saints pour le 9 juin du calendrier ecclésiastique
Saint MAXIMIEN, apocrisiaire du pape de Rome à Constantinople, puis évêque de Syracuse en Sicile (594).
A Siracusa, San Massimiano , vescovo, del quale il papa san Gregorio Magno fa spesso menzione.
Santo
Massimiano Vescovo di Siracusa e prima apocrisario del papa di Roma a
Costantinopoli
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/56580
Sconosciuto a tutti i martirologi
precedenti, appare nel Romano sotto la data del 9 giugno. Originario della
Sicilia (Giovanni Diacono lo dice Siculus), si fece monaco a Roma e dopo la
morte di Valenzione fu il secondo abate del monastero di sant'Andrea ad Clivum
Scauri, eretto prima del 583, dal nobile Gregorio, ed ebbe la gloria di educare
i| futuro pontefice quando questi, lasciata la pretura di Roma, abbracciò la
vita monastica.
Quando Gregorio fu mandato da papa Pelagio II quale apocrisario a Costantinopoli presso l'imperatore Tiberio, Massimiano lo raggiunse con alcuni dei suoi monaci e tanto prolungò la sua dimora, che il pontefice scrisse a Gregorio che ne sollecitasse il ritorno a Roma, essendo egli necessario al suo monastero e alla Sede Apostolica per un affare importante. Al ritorno, l’anno successivo, 585, dopo otto giorni di navigazione avventurosa nell’Adriatico, la nave fece naufragio a Crotone e Massimiano, che aveva dato prova di fiducia in Dio, si salvò coi tutti i suoi compagni.
Asceso Gregorio al pontificato il 3 settembre 590, scelse alcuni suoi monaci, tra questi Massimiano, per condurre vita monastica nel suo palazzo, che, al dire di Giovanni Diacono, divenne «asceterio di perfetta virtù, scuola di ecclesiastica disciplina consiglio di sapientissimo governo, talmente in venerazione a Roma e a tutta la Chiesa che chi non avesse le carte in regola non osava nemmeno presentarvisi, stimando più opportuno starsene lontano».
Nel dicembre del 591, Massimiano era già vescovo di Siracusa. A lui il pontefice concesse l’uso del pallio e rinnovò i privilegi dell’antica sede vescovile; affidò inoltre la sua rappresentanza su tutta la Chiesa siciliana.
Vicario del papa e rispondendo alle di lui speranze, Massimiano esercitò una generale sorveglianza sulla disciplina e gli affari ecclesiastici; risolse le cause di minore importanza, rimettendo al pontefice quelle più difficili o quelle che non riteneva di poter giudicare da sé.
San Gregorio che, nell’affidargli questi amplissimi poteri, aveva fissato minutamente le direttive della politica ecclesiastica in Sicilia, gli indirizzò parecchie lettere e, alla fine, si mostrò compiaciuto di quanto Massimiano aveva fatto in poco meno di tre anni nel vasto territorio dell’isola.
Anche se ai titoli di «venerabile» «vescovo di veneranda memoria» e «santissimo», che ricorrono sovente nell'Epistolario di san Gregorio, non può ovviamente attribuirsi che un significato di onore e di rispetto, nondimeno la stima che il papa aveva di Massimiano si rileva dalle espressioni scritte nel novembre 594 alla di lui morte.
Al diacono Cipriano, suo rettore in Sicilia, il pontefice scrisse, manifestando il suo grandissimo dolore: "Non è Massimiano che deve piangersi, già volato a quel premio eterno da lui tanto desiderato, ma cotesto infelice popolo di Siracusa". Ai siracusani fece sapere che "ritenessero bene a mente che un altro Massimiano non era facile a trovarsi".
Un aspetto interessante dell'attività di Massimiano fu l'aver collaborato con il pontefice alle memorie relative ai santi d'Italia. San Gregorio vi accenna ripetutamente; anzi nel 594 avrebbe desiderato rivederlo per conoscere più distintamente, onde inserirli nei Dialoghi, alcuni fatti edificanti appresi da lui in tempi lontani. Massimiano, che non era più in grado di recarsi a Roma, per iscritto e brevemente riferì a san Gregorio quel che sapeva di san Nonnoso e di qualche altro santo.
Quando Gregorio fu mandato da papa Pelagio II quale apocrisario a Costantinopoli presso l'imperatore Tiberio, Massimiano lo raggiunse con alcuni dei suoi monaci e tanto prolungò la sua dimora, che il pontefice scrisse a Gregorio che ne sollecitasse il ritorno a Roma, essendo egli necessario al suo monastero e alla Sede Apostolica per un affare importante. Al ritorno, l’anno successivo, 585, dopo otto giorni di navigazione avventurosa nell’Adriatico, la nave fece naufragio a Crotone e Massimiano, che aveva dato prova di fiducia in Dio, si salvò coi tutti i suoi compagni.
Asceso Gregorio al pontificato il 3 settembre 590, scelse alcuni suoi monaci, tra questi Massimiano, per condurre vita monastica nel suo palazzo, che, al dire di Giovanni Diacono, divenne «asceterio di perfetta virtù, scuola di ecclesiastica disciplina consiglio di sapientissimo governo, talmente in venerazione a Roma e a tutta la Chiesa che chi non avesse le carte in regola non osava nemmeno presentarvisi, stimando più opportuno starsene lontano».
Nel dicembre del 591, Massimiano era già vescovo di Siracusa. A lui il pontefice concesse l’uso del pallio e rinnovò i privilegi dell’antica sede vescovile; affidò inoltre la sua rappresentanza su tutta la Chiesa siciliana.
Vicario del papa e rispondendo alle di lui speranze, Massimiano esercitò una generale sorveglianza sulla disciplina e gli affari ecclesiastici; risolse le cause di minore importanza, rimettendo al pontefice quelle più difficili o quelle che non riteneva di poter giudicare da sé.
San Gregorio che, nell’affidargli questi amplissimi poteri, aveva fissato minutamente le direttive della politica ecclesiastica in Sicilia, gli indirizzò parecchie lettere e, alla fine, si mostrò compiaciuto di quanto Massimiano aveva fatto in poco meno di tre anni nel vasto territorio dell’isola.
Anche se ai titoli di «venerabile» «vescovo di veneranda memoria» e «santissimo», che ricorrono sovente nell'Epistolario di san Gregorio, non può ovviamente attribuirsi che un significato di onore e di rispetto, nondimeno la stima che il papa aveva di Massimiano si rileva dalle espressioni scritte nel novembre 594 alla di lui morte.
Al diacono Cipriano, suo rettore in Sicilia, il pontefice scrisse, manifestando il suo grandissimo dolore: "Non è Massimiano che deve piangersi, già volato a quel premio eterno da lui tanto desiderato, ma cotesto infelice popolo di Siracusa". Ai siracusani fece sapere che "ritenessero bene a mente che un altro Massimiano non era facile a trovarsi".
Un aspetto interessante dell'attività di Massimiano fu l'aver collaborato con il pontefice alle memorie relative ai santi d'Italia. San Gregorio vi accenna ripetutamente; anzi nel 594 avrebbe desiderato rivederlo per conoscere più distintamente, onde inserirli nei Dialoghi, alcuni fatti edificanti appresi da lui in tempi lontani. Massimiano, che non era più in grado di recarsi a Roma, per iscritto e brevemente riferì a san Gregorio quel che sapeva di san Nonnoso e di qualche altro santo.
Fonti e testimoni nei Dialogi di Gregorio Magno
http://www.academia.edu/9029064/Fonti_e_testimoni_nei_Dialogi_di_Gregorio_Magno
Nessun commento:
Posta un commento