricò di catene e con Modesto e Crcscenzia fu gettato in prigione. Qualche giorno dopo avendo trovati i tre confessori ancor più inflessibili, comandò che fossero gittati in un'enorme caldaia ripiena di piombo liquefatto, di resina e di pece bollente: quivi essi, come i tre fanciulli ebrei, si misero a cantare i sacri inni. Furono allora tolti di là ed esposti ai leoni, i quali accovacciatisi si misero a lambire loro i piedi. Inferocito perciò l'imperatore, perchè vedeva la moltitudine commuoversi davanti al miracolo, ordinò che distesi sopra il cavalletto fossero loro tagliate le membra e divelte le ossa. Nel frattempo ci furono tuoni, folgori e grande terremoto: i templi degli dei rovinarono e molti pagani ne rimasero oppressi. Una pia matrona, per nome Fiorenza, imbalsamò i resti mortali dei tre martiri e li seppellì onorevolmente.
Sbarcati in Lucania, ben presto vennero riconosciuti come cristiani e per questo furono incarcerati e subirono tutti e tre il martirio nella persecuzione di Diocleziano. S. Vito pei miracoli che operava era salito a tale rinomanza, che giuntane la fama a Diocleziano, quest'imperatore lo aveva fatto chiamare a corte, affinchè liberasse il suo figliuolo da una ossessione diabolica.
Avvenuta la liberazione, l'ingrato imperatore non avendo potuto persuaderlo colla più grande promessa di ricompensa a venerare gli dei, lo caricò di catene e con Modesto e Crcscenzia fu gettato in prigione. Qualche giorno dopo avendo trovati i tre confessori ancor più inflessibili, comandò che fossero gittati in un'enorme caldaia ripiena di piombo liquefatto, di resina e di pece bollente: quivi essi, come i tre fanciulli ebrei, si misero a cantare i sacri inni. Furono allora tolti di là ed esposti ai leoni, i quali accovacciatisi si misero a lambire loro i piedi. Inferocito perciò l'imperatore, perchè vedeva la moltitudine commuoversi davanti al miracolo, ordinò che distesi sopra il cavalletto fossero loro tagliate le membra e divelte le ossa. Nel frattempo ci furono tuoni, folgori e grande terremoto: i templi degli dei rovinarono e molti pagani ne rimasero oppressi. Una pia matrona, per nome Fiorenza, imbalsamò i resti mortali dei tre martiri e li seppellì onorevolmente.
+ Il 15 di Giugno, memoria del santo e Glorioso Martire Vito, e dei suoi compagni Modesto e Crescenzia.
https://it.wikipedia.org/ wiki/San_Vito
+ Στις 15 Ιουνίου, μνήμη του αγίου ενδόξου μάρτυρος Βίτου, και των συν αυτώ, Μοδέστου και Κρησκεντίας.
Ο άγιος Βίτος γεννήθηκε στη Σικελία. Μαρτύρησε επί Διοκλητιανού στην Λουκανία της Ιταλίας το 303μ.Χ.
https://it.wikipedia.org/
+ Στις 15 Ιουνίου, μνήμη του αγίου ενδόξου μάρτυρος Βίτου, και των συν αυτώ, Μοδέστου και Κρησκεντίας.
Ο άγιος Βίτος γεννήθηκε στη Σικελία. Μαρτύρησε επί Διοκλητιανού στην Λουκανία της Ιταλίας το 303μ.Χ.
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La storia di S. Vito
Martire
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